7th Dragon III Code: VFD - Recensione

3DS

Con un nome simile, non mi stupirei se 7th Dragon III Code: VFD vendesse pochissimo al di là di eventuali demeriti, condannando nel frattempo alla disperazione più nera il commesso del GameStop di turno, qualora l’impronunciabile titolo venisse richiesto.

In verità, a noi occidentali manca solo un po’ di consapevolezza storica, dato che il qui presente non è altro che il terzo capitolo di una serie nata su Nintendo DS nel 2009 dalla defunta Imageepoch e mai arrivata dalle nostre parti, se non tramite una patch amatoriale. L’esordio venne seguito a ruota da un paio di episodi per PSP, meritevoli quantomeno di mettere da parte un character design eccessivamente zuccheroso a opera dell’illustratore conosciuto come Mota, fino ad arrivare a questa terza avventura, la prima ad essere fruibile anche da chi non è nato ai piedi del Fujiyama. Se Imageepoch ha chiuso i battenti l’anno scorso, SEGA ha raccolto i cocci per fornire ai fan della serie una degna conclusione. Niente paura se siete arrivati tardi alla festa, però, dato che la conoscenza dei precedenti capitoli non è necessaria per andare a caccia di rettili sputafuoco su 3DS.

DRAGON SLAYER

Tanto per fugare gli ultimi dubbi, il “VFD” nel titolo è il nome del settimo drago divino, un’entità così potente da decretare l’estinzione del genere umano con il suo risveglio. Nel 2100 il mondo vive un’epoca di relativa pace dopo la sconfitta del quinto drago divino Fomalhaut (il boss finale di 7th Dragon 2020-II su PSP), ma non è un motivo sufficiente per adagiarsi sugli allori. 7th Dragon III Code VDF immagine 3DS 05Questa è la filosofia della corporazione Nodens, software house responsabile del popolare videogioco 7th Encount, praticamente un programma di reclutamento per ammazzadraghi camuffato da esperienza a base di realtà virtuale (immaginate The Last Starfighter senza alieni calvi ma con rettili giganti, e sarete sulla buona strada).Per il gioco, invece, dovete pensate a un Etrian Odyssey con vista dall’alto, lunghi dungeon, boss formidabili e una grande cura dedicata alla personalizzazione e sviluppo dei personaggi, questi ultimi da mandare al massacro sotto il vessillo della Unit 13, ovvero il vero volto di Nodens.

SEGA mette a disposizione otto differenti classi (di cui solo quattro inizialmente selezionabili) con cui creare una squadra di tre avventurieri (tutti sorprendentemente interessanti e distanti dai soliti stereotipi) e viaggiare così tra passato e futuro per raddrizzare torti.

I combattimenti sono disputati a turni con i nemici visibili in prima persona, mentre gli eroi saettano verso di loro per dispensare violenza binaria

Il Duelist, ad esempio, pesca a ogni turno delle carte in stile Yu-Gi-Oh! per evocare mostri o piazzare trappole, mentre l’Agente agisce nelle ombre con armi da fuoco e la possibilità di “hackerare” i nemici, causando alterazioni di stato o, addirittura, costringendoli a lottare tra di loro! Il God-Hand è invece simile al monaco di Final Fantasy con il suo corredo di abilità ristorative, vantando inoltre attacchi da eseguire in sequenza sullo stesso bersaglio per scatenare potentissime combinazioni corpo a corpo. Anche il più canonico Samurai si rivela tutt’altro che banale dall’alto dei due stili di combattimento, orientati a danneggiare differenti tipologie di nemici. Andando avanti sarà possibile creare altri sei personaggi, controllando quindi tre squadre che interagiranno tra di loro con tecniche di supporto e attacchi combinati, evolvendo un sistema di combattimento già in partenza piuttosto vario.

7th Dragon III Code VDF immagine 3DS 06L’esplorazione è tra le più classiche con mappe discretamente articolate e interessanti da navigare, piagate purtroppo dai maledetti incontri casuali che spezzano il senso di scoperta con fastidiosa frequenza. Sicuro, le brillanti classi rendono quasi sempre stimolanti le singole battaglie, ma la martellante successione delle stesse rischia davvero di essere una palla al piede, almeno alla lunga. I combattimenti vengono disputati a turni con i nemici ben visibili in prima persona, mentre gli eroi saettano verso di loro per dispensare violenza binaria, un po’ come avviene nel recente remake di Dragon Quest VII. L’eccezione alla regola è rappresentata dai famigerati draghi, ben visibili sulla mappa e disponibili in ogni formato: la loro sconfitta frutta un particolare tipo di valuta (Dragon Zeni) da dilapidare nella costruzione di strutture extra nella sede della Nodens. Queste sono la chiave per rimpolpare l’inventario dei negozi con equipaggiamento progressivamente migliore, oltre a fornire momenti di svago tra una sortita e l’altra con un semplice simulatore di appuntamenti o un meraviglioso Neko Café, motivo più che sufficiente per assegnare un dieci tondo come voto e andarcene tutti a bere una cioccolata calda tra felini digitali.

DRAGON’S LAIR

Il gioco sarebbe da premiare, se non fosse che 7th Dragon III Code: VFD si porta dietro la sua dose di problemi, al netto di un sistema di combattimento oggettivamente appassionante. Quello più evidente riguarda l’assoluta mancanza di empatia per il mondo di gioco, con un cast di personaggi stereotipati e immediatamente dimenticabili7th Dragon III Code VDF immagine 3DS 04 che spaziano dall’anonimo all’odioso, come nel caso di Nagamimi, una specie di coniglio di pezza senziente tremendamente arrogante. Non aiuta il fatto che il protagonista e i suoi compagni vengano liberamente creati da zero senza uno straccio di storia alle spalle, un espediente che permette di orchestrare liberamente un’ideale alchimia tra le varie classi a discapito dell’immedesimazione. In un goffo tentativo di redenzione, sono spesso disponibili scelte multiple di dialogo che però restituiscono sempre e comunque lo stesso risultato, cementando la sensazione di essere al comando di macchiette prive di influenza nello svolgersi degli eventi.

Il character design nipponico è piacevole, ma soffocato da ogni tipo di cliché (le donne di Atlantide vanno in giro seminude con vistose orecchie da gatta, ovviamente) e si trova affiancato da un motore grafico non eccezionale che perde qualche fotogramma di troppo durante l’esplorazione, salvato in corner da un accattivante uso del colore che dipinge lo schermo del 3DS con originali tinte accese e fluo.

i lucertoloni sono gli elementi che vantano forse la maggior cura a livello di ispirazione e realizzazione

A tal proposito, l’assente ingiustificato è il supporto alla terza dimensione, che avrebbe donato una marcia in più ai giganteschi draghi, senza dubbio le vere star dell’intera produzione. Duri da buttare giù e nettamente più ostici rispetto al resto del dozzinale bestiario, i lucertoloni sono gli elementi che vantano forse la maggior cura a livello di ispirazione e realizzazione, offrendo sfide prevedibilmente ripide. Fortunatamente, è possibile ripetere senza penalità gli scontri finiti male, ed elaborare in questo modo strategie più efficaci imparando dagli errori. Pollice all’insù anche per il sonoro, con una massiccia scelta di doppiatori a cui affidare le corde vocali dei nostri avatar e un’eclettica colonna sonora a opera di Yuzo Koshiro, veterano della serie sin dal primo capitolo.

7th Dragon III Code: VFD trasmette quella sensazione di gioco di ruolo “tutta sostanza” tipica delle produzioni Atlus come il già citato Etrian Odyssey, contrapponendo però a una indubbia profondità una realizzazione tecnica non eclatante e una trama poco più che funzionale. Se cercate un dungeon crawler solido con meccaniche e classi interessanti potrebbe fare sicuramente al caso vostro, ma se da un gioco di ruolo esigete trame intriganti e personaggi memorabili attenderei serenamente un calo di prezzo.

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Pro

  • Classi interessanti e originali.
  • L’espansione della base garantisce un senso di progressione.
  • Yuzo Koshiro non sbaglia una nota.

Contro

  • Trama e personaggi dimenticabili.
  • Tecnicamente modesto.
  • Frequenti combattimenti casuali.
7.2

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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