Assassin's Creed Valhalla – Recensione

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Assassin’s Creed Valhalla è un’opera poliedrica che fa tesoro di quasi tutte le lezioni al tempo stesso insegnate e apprese dai suoi predecessori

L’Inghilterra è piena zeppa di punti di interesse, quasi mai fini a sé stessi, che si tratti di luoghi in cui trovare ricchezze quali materiali per il crafting o pezzi di armature leggendarie, misteri da risolvere o manufatti di un passato ormai dimenticato. Di cose da fare, insomma, ce ne sono tantissime, merito anche dei tanti minigiochi: a partire dalle gare di bevute, passando per un gioco di dadi conosciuto con il nome di Orleg, fino ad arrivare alle sfide di freestyle, che se completate con successo migliorano il carisma del protagonista e sbloccano opzioni di dialogo aggiuntive. Sono dunque in gran parte attività del tutto opzionali che però hanno un impatto tangibile non marginale sulla progressione del personaggio e sui vari bivi narrativi che si presentano lungo i differenti intrecci della main quest.

Assassin's Creed Valhalla Recensione 07

Spesso verremo chiamati a effettuare delle vere e proprie indagini per venire a capo dei più disparati misteri.

L’open world di Assassin’s Creed Valhalla offre quindi un gran numero di opportunità e appare molto più vivo e delineato rispetto a quello del suo diretto predecessore. È più compatto rispetto all’intera penisola del Peloponneso (e relative isole del Mar Egeo), ma proprio per questo è anche più denso di attività. Ogni contea ha poi i suoi tratti distintivi che la rendono differente dalle altre, anche e soprattutto sotto il profilo prettamente estetico. Come non citare le lussureggianti pianure del Cent, le rigogliose foreste delle Essexe, o il triste degrado di una Lunden (vecchia Londinium e futura Londra) che ancora prova ad aggrapparsi alle vestigia di un Impero Romano da tempo caduto e dimenticato. Se dunque due anni fa definivo con il termine “magico” quell’Odyssey ambientato nella Grecia Antica, Assassin’s Creed Valhalla è un’opera poliedrica che fa tesoro di quasi tutte le lezioni al tempo stesso insegnate e apprese dai suoi predecessori. L’epopea del vichingo Eivor decreta così la maturità di una formula di gioco sempre più valida e sfaccettata. Ora, se solo Ubisoft riuscisse a tirar fuori un comparto narrativo all’altezza di tutto il resto…

In breve: Se Odyssey ha rappresentato il punto di non ritorno per la serie, Assassin’s Creed Valhalla è senz’altro l’opera della maturità di una formula di gioco sempre più completa e con un’identità ancora più marcata. Purtroppo permangono ancora alcuni difetti storici, tra cui un comparto narrativo non all’altezza di una costruzione del mondo di gioco attenta e sfaccettata, nonché una scrittura dei dialoghi banale. L’avventura di Eivor offre comunque decine e decine di ore di divertimento assicurato, merito anche di un sistema di combattimento rinnovato che riesce a esprimere al meglio l’innata brutalità del protagonista.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Impostando il livello di dettaglio su “Molto alto” e giocando alla risoluzione di 1440p sono riuscito a mantenere più o meno stabilmente i 60fps, tuttavia segnalo dei cali di performance importanti nelle situazioni più concitate, soprattutto durante gli assalti e le razzie.

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Pro

  • Un action RPG completo e maturo. / Combattimenti vari e brutali. / Ottima costruzione del mondo di gioco.

Contro

  • Intreccio narrativo ancora una volta sottotono. / Dialoghi spesso banali. / Qualche calo di fps di troppo.
8.7

Più che buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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