In questo 2025 non vi sarà spazio per l’ansia da prova costume. L’unico indumento che dovremo dimostrare di esser degni di indossare è la sporca e pesante armatura dello Slayer in DOOM: The Dark Ages.
Sviluppatore / Publisher: id Software / Bethesda Softworks Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), PS5, Xbox Series X/S Data d’uscita: Maggio 2025
Hello, and welcome to Dallas, Texas, home of id Software. Non sono mai stato a Dallas “virgola” Texas, ma sentendo quelle parole aprire la presentazione di DOOM: The Dark Ages, è come se fossi tornato in un luogo familiare. Del resto quando hai speso un numero spropositato di ore girando per le mappe di Doom, godendoti fino all’ultimo byte salvato in quei file WAD, è normale sentirsi a casa.
E così, mentre i miei sensi venivano rapiti da truculente immagini esaltate dall’accompagnamento metal, una parte di me seguiva gli sviluppatori e una parte di me cercava compulsivamente tastiera e mouse per prender parte alla mattanza, dimentica che non ci sarebbe stata occasione di provare con mano il gameplay. Tutt’ora emozionato da quanto visto, eccomi a condividere le prime impressioni con voi, aspettando trepidamente maggio, mese in cui finalmente il gioco potrebbe trovar casa sui nostri hard disk.
DOOM: THE DARK AGES E I VIAGGI NELLA STORIA
Normalmente, in un videogame dal tale peso storico, un breve riassunto su lore e genesi sarebbe d’uopo; tuttavia, per ammissione degli stessi sviluppatori, DOOM: The Dark Ages non richiede alcuna esperienza pregressa, anzi rappresenta la miglior occasione per entrare nel suo fantastico universo. Siete dei neofiti e pensate che il Cacodemone sia un diavolo con la dissenteria? C’è spazio anche per voi e le spire del divertimento vi avvilupperanno sin dal primo istante di gioco.
I veterani invece saranno felici di sapere che siamo di fronte al prequel di Doom del 2016 e soprattutto a un ritorno alle origini anche in termini di gameplay, pur beneficiando di tutte le meraviglie rese possibili da quasi dieci anni di progresso hardware.
DOOM: The Dark Ages, prequel di Doom 2016, segna un ritorno alle origini: basta salti e acrobazie, si torna a combattere con i piedi ben piantati a terra.
SCUDO, ARMI DA MISCHIA E DA FUOCO
Normalmente nei first person shooter quando ci sparano addosso la nostra unica difesa è rappresentata dai punti armatura. DOOM: The Dark Ages invece ci dota di uno scudo a sega circolare con il quale bloccare o deflettere il fuoco nemico, per poi trasformarsi in una Lama Rotante di Goldrake atta a mutilare i malcapitati che si troveranno nella sua traiettoria quando lo lanceremo come dei novelli Capitan America.
Lo Slayer è dotato di uno scudo che all’occorrenza diventa sega circolare, per parare, deflettere e mutilare.
Con un arsenale del genere a disposizione, dalle molteplici funzioni, viene da chiedersi se non sarebbe il caso di rimediare qualche chirurgo clandestino per farsi innestare un paio di dita in più, giusto per aver sotto controllo tutti i tasti che sicuramente il gioco richiederà. id Software controcorrente promette che, grazie a un sistema intelligente di attivazioni contestuali, saranno necessari solo un paio di bottoni da premere al momento giusto. Nel video effettivamente si vedono sequenze rapidissime di azioni diverse, ma non vengono inquadrate le mani di chi gioca. Ci fidiamo? E soprattutto, non sentite anche voi odore di soulslike nell’aria? Gli sviluppatori assicurano che il tutto sarà estremamente user friendly e la curva di apprendimento non necessiterà di ore per essere scalata. Quand’anche fossero richieste abilità sovrumane, non disperiamo: l’esperienza è completamente personalizzabile tramite una serie di opzioni di accessibilità – direi quasi di clemenza – che consentono di regolare la difficoltà della sfida in base alle esigenze di ognuno, arrivando persino a rallentare l’intero gioco; e pensare che ai tempi del primo Doom i PC erano dotati del tasto Turbo per renderli più veloci!
DRAGHI E ATLAN, IN SINGLE PLAYER
Il nostro Slayer non andrà sempre in giro appiedato poiché finalmente ci verrà data la possibilità di pilotare gli Atlan, mech grandi quanto un condominio, per prendere a pugni demoni dalle dimensioni altrettanto generose. E non mancano le mount, degnamente rappresentate da un drago meccanico sputafuoco e dotato di mitragliatori.
Non affronteremo gli enormi livelli solo a piedi, ma anche alla guida di un gigantesco Atlan o in sella a un drago sputafuoco.
Potendo solo assistere passivamente a video di gameplay, è normale avere qualche dubbio sulla struttura del gioco. Tutta questa apparente libertà di esplorazione e movimento sottintende una struttura open world? Parrebbe di no, e DOOM: The Dark Ages dovrebbe essere solo – e per fortuna – un insieme di enormi livelli labirintici e interconnessi tra loro, senza aree aggiunte solo per aumentare il numero di chilometri quadrati della mappa. Assente il multiplayer, dato che id Software ha preferito spendere tutte le proprie energie per confezionare un’avventura memorabile da godersi in solo. Questa prima occhiata mi ha sparato in vena un hype piuttosto intenso, merito soprattutto del look del gioco, dannato come l’inferno e sporco come gli anni più cupi del medioevo. Gli attacchi dello Slayer trasudano potenza, kattiveria orkesca e ignoranza da tutti i pori. Mi rendo conto che è un po’ avventato parlare di GOTY quando sul calendario campeggia ancora la pagina con scritto “Gennaio”, dunque ne riparleremo a maggio, quando l’ordalia avrà inizio.