Chains of Freedom – Recensione

PC PS4 PS5 Xbox Series X

Che succede quando uno studio specializzato in Free to Play per il mercato mobile scende in campo con un Turn Based Combat mescolando immediatezza e strategia? Chains of Freedom è il risultato di questo strano connubio.

Sviluppatore / Publisher: Nordcurrent / Nordcurrent Labs Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam, GoG, Epic), PS5 Data d’uscita: già disponibile

Onestamente, spero di non dover mai affrontare un’apocalisse. Non per via dei soliti terremoti con tsunami che sfiorano il settimo piano o venti infuocati che soffiano a trecento all’ora; il vero incubo sarebbero gli altri esseri umani, sempre pronti a dare il peggio non appena salta il Wi-Fi e finiscono le penne lisce al supermercato. In Chains of Freedom, un bel giorno un asteroide decide di schiantarsi sulla Terra. Sì, di nuovo, ma questa volta sparpagliando cristalli alieni che iniziano a infettare le persone trasformandole in mutanti assetati di sangue. Un pandemonio che pare tratto da Resident Evil, ma fortunatamente ordine e disciplina vengono presto ripristinati grazie a un governo forte, autoritario, nel quale i treni sarebbero sicuramente arrivati in orario, al modico prezzo di qualche decina di violazioni dei diritti umani. In questo allegro scenario post disastro, un aereo militare in missione segreta cade proprio dove non dovrebbe: nel cuore di una zona contaminata.

E qui entriamo in gioco noi, nei panni dei sopravvissuti allo schianto. Ciò che sembrava il solito lavoretto da soldati si tinge subito di inquietanti sfumature, con mutanti in ogni dove, civili belligeranti, tecnologie utilizzate per scopi tutt’altro che pacifici e la crescente sensazione che forse stiamo lavorando per i cattivi. I lituani Nordcurrent, nonostante qualche incursione nel mondo PC, sono famosi per produzioni Free to Play destinate al mercato mobile, dunque dal gameplay ben più minimalista di quanto richiesto da uno strategico con combattimenti a turni che vorrebbe collocarsi a metà strada tra Jagged Alliance e la serie XCOM. Per tale motivo, ho mosso i primi passi animato in parte da scetticismo e in parte da curiosità; magari una spruzzata di casual potrebbe giovare al genere, chi può dirlo?

CHAINS OF FREEDOM, LO ZAMPINO CASUAL

Come da manuale non scritto del tattico moderno, anche in Chains of Freedom ci si muove controllando la truppa in tempo reale sulla mappa, perlustrando rovine e cespugli radioattivi fino a quando è il momento di ingaggiare con uno o più nemici; a quel punto si entra nel classico gameplay dei Turn Based Combat. Ciascun soldato dispone di un numero di punti azione da spendere oculatamente per muoversi, sparare, ricaricare, lanciare granate, curarsi e cercare di trovar riparo prima della fine del turno, quando saranno gli avversari ad attaccare.

Chains of Freedom

Avete notato che quando un colpo va a vuoto, scrivono MISS, come se le donne non sapessero sparare? Questo è sessismo!

A differenza dei capostipiti, nei quali dopo aver aperto il fuoco non è più possibile spostarsi, qui abbiamo ampia libertà di uscire allo scoperto, sventagliare allegramente con il mitragliatore e tornare in una posizione sicura. Si avvera il sogno di ogni tattico ansioso: colpire e nascondersi prima che arrivi la bolletta del contrattacco. Nordcurrent ha introdotto alcune semplificazioni che potrebbero far storcere il naso ai puristi della strategia e compiacere chi cerca un approccio più leggero.

Chains of Freedom

Lo shotgun a bruciapelo regala sempre soddisfazione.

Non è possibile scegliere quale zona del corpo colpire, dunque non c’è spazio per rischiosi ma risolutivi headshot o prudenti attacchi a bersagli più voluminosi come il tronco. A seconda dell’arma utilizzata, si può mirare con più o meno precisione, al costo di qualche punto azione extra, ma è sempre il computer a decidere dove va a finire il proiettile. Soppressa anche la possibilità di mettere da parte qualche punticino per impiegarlo in eventuale fuoco di reazione, che qui è presente solo come abilità speciale di alcuni soldati.

Chains of Freedom mescola XCOM con Jagged Alliance e mutanti, con una spruzzata di casual


Sparite pure le stance: dimenticatevi di accucciarvi o sdraiarvi a terra per ridurre le possibilità di far da bersaglio ai nemici o prendere la mira con più precisione. Mancanze non proprio marginali, che rendono l’azione più arcade che strategica. L’inventario inoltre è comune, dunque qualora il soldato A disponesse di un revolver, potrà utilizzare le munizioni raccolte dal soldato B senza che avvenga un passaggio di mano. Spirito di squadra o svista di gameplay? Non si sa, ma personalmente ho apprezzato quest’ultima scelta poiché privilegia l’azione.

I CRISTALLI, COME GLI ARTEFATTI DI S.T.A.L.K.E.R.

Se dal punto di vista tattico Chains of Freedom non offre la profondità delle sue muse ispiratrici, permette una buona personalizzazione delle statistiche grazie ai cristalli alieni che funzionano in maniera simile agli artefatti di S.T.A.L.K.E.R. aumentando resistenza, precisione, hit point o punti azione, a volte al costo di qualche malus in altri campi.

Niente colpi di mirati né fuoco di reazione, ma tanti cristalli per personalizzare i soldati

Ce ne sono oltre cento da trovare, e ogni soldato ne può indossare al massimo cinque, una volta sbloccati tutti gli slot disponibili. Con i giusti abbinamenti possiamo simulare le classi tipiche dei giochi di ruolo, come il tank capace di assorbire anche dieci colpi prima di crollare o l’healer in grado di curare i compagni con abilità AoE soggette a cooldown. E se qualcuno dei nostri dovesse malauguratamente lasciarci le penne? Avremo due o tre turni, a seconda del livello di difficoltà, per riportarlo in vita, pronto a gettarsi nella mischia come se niente gli fosse accaduto. Suona troppo casual? Forse, però almeno non dobbiamo sorbirci un rewarded ad che vuole farci investire in criptovalute.

Chains of Freedom

Sei morto? Ti posso ressare all’infinito, al prezzo di un breve cooldown.

Le missioni sono lineari ma ricche di aree opzionali nelle quali recuperare munizioni, granate, medikit e materiale per il crafting. Durante l’esplorazione verremo a conoscenza di dettagli narrativi non particolarmente originali ma credibili e coerenti con la storia. Ottima la varietà di armi, che spazia da fucili a lanciafiamme e mortai, con ampio spazio anche per coltelli e lame.

GRAFICA, ATMOSFERA E MUTANTI

La direzione artistica è azzeccata, e ci piazza in un mondo pieno di sporcizia e oscurità lungo città abbandonate, boschi contaminati, laboratori segreti connessi da comic strip tra una missione e l’altra a rafforzare la narrativa e il tono maturo, condite da dialoghi convincenti. Tutto l’aspetto grafico è sopra la media delle produzioni di questo genere di giochi, con la fisica delle ragdoll a rendere le kill spettacolari, soprattutto in seguito a esplosioni e deflagrazioni.

Chains of Freedom

Nel dubbio, spara a un bidone esplosivo e distruggi tutto.

Da amante dei combattimenti a turni ho trovato la parte tattica un po’ carente, ma certe sparatorie sono state davvero memorabili, soprattutto quando vengono coinvolte più fazioni e mutanti in un enorme skirmish nel quale eravamo tutti contro tutti in un lunghissimo inferno di fuoco. Chains of Freedom non sarà la rivoluzione dei Turn Based Combat ma potrebbe guadagnare grandi consensi nei giocatori che guardano questo tipo di giochi con un certo timore reverenziale, grazie a una gestione strategica semplificata e una curva di difficoltà affrontabile senza troppi problemi.

In Breve: Chains of Freedom è uno strategico a turni con elementi action e una gestione semplificata della tattica che si colloca a metà strada tra XCOM e Jagged Alliance, rinunciando però a elementi come headshot mirati, stance e fuoco di reazione. I cristalli alieni da equipaggiare offrono varietà, personalizzazione e un pizzico di build strategy. Le missioni sono lineari ma ricche di aree opzionali, e l’estetica post-apocalittica risulta curata, credibile e ben diretta. Adatto a chi cerca combattimenti accessibili con possibilità di resuscitare quasi all’infinito, meno ai puristi che pretendono profondità e gestione di ogni punto azione.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Incredibilmente non mi ha proposto di default il dettaglio grafico massimo, e aveva ragione: sparando tutto a MAX ho perso qualche frame per strada, ma in un Turn Based Combat non ha certo rappresentato un problema.

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Pro

  • Ottimo comparto artistico / Combattimenti avvincenti / Storia interessante sebbene non originale

Contro

  • Troppo semplificato per i fan hardcore del genere
8

Più che buono

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