Amerzone: The Explorer's Legacy – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Riecco Amerzone, un viaggio lungo, pericoloso e affascinante, sulle orme di un vecchio esploratore pieno di rimpianti, per restituire l’uovo degli Uccelli Bianchi e dare pace a un’anima tormentata.

Sviluppatore / Publisher: Microids Studio Paris / Microids Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam, Epic Game Store, GOG), PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data d’uscita: 24 aprile

Nel cuore dell’America Latina, più o meno dove dovrebbe esserci il Brasile o giù di lì, esiste (?) uno staterello cancellato dalle mappe, dalla storia, dalla cronaca e perfino da Google Maps chiamato Amerzone, alla francese, comandato col pugno di ferro da un vecchio e dispotico dittatore, Antonio Alvarez.

IL SEGRETO DELL’AMERZONE

Lì, e soltanto lì, vivono da secoli gli Uccelli Bianchi, una razza interessante per due caratteristiche: nidifica in una zona piena di vulcani che emettono gas tossici, e tutta la successiva generazione condivide lo stesso uovo, da cui nascono decine di esemplari.

amerzone the explorer's legacy

Valembois aveva l’abitudine di descrivere minuziosamente ciò che scopriva.

Per quanto possa già essere stata spiritosa con loro la natura, non è finita: i gas di cui sopra inquinano regolarmente l’uovo e, se non fosse per uno strano rituale messo in atto dallo stregone di una tribù umana locale, alla schiusa darebbe origine a dei deboli, claudicanti e malaticci uccelli neri, mettendo l’intera razza in serio pericolo di estinzione.

Solo lì nell’Amerzone vive una razza di uccelli che condivide un solo uovo e il destino di un intero popolo

Questo ciclo s’interruppe nei lontani anni Trenta del secolo scorso, quando l’allora aitante esploratore Alexandre Valembois, colto dall’avido desiderio di fama e notorietà, rubò l’uovo e lo portò di nascosto in Europa, lasciando attonita l’intera tribù e perdendo tutti gli affetti più cari che aveva instaurato in quelle terre lontane. Inutile sottolineare la vanità di tutti i suoi sforzi, essendo successivamente vissuto ai margini della comunità scientifica, consumato dal rimorso, costretto a insegnare biologia in un liceo e a fare da consulente a una scuola elementare dopo il pensionamento, ma questo ci interessa relativamente.

THE EXPLORER’S LEGACY

Noi in fondo siamo solo un giornalista che, in un uggioso pomeriggio del 1998, avrebbe dovuto intervistare Valembois per avere più dettagli su questa mitica Amerzone di cui ogni tanto si sente parlare, tra miti e leggende, e in cui lui parrebbe essere stato l’unico cittadino europeo a mettere piede. Ma invece di rispondere alle nostre domande, l’ormai decrepito esploratore ci accoglie farfugliando qualcosa sui suoi rimpianti, spirando immediatamente dopo.

amerzone the explorer's legacy

Qualcuno, della vecchia spedizione di Valembois, è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

Per cui, se vogliamo portare qualcosa di concreto in redazione, ci tocca seguire le sue orme in un viaggio lungo, pericoloso ma incredibilmente affascinante, raggiungendo l’Amerzone in un contesto politico ed economico estremamente difficile, e rimettere l’uovo degli Uccelli Bianchi al suo posto. Solo così Valembois potrà redimersi e riposare con la meritata serenità. Questa, bene o male, è la premessa di Amerzone: il Testamento dell’Esploratore, un’avventura grafica di Benoit Sokal pubblicata da Microids nel lontano 1999, caratterizzata da un’ambientazione realizzata per mezzo di location in 3D alternate a filmati in Quicktime, probabilmente il massimo a cui si poteva ambire con l’hardware dell’epoca.

COME PRIMA, MEGLIO DI PRIMA

Ma, da allora, è passato un quarto di secolo e la tecnologia ha fatto passi da gigante, per cui Microids ha ben pensato di rispolverare il suo grande classico recuperando il materiale originale, e sviluppare – con il consenso degli eredi del compianto Sokal – un gioco tutto nuovo, interamente in 3D: più ampio, più vasto, capace di seguirne il canovaccio ma in grado di espanderne l’esperienza con nuovi enigmi, nuovi particolari da cogliere, nuove meccaniche di gioco da mettere in pratica, col mouse come ai vecchi tempi oppure col joypad, come ormai si conviene su PC e console.

Amerzone non è solo una terra dimenticata da mappe e cronache, ma un luogo mitico dove la natura, il mistero e la redenzione si intrecciano

A permetterci di viaggiare da un capo all’altro del mondo ci sarà nuovamente l’Hydrofloat, uno straordinario ed estremamente duttile mezzo di trasporto costruito da Valembois in persona, sulla cui messa a punto finale dovremo noi stessi spendere buona parte del gioco e, nel corso dell’avventura, incontreremo come sempre personaggi incredibili e amene località, respirando tutto il fascino che Sokal sapeva imprimere alle sue storie, ma che proprio in Amerzone, a dire il vero, si scontrava coi limiti tecnici dell’epoca. Quello che invece purtroppo mancherà è l’affascinante doppiaggio italiano che ci accompagnava nell’originale, sostituito in questa nuova edizione dal parlato in Inglese (ma i sottotitoli e i testi sono tutti nella nostra lingua).

UN’AMERZONE PIÙ MODERNA

Alcuni enigmi sono stati riproposti tali e quali, ma in chiave più moderna, mentre altri sono stati sostituiti o modificati: non ci troviamo di fronte a un semplice “lifting grafico” del gioco, insomma, ma una sua totale riscrittura, con l’integrazione di un diario e di un sistema di appunti che permettono di tenere sempre traccia dei nostri progressi e, soprattutto, ci permettono di capire cosa dobbiamo ancora fare prima di levar le tende. Ogni testo che leggiamo, ogni indizio che troviamo vanno a popolare una pagina del diario e sbloccano qualcosa nel gioco, che ci inviterà chiaramente a cercare ancora qualcosa nei dintorni se rimaniamo bloccati.

amerzone the explorer's legacy

Gli ambienti sono sempre stati uno dei punti di forza delle avventure di Benoit Sokal.

C’è anche un sistema di aiuti piuttosto efficace e molto intelligente, a cui si può accedere liberamente in ogni momento della storia e, per amor di modernità, possiamo affrontare Amerzone in due modi, come “Esploratori”, godendosi tutti gli enigmi nella loro cruda difficoltà, o come “Viaggiatori”, e cioè con maggiore indulgenza da parte del gioco. In ogni caso sarà un viaggio incredibile e molto toccante, che avete l’opportunità di compiere oggi – con tutti gli agi delle schede video moderne – se mai l’avevate fatto prima, e che molto probabilmente vi piacerà rifare oggi se avevate già completato l’originale, venticinque anni fa

In Breve: Affascinante, onirico e coinvolgente, Amerzone stupisce oggi più di allora, grazie all’evoluzione della grafica 3D che, finalmente, può supportare in modo concreto l’arte di Benoit Sokal. All’epoca dell’originale, infatti, non amavo particolarmente i filmati in Quicktime, e non fu propriamente un caso se le più apprezzate avventure dello stesso autore – parliamo di Syberia e di Paradise – furono realizzate con un classico punta & clicca in 2.5D. È bello girovagare nelle pompose location del gioco e di sicuro l’aspetto generale non tradisce le attese. A volte è un po’ troppo pedante e la logica segue regole un po’ sue, ma in fondo stiamo pur sempre facendo un viaggio nella fantasia, giusto?

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 5600X, 16 GB RAM, Radeon RX6600 XT, SSD
Com’è, Come Gira: Per nulla impegnativo dal punto di vista hardware, richiede una configurazione minima per girare decentemente e naturalmente non dà problemi sul PC usato per la prova.

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Pro

  • Stavolta la grafica è tutta in 3D ed è ben fatta / La colonna sonora di Ori Zur è di nuovo evocativa / Una nuova sfida anche per chi amava l’originale.

Contro

  • La trama ha delle incongruenze su cui tocca soprassedere / A volte gli enigmi sono un po’ pedanti.
8.4

Più che buono

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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