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Fallout 4

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Fallout: dentro e fuori dal Vault – Speciale

La prima volta che sono entrato in Vault, ma in generale nell’universo di Fallout, avevo quindici anni. Lo avevo fatto con la ragazza che mi vedevo a quel tempo, a Saint-Christophe (un comune qui in Valle d’Aosta, se qualcuno non lo conosce), e fu semplicemente magico. Un padre rapito – no, non il mio – nonché un numero esagerato di situazioni che è meglio se non racconto, o finisce che il sangue si fa copioso e gli sbudellamenti raccontati nella serie televisiva di Amazon Prime Video sono nulla in confronto al dolore catartico che si prova in ogni circostanza.




A parte il romanticismo (che, attenzione, meglio ci sia in determinate situazioni), Fallout è esattamente quel tipo di videogioco che fa di tutto per sostenere che non c’è proprio tempo per pensare ai sentimenti. Certo, ammetto che quella ragazza mi è rimasta impressa per parecchio tempo e le voglio ancora oggi un mondo di bene, ma da quel momento è cambiato molto, e grazie a lei è pure mutato il mio rapporto con le creature di Bethesda Softworks.

Il mondo di Fallout è ancora oggi uno dei più affascinanti in assoluto

Ciò che interessa parecchio, sia in termini storici che meramente per concetti di gioco, è come il franchise si sia evoluto nel corso del tempo, divenendo qualcosa di completamente diverso da com’era stato concepito inizialmente, con idee di game design e di espressione cambiate nel periodo immediatamente successivo la pubblicazione di Fallout 2, che al tempo, ed è bene sottolinearlo, apparteneva a un altro studio di sviluppo e il game design era completamente diverso rispetto a ciò che si è scoperto nel corso del tempo. Insomma, è come vedere Frostpunk diventare un FPS e DOOM divenire uno strategico in tempo reale: una sorpresa inaspettata. Una sorpresa inaspettata che però, al tempo, apparteneva agli stendardi di Black Isle Studios e The Omni Group, con Chris Avallone che contribuì a parte dello sviluppo delle prime due iterazioni del franchise.

playstation plus gennaio bethesda launcher steamQuello era un mondo e un modo diverso di concepire l’universo di Fallout. Era un tempo diverso, c’era molto da scoprire e chiunque cercasse qualcosa da esso, si trovavo nella complessa situazione di dover capire al meglio cosa si trovasse davanti. Adesso le cose sono cambiate, però: è mutato il linguaggio videoludico e quel canto che ha reso celebre Fallout nel mondo dei videogiochi

.Dentro e fuori la Zona Contaminata

Tutti ora, un pochino sognanti e meravigliati, guardano a quel genere di evoluzione con le aspettative di chi spera di notare nella Zona Contaminata qualcosa che non sia comune. Dunque, è bene sottolinearlo: niente lo è, nel mondo di Fallout. E non lo è neppure dover far finta che vada tutto bene. Quali sono, però, tutte le cose in comune con la serie televisive e come il videogioco ha cambiato le percezioni di un mondo post apocalittico pieno zeppo di brutte situazioni?

FALLOUT: DENTRO IL VAULT

Esattamente come viene narrato nel corso della serie televisiva, nel mondo videoludico di Fallout si entra in contatto con un universo brutale. Un mondo incontaminato, in cui ogni respiro è contato all’asintoto; c’è da fare molto, da pensare molto e sperare, in tal senso, a dover cercare di sopravvivere. Una nota, al riguardo: se in Fallout 3 e Fallout New Vegas pensavo che non sarebbe mai potuto accadere alcunché di brutto, è perché non mi ero reso conto che il Vault fosse ben più vuoto di quanto immaginassi. Ma quando il terrore entra all’interno di esso, ad esempio, quanto può mutare tutto quanto? Ben più di quanto qualcuno immaginerebbe, in realtà, specie se il massacro scoppia in modo inaspettato e tutto quanto va in malora.fallout 76 regno d'acciaioIn Fallout 3 e in Fallout 4, lo ammetto, ho avuto costantemente la sensazione di essere letteralmente al centro di una ricerca che andasse ben oltre la sicurezza del Vault: c’era sempre una famiglia di mezzo. Da una parte un padre, dall’altra una moglie e un figlio (o un marito e un figlio, chissà), per poi partire all’avventura nella zona di Boston. È rilevante sottolineare, anche grazie agli sforzi di Bethesda, quanto Fallout 76 sia mutato nel corso del tempo e sia diventato un capitolo di tutto rispetto, nonostante il lancio tumultuoso e situazione complessa per lo studio di sviluppo con sede a Rockwille, una sontuosa cittadina del Maryland, costretto a dover sistemare una situazione complessa.

Al riguardo, quel concetto “Dentro al Vault” non è mai stato così interessante come allora: c’era esattamente tutto, dalla prima all’ultima parola, nonché l’intenzione di mostrare con efficacia un contesto inedito

Al riguardo, quel concetto “Dentro al Vault” non è mai stato così interessante come allora: c’era esattamente tutto, dalla prima all’ultima parola, nonché l’intenzione di mostrare con efficacia un contesto inedito. Momento che, sottolineo, era stato eseguito perfettamente con Fallout 3: si nasceva, si cresceva e si moriva dentro al Vault. Il giocatore, però, creava la propria esistenza esattamente da quel momento, quando tutto mutava e si elevava ulteriormente: sorpresa – ma neanche troppo – quel sentimento costante di sentirsi in una campana di vetro era eccessivo. È esattamente cosa accade con la serie televisiva, che approfondisce quelle situazioni: nel Vault viene mostrata una possibilità diversa dalle altre, in un mondo costantemente messo in difficoltà e costretto a dover seguire in maniera incessante un mondo analogo al precedente, ma per forza diverso.fallout serie tvLa filosofia del Vault, in tal senso, è costituire una società sulle regole di quella precedente: correre verso il passato per sentirsi bene e poi, chissà, vedere se qualcun altro è disposto ad accettarle, quelle regole; peccato che, però, non sia esattamente così. Se nel Vault qualcuno potrebbe sentirsi a suo agio, pensando per un momento di poter sentirsi quasi rassicurato da un passato illustre, dall’altra tutto cambia: si rincorre costantemente quel “Era meglio prima” senza rendersi che il presente è ormai la conseguenza di quella frase. Ciò che s’instaura, in tal senso, è il modo di raccontare cosa si viva realmente: una grande illusione della società statunitense in ogni sua sfaccettatura.

La filosofia del Vault, in tal senso, è costituire una società sulle regole di quella precedente: correre verso il passato per sentirsi bene e poi, chissà, vedere se qualcun altro è disposto ad accettarle, quelle regole

Si sta bene, nel Vault. Acqua potabile, cibo buono, nessuna radiazione e alcun rischio di beccarsi qualche malattia brutale e inaspettata. E nessuno che, in risposta, risponde al fuoco con la rabbia nel cuore. O meglio, con la sola preoccupazione di dover arrivare alla fine del giorno senza aver, chissà, litigato con il vicino di casa. Anche questo è inevitabile, specie nella società statunitense di Fallout, o cosa resta di essa. Il brutto, in tal senso, avviene quando si esce da Vault.

ALMOST HEAVEN, WEST VIRGINIA…

“Country Roads, Take me Home” è una canzone di John Denver, che Bethesda ha voluto omaggiare in Fallout 76, soprattutto nel suo trailer dedicato. Se ci rifletto bene, la radio del Pip-Boy, da cui vengono trasmesse le canzoni, ha un ruolo fondamentale nel corso del viaggio all’interno del mondo funestato di Fallout. Oltre a raccontare attraverso la musica cosa accade, è pure una compagna di viaggio che, tra una sparatoria e l’altra, permette di riconnettersi con il mondo che prime delle bombe nucleari ha devastato il mondo intero.fallout 76 roadmap 2021Ed è qui che amo soffermarmi, quando parlo di Fallout: sul senso di ogni canto e di ciascun momento che accompagna un viaggio, trasformandolo in qualcosa di speciale e inedito. In qualcosa che, in un modo o nell’altro, è nell’anima stessa di Bethesda, rimasta un pochino assente in Starfield, opera che, purtroppo, non raggiunge le cifre stilistiche di Fallout e, nel caso specifico, di ciascun The Elder Scrolls pubblicato negli ultimi trent’anni. Una volta fuori dal Vault, un qualunque alter ego creato dal giocatore si ritrova in quella situazione di smarrimento che la stessa Ella Purnell prova quando si accorge che il mondo è proprio andato in malora: dimenticate Philadelphia, New York, Boston e il Mojave, e abbracciate l’idea che c’è solo un’immensa linea di sabbia e radiazioni che risponde al nome di Zona Contaminata.

Tante zone, pensieri e persone: mica male, questa Zona Contaminata

È un ritorno concreto, nudo e crudo al passato, più nello specifico al Far West: del bello è rimasto poco, c’è solo voglia di sopravvivere e c’è il desiderio di non perdere la testa a causa di un colpo inferto per sbaglio da un amico. Ed è proprio qui che nasce la meraviglia: approcciarsi al mondo di Fallout è un po’ come guardarsi allo specchio. Il Vault è solo un involucro, dunque, di un mondo che non esiste più: è la costante ricerca di una bellezza che ormai è solo dominata da una natura completamente mutata. È arrabbiata, furibonda e desiderosa della morte in ogni sua formula; niente è più come prima perché, d’altronde, è bastata una bomba a smantellare tutto quanto, anche la società che c’era prima.fallout anniversarioSi dorme dove capita, in Fallout. Spesso sotto a un ponte, ma diverse volte anche in luoghi scomodi e difficoltosi. A volte, però, si è talmente fortunati da avere la soluzione perfetta: addormentarsi in una casetta inventata da sé per starsene al caldo finché non accade il peggio. È il modo classico per non rischiare, in seguito, di vedersi costretti a rinunciare a qualcosa che non si ha mai posseduto: fare finta che non si tenga a qualcosa. Nella serie televisiva, infatti, i personaggi vengono descritti con l’obiettivo di dare peso a ogni scelta compiuta, anche quando si è completamente in difficoltà, costretti a dover pensare accuratamente cosa fare per non scivolare brutalmente in un oblio senza fine.

SCEGLIERE CHI ESSERE

Nessuno è abituato a dover prendere una posizione. Spesso, in realtà, si è costretti a pensare rapidamente: cos’è meglio o peggio, nella perduta e sconfinata Zona Contaminata? Uccidere o essere ucciso? La mia preferita è preservare quel briciolo di umanità rimasto che, in un modo o nell’altro, cambia distintamente il proprio approccio al mondo di gioco. Si chiacchiera tanto, troppo, in Fallout: ma è meglio farlo invece che restare in silenzio, magari con la speranza che tutto quanto cambi improvvisamente anche se è impossibile.fallout serie tvAd ampliare e migliorare, senza cambiare alcunché, sono i modder di Fallout, specie nel quarto capitolo del franchise di Bethesda: il loro rapporto con la serie è inestimabile, reale e tangibile, nonché di assoluto valore da qualunque parte si decida di vederla. Le migliorie, soprattutto su PC, hanno reso le esperienze di Fallout degne di essere vissute ancora e ancora più volte, poiché esse si concentrano sul bello di un mondo che non ha alcuna intenzione di mostrare speranza e redenzione.

Vi siete mai sentiti Oppenheimer, per un momento?

C’è solo sangue, nel mondo di Fallout. Così tanto sangue che, forse, non lo c’eravamo affatto ricordati a dovere, quando pensavamo a far detonare come Oppenheimer la cittadina illustre di Megaton, in Fallout 3. Bel momento, quello. Per chi è sopravvissuto, ovvio.

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