Call of Duty: Black Ops III Salvation DLC – Recensione

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Al netto delle riflessioni imbastite in un recente editoriale, critico nei confronti della scarsa evoluzione del genere, Black Ops III Salvation rappresenta il perfetto esempio di “immobilismo dinamico” di Call of Duty. Il voto a fondo pagina testimonia la fattura più che valida dei nudi contenuti, ma allo stesso tempo sono rimasto impressionato dalla ricerca di una media qualitativa estremamente standardizzata: il quarto e ultimo DLC di Black Ops III mantiene maniacalmente intatta l’offerta quantitativa dei precedenti episodi, con 4 mappe e un nuovo capitolo zombie, e conferma anche le percentuali tra cose buone e altre un po’ meh.

Salvation

La saga di Origins rappresenta ancora una volta la “wild card” del pacchetto

Nelle espansioni non ci sono mai state aggiunte per alcuni degli elementi centrali di Black Ops III, come gli Specialisti in sede competitiva o i personaggi di Shadows of Evil (il nuovo ingaggio degli attori sarebbero costato uno sproposito, questo almeno è comprensibile) dalla parte del co-op orrorifico, e si è anzi preferito proseguire con l’offerta classica di nuovi livelli, remake di mappe del passato e, dalla parte degli zombie, con un articolato proseguo della saga di Origins, peraltro molto piacevole da seguire e giocare. A conti fatti, è proprio quest’ultima parte a rappresentare ancora una volta la “wild card” del pacchetto, un luogo ludico dove ogni cosa rimane più libera e spinge i giocatori alla scoperta dei tanti segreti. Oltretutto, farsi spiegare dettagli fuori di testa da Malcolm McDowell è sempre un piacere.

IL PASSATO È IL NUOVO PRESENTE

Tenendo ben fermo quanto appena detto, prima di tornare a parlare di zombie occorre trattare con il giusto rispetto chi si rivolge maggiormente all’anima competitiva del gioco, scorrazzando con i propri personalizzatissimi Specialisti per un numero di mappe che, dopo Black Ops III Salvation, raggiunge la ragguardevole quota di 28 livelli. C’è da dire che, in questo caso, sono addirittura due le morfologie ereditate dal passato: Outlaw e Rupture sono rispettivamente riprese da Standoff di Black Ops II e Outskirts di World at War, con buoni riscontri nel sempre solido level design ma, allo stesso tempo, con alcune peculiarità che le rendono qualitativamente distanti nel risultato finale.

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Non ho mai dimenticato i livelli amatoriali per Unreal Tournament contestualizzati in scenari domestici miniaturizzati, come il giardino di Micro

La prima, pur restando la più semplice, si dimostra praticamente infallibile nel ricreare in chiave western la brutalità del modello originale, privo di veri nascondigli e anzi basato sullo scontro frontale in due percorsi principali estremamente diretti. Rupture, invece, trasporta l’azione in una cittadina futuribile ai piedi di un enorme marchingegno per la produzione d’energia, in riferimento a un’umanità in lotta per la sua stessa sopravvivenza, ma le suggestioni fantascientifiche non sono ripagate da dettagli più profondi nell’estetica della mappa, e men che meno sul piano delle timide introduzioni al gameplay. Diversi spot della mappa sono addirittura attrezzati con una serie di mech, armati di missili e mitragliatrice, che possono fare la differenza in alcuni punti chiave o modalità (Cattura la Bandiera e Dominio, mettendo un paio di giocatori robot-muniti a difesa della postazioni); purtroppo, però, i bestioni risultano sin troppo lenti e deboli per sortire una qualche efficacia, sulla base del sempre valido groviglio di vicoletti e piccole arene “in discesa” ereditato da Outskirts.

Discorso diverso per le mappe totalmente inedite di Black Ops III Salvation, che fanno vedere buone cose tanto sul piano dell’ispirazione estetica quanto sul versante della giocabilità, soprattutto in un caso. Citadel prosegue sulla strada delle contaminazioni fantasy viste nel villaggio vichingo di Berserk, mappa del precedente DLC, ma convince molto di più nel taglio affascinante delle architetture, riecheggianti del mai dimenticato Quake. Una torre avviluppata da un drago troneggia su un paio di larghe diramazioni al coperto e al chiuso, con uno strategico ponte al centro, facendoci immaginare la potenza del mago che ha vissuto al suo interno. Il mio grande apprezzamento per la mappa Micro, infine, dipende da un paio di fattori: a livello puramente emozionale, non ho mai dimenticato i livelli amatoriali per Unreal Tournament contestualizzati in scenari domestici miniaturizzati, e una bella festa culinaria in giardino (caotico e tipicamente americano) ancora mi mancava; le scatole di torte, i fusti vuoti di birra e tutti gli altri elementi “frugali” disposti nel prato spingono all’uso intelligente della corsa sui muri, e risultano piacevolmente vari nell’offrire nascondigli, percorsi defilati o strettoie per serratissimi massacri.

L’ORIGINE DEI MONDI

Per certi versi, la saga di Origins non poteva finire così: dopo le apparentemente slegate scorribande nel Pacifico, in castelli nazisti o in una Stalingrado solcata dai draghi, i nostri quattro eroi si trovano al centro di un folle intreccio di realtà alternative e creature multidimensionali, nel perfetto “non luogo” per la battaglia finale a difesa della propria anima.

Salvation

Il capitolo Revelation può contare sul ritorno di una guest star d’eccezione come Malcolm McDowell

Come accennato, il capitolo Revelation può contare sul ritorno di una guest star d’eccezione come Malcolm McDowell: imperituramente illuminato dall’interpretazione di Arancia Meccanica, nonostante una carriera discontinua, l’attore interpreta nella voce e nelle fattezze digitali il ruolo del Dr. Monty, personaggio chiave di Origins e di tutta la modalità zombie di Blacks Ops III (è il creatore degli strampalati meccanismi di upgrade, attraverso l’opzione “Fabbrica”), al vertice del fitto intrecciarsi di realtà alternative che caratterizza l’intera saga. Ancora più importante, però, è l’eccentricità della nuova mappa nel contesto delle modalità zombie: i round sono quasi impercettibili, le aree da aprire a suon di monete meno importanti e ci si muove costantemente attraverso portali o rampe magiche fra differenti scorci scenografici, efficacemente mixati fra trincee, vecchie roccaforti, rovine nella giungla e tutti gli altri elementi visti fin qui a livello estetico e funzionale.


Anche gli easter egg di Black Ops III Salvation restano piacevolmente al centro del gameplay, per questioni narrative e caratteristiche giocabili, ad esempio nel rito – stavolta legittimo – per potenziare il Servitore Apothicon (un’arma capace di sparare simil buchi neri per risucchiare i mostri, già protagonista di un exploit in Shadows of Evil, poi risolto). Tutto il resto equivarrebbe a spoiler, vista la particolare natura delle modalità zombie di Treyarch, al di là del fatto che Revelations risulta senz’altro superiore al resto dell’offerta, com’è stato per gli altri capitoli di Origins. E gli Specialisti? Beh, per quel che mi riguarda, possono anche riposare in pace.

Come per le scorse espansioni, Call of Duty: Black Ops III Salvation resterà per un mese in esclusiva PlayStation 4.  Qui, qui e qui trovate le recensioni ai precedenti DLC. 

Modalità zombie a parte, per Black Ops III Salvation potrei quasi tagliare e incollare il giudizio ai precedenti DLC: i remake di mappe del passato sono addirittura due, e il risultato complessivo conta un paio di livelli competitivi decisamente buoni, uno discreto e uno al limite del fail. Ancora una volta, però, Treyarch ha sfogato le migliori doti creative sul nuovo episodio di Origins, debitamente differenziato da tutti i precedenti e ulteriormente infarcito di segreti da scoprire. Per chi ha seguito la saga, ormai arrivata al gran finale, potrebbe già costituire un motivo valido per l’acquisto.

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Pro

  • Le mappe inedite sono decisamente valide, soprattutto nel caso di Micro.
  • Epilogo della saga Origins debitamente folle e articolato.
  • Impatto grafico migliore rispetto alla media delle altre espansioni.

Contro

  • Il confronto con Titanfall nella mappa Rupture è quasi controproducente.
  • Come in tutti gli altri DLC, mancano sorprese per il comparto competitivo.
7.5

Buono

Marietto è così dentro alla sci-fi che non riesce a trovare la strada per uscirne. Per lui i videogiochi sono proprio questo, una porta per accedere a un pezzo di fantascienza che si realizza qui e ora, senza aspettare la fine del mondo.

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