AI Limit – Recensione

PC PS5

Qualcuno potrebbe dire di averne piene le scatole di tutti questi cloni di Dark Souls che girano. Quel qualcuno però non sono io, e quindi appena in redazione è arrivato AI Limit ero già pronto in prima linea per fare la mia parte.

Sviluppatore / Publisher: Sense Games / CE-Asia Prezzo: 34,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS5 Data di lancio: 27 marzo

Cari lettori, oggi intendo assegnare a tutti quelli fra di voi che sono appassionati di soulslike un compito per casa: voglio che riflettiate su cos’è che ancora oggi, dopo 14 anni dall’uscita del primo Dark Souls, rende speciali quelli creati da From Software e, a parte qualche occasionale eccezione, sempre una spanna sopra il resto. Sono sicuro che qualcuno giustamente parlerà dell’ampiezza dei mondi di gioco, della loro varietà, degli scontri con i boss, dello stile artistico o anche della musica.

Io sono convinto però che ci sia qualcos’altro che rende i giochi di From Software diversi da tutti gli altri, qualcosa che forse può non venire in mente di prima battuta, vista la loro atmosfera cupa: e cioè il loro fattore commedia, tipo quando arrivi da Radahn e lo vedi a cavallo di un ronzino rachitico. Qualcosa che spesso e volentieri nei cloni manca totalmente. Ora, essere un po’ più comico probabilmente non avrebbe cambiato di molto il mio giudizio su AI Limit, però di sicuro non avrebbe fatto male.

DARK SOULS CON LE RAGAZZE ANIME? DOVE L’HO GIÀ VISTO?

So che ve lo state chiedendo e quindi ecco la risposta: no, questo gioco non ha nulla a che vedere con Code Vein. Diversa casa di publishing, diverso sviluppatore, diverso mondo di gioco, niente creazione del personaggio, ma qualcosa che li unisce c’è, e cioè l’avere entrambi dei personaggi dallo stile artistico fortemente ispirato agli anime giapponesi. A essere onesti, e giusto per mettere subito le cose in chiaro, l’appeal principale che AI Limit vuole offrire a un potenziale pubblico è quasi sicuramente il fatto di poter giocare a gira la moda con quella che in gergo tecnico viene comunemente chiamata “waifu”, cioè una ragazza in stile anime che per qualche motivo non meglio specificato va ad affrontare orrori mutanti e robot ecclesiastici indossando abiti dal tasso variabile di eleganza e scarpe dal tacco alto.

LA PRINCIPALE CARATTERISTICA DISTINTIVA DI AI LIMIT È IL SUO STILE ANIME

Arrisa, questo il nome della nostra giovane protagonista, è una Blader, cioè una guerriera senza memoria creata da una società di nome Seed a partire dal Fango, una sostanza che un bel giorno è emersa dalle viscere della Terra contaminandone il suolo e complicando un bel po’ le cose per gli esseri umani, che da un giorno all’altro si sono trovati a patire una terribile carestia. Questo ha causato un rapido collasso della loro società un tempo grandiosa anche a causa dell’apparizione dei Necros, creature uscite dagli incubi la cui vera origine verrà spiegata nelle battute finali del gioco ma andava bene anche così. A difesa dell’umanità si erge la Chiesa, un’entità dai richiami pseudocristiani che contro i Necros schiera robottoni dalle fattezze angeliche e che ben presto scopriremo avere doppi fini non esattamente limpidi nei confronti degli esseri umani.

AI Limit Recensione

Il gioco ci prova a spiegarti la storia, ma non è che sia riuscito a convincermi.

Una premessa piuttosto generica che si sviluppa in maniera altrettanto generica e senza particolari guizzi (uno dei miei elementi preferiti è quando si scopre che il dottore che ha preso il nome di un demone sumero legato al sacrificio di bambini non è esattamente un buon samaritano, chi l’avrebbe mai detto), il tutto ambientato in un mondo di gioco che, giusto per non deludere le aspettative, ha anch’esso un aspetto terribilmente generico; qualche area nelle zone più avanzate dal punto di vista artistico si salva, ma spero che vi piacciano i casermoni in rovina e le palette grigiomarroni perché in AI Limit ne abbiamo in abbondanza. Particolare anche la decisione di dare alla protagonista un doppiaggio completamente privo di emozioni: capisco che la scelta sia voluta per sottolineare la natura non umana e la mancanza di memorie di Arrisa, ma il risultato complessivo non è esattamente ben riuscito e anche quelle rare volte in cui lei esprime emozioni, per quanto efficaci, sono una misera ricompensa per tutte le altre letture monotone.

ESSÙ AI LIMIT, UN PO’ DI AMOR PROPRIO!

Anche dal punto di vista del gameplay AI Limit non fa certo i balzi per distinguersi dal modello standard di un clone di Dark Souls. L’unica vera innovazione è rappresentata dalla barra del Sync Rate, che si riempe colpendo i nemici con gli attacchi normali e si svuota quando veniamo colpiti e quando usiamo le abilità delle armi o gli incantesimi; più piena è, inoltre, più danni faranno gli attacchi e più efficaci saranno le abilità.

IL SYNC RATE È UNA BUONA MECCANICA, MA DA SOLA NON BASTA

Una buona meccanica ma da sola un po’ poco, anche perché in genere il combattimento non è che brilli per pulizia, e al di là di questo in genere il bilanciamento è un po’ discutibile: una buona parte dei boss possono essere sconfitti semplicemente standogli sotto più possibile, attaccando come ossessi, approfittando dei loro occasionali stordimenti, e curandosi quando serve, e sono pochi quelli che richiedono davvero di mettersi con un minimo di pazienza a imparare i loro moveset (così a memoria giusto il Cleansing Knight, Ursula, e Likros; la difficoltà relativa non è legata al loro posizionamento nel gioco, peraltro).

ai limit recensione

Ah, la mia parte preferita in ogni soulslike: il platforming. Opzionale, certo… ma come resistere alla curiosità?

Chiude il quadro complessivo un profilo tecnico che avrebbe fatto una discreta figura nel 2014, e occasionali crash al desktop. Poi per carità, mentirei se dicessi che arrivare ai titoli di coda sia stato per me un calvario inenarrabile: quelle sedici ore alla fine non mi sono pesate, sicuramente molto meno di quanto si potrebbe pensare dalle righe qua sopra. Alla fine, il vero crimine di AI Limit non è quello di essere un gioco brutto o frustrante, ma di essere completamente dimenticabile.

In Breve: Se come me fate davvero fatica a dire di no a un soulslike, e siete a secco di candidati, e l’idea di giocare con una attraente pulzella un po’ vi sconfinfera, la vostra opzione migliore è farvi un altro giro su Elden Ring e cercarvi qualche template per l’editor di personaggi. Ma se l’Interregno vi ha davvero davvero stufato, allora immagino che AI Limit non sia la scelta peggiore che potete fare, però non aspettatevi un’esperienza memorabile.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 5 3600, 16 GB di RAM, GeForce RTX 3060, SSD
Com’è, Come Gira: Considerato che dal punto di vista del dettaglio grafico sembra un gioco dall’inizio dell’era PS4, e che artisticamente non colpisce, sarebbe stato davvero grave se avesse avuto anche problemi di prestazioni. In compenso ogni tanto crasha.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Nel complesso si lascia giocare senza problemi / Il Sync Rate non è una brutta idea.

Contro

  • Storia e ambientazione super generiche / Bilanciamento dei boss discutibile / Totale mancanza di ambizione.
7

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

Password dimenticata