Dopo averne parlato a più riprese e in varie occasioni (l’ultima qui) per via di hands-on composti a “spizzichi e bocconi”, è giunta finalmente l’ora di una bella prova di due ore e mezza abbondanti su Far Cry 5 in quel di Parigi, laddove sono partito dall’inizio del gioco e mi è stata data licenza di percorrere i primi passi a mio gusto, senza limitazioni di sorta. Peraltro, sono arrivato a premere il tasto “Inizia” da vergine, giacché le precedenti prove sono state effettuate da altri miei stimati colleghi: quanto segue, quindi, è un resoconto di cuore, non inquinato da incontri pregressi con i pazzi furiosi che popolano la lussureggiante valle del Montana chiamata Hope Country. E di speranza, per uscire dal quel ginepraio di gente dal grilletto facile, ce ne vorrà davvero parecchia.
UN CATTIVO… CATTIVO!
I primi venti minuti (quelli che precedono la vera e propria fase open world) incarnano nettamente il miglior incipit che si potesse sperare. Nei panni di un vice sceriffo – per la prima volta senza un volto predefinito, ma editabile da zero, sesso e vestiario compreso – ci troviamo a circondare una chiesa dove un predicatore di nome Joseph Seed sta aizzando la popolazione a una rivolta armata, per prepararsi a quello che lui stesso definisce come l’imminente Collasso. La situazione iniziale prevede un netto vantaggio delle forze dell’ordine, in evidente soprannumero e in pigra attesa che la negoziazione porti a una risoluzione pacifica. Manco a dirlo, nel giro di poco la faccenda si ribalterà a favore di Seed (non vi racconto i dettagli, perché è meglio ve li godiate da soli, al momento di lanciare il gioco per la prima volta), con il nostro eroe praticamente disperso in una valle isolata dal resto del mondo e pullulante di seguaci del folle predicatore che gli danno la caccia. Fortunatamente, Hope Country è piena anche di gente per bene: nel giro di poco tempo troveremo più di qualcuno che lavora nel sottobosco alla costruzione di una resistenza, col compito di tenere impegnati gli uomini di Seed nell’attesa che si presenti – prima o poi – la fanteria governativa a ristabilire la calma.
I primi venti minuti incarnano nettamente il miglior incipit che si potesse sperare
FAR CRY 5, OVVERO FAR CRY
Una volta sbrigata la pratica dell’incipit, quello che ci troveremo ad affrontare sarà un Far Cry quasi del tutto aderente ai canoni imposti dagli ultimi capitoli della serie. Nella scelta di aderire a una maggior verosimiglianza col mondo reale, sono state eliminate le torri da scalare; o meglio, una c’è, ma è proprio mentre si sale la lunga scaletta che ci porta alla cima che si sente la voce di un NPC amico che ci dice via radio «So a cosa stai pensando… non passerò il mio tempo a farti scalare torri!». Ammetto di aver sorriso abbastanza nella circostanza, così come mi sono compiaciuto del fatto che i punti di interesse sulla mappa si sblocchino invece trovando in giro più consone cartine geografiche, per lo più nei luoghi dove stanziano i numerosi personaggi che, una volta liberati dal giogo degli uomini di Seed, sapranno esserci debitori con vari servizi. Uno di questi – forse il più importante – è l’unirsi a noi alla bisogna come compagni d’arme per le varie missioni: una volta che saranno dalla nostra parte, questi NPC potranno essere assoldati gratuitamente per un tot di tempo (uno alla volta, almeno fino a quando non sbloccheremo un apposito perk che ne aumenti la disponibilità contemporanea). Ognuno di questi specialisti, come il nome stesso suggerisce, è abile in qualcosa di peculiare: giocando prettamente in stealth, nella mia partita mi sono portato dietro un’abile cacciatrice, capace di tirare con l’arco talmente bene che Katniss Everdeen può accompagnare solo; già nelle prime ore il ventaglio di possibilità è comunque ampio, e non dubito che ciascuno di voi troverà il compagno di viaggio che più asseconderà il vostro stile. C’è perfino un orso… fate un po’ voi.
Va detto che, anche chiacchierando con gli altri colleghi giornalisti (che hanno operato scelte diverse dalle mie), è emerso come i compagni controllati dall’Intelligenza Artificiale siano apparsi eccessivamente letali nel fare il loro mestiere. La cacciatrice di cui sopra, per dire, mi ha liberato in un paio di minuti un intero avamposto, semplicemente comandandole l’uccisione dei nemici al momento migliore, senza che io dovessi intervenire se non in un paio di occasioni. Non è chiaro se si tratti di un problema di sbilanciamento nativo del gioco o se – come mi pare più probabile – sia una conseguenza della particolare versione che ci hanno dato in pasto all’evento parigino: la build non prevedeva la scelta di un livello di difficoltà iniziale (che, temo, settato nell’occasione sul minimo sindacale, per venire incontro alle capacità degli influencer e dei giornalisti della stampa generalista non troppo abili pad in mano), e contemplava persino diversi perk già sbloccati in partenza. Il dubbio tuttavia resta, ergo non rimane altro da fare che attendere la consegna da parte di Ubisoft del codice review per ricominciare da capo la partita e operare le opportune verifiche.
quello che ci troveremo ad affrontare sarà un Far Cry quasi del tutto aderente ai canoni imposti dagli ultimi capitoli della serie
Ciò che, invece, ho digerito meno è stato il palesarsi di alcuni difetti dell’Intelligenza Artificiale che risalgono ai tempi di Far Cry 3 e che gli sviluppatori si portano dietro da allora con una pervicacia che ha quasi del fastidioso. Al netto di alcuni bug (che spero risolti da qui al lancio), certi comportamenti reiterati dei nemici sono più tipici di uno sparatutto “a canalone” e non paiono proprio adatti a un open world; la stupidità con cui gli uomini di Seed amano trasformarsi in facile carne da cannone va a minare – almeno in parte – la fruizione di una serie che potrebbe passare comodamente dallo status di “bella” a quello di “ottima”, se solo ci si concentrasse un minimo nel rinfrescare le routine dell’Intelligenza Artificiale. Diciamo che, da quel che si è visto, se avete giocato Far Cry 3 e Far Cry 4 saprete perfettamente come approcciare la liberazione di un avamposto puntando alle medesime debolezze della CPU, a prescindere dall’enorme varietà di possibilità concesse.
A SPASSO PER IL MONTANA
La sensazione di un open world arioso c’è tutta, così come è evidente l’intenzione di rendere un po’ più popolato di personaggi il mondo di gioco: non per nulla, anche solo nelle prime ore si incontrano più NPC (buoni e cattivi) di quanti ne abbia proposti Far Cry 4 nello stesso lasso di tempo; inoltre, mi pare di poter dire che – almeno in alcuni casi – emerge un minimo di personalità nella loro scrittura, il che non guasta mai.
Il test su PlayStation 4 Pro mi ha lasciato buone sensazioni dal punto di vista estetico
Chiudo raccontandovi di come abbia passeggiato una mezz’oretta buona nella modalità co-op, entrando di peso nella partita del collega di un’altra testata. L’host sarà il fortunello che potrà usare i suoi specialisti e che si prenderà tutti i punti esperienza del caso, mentre il giocatore ospitato farà semplicemente da supporto alle scorribande in giro per il Montana. Proprio come accadeva in Far Cry 4, anche qui ci si divertirà da matti, a patto di prendere le cose con la giusta leggerezza. Bene così.