Ready Player One - Recensione

Terra, anno 2045. Il pianeta ormai è una roccia arida, la povertà è ovunque e la sovrappopolazione costringe gli abitanti meno abbienti a vivere in pulciose cataste abitative. Wade Watts (Tye Sheridan), con cucito addosso il motto “la realtà è deludente”, passa gran parte del suo tempo immerso in OASIS, una sconfinata realtà virtuale, una sorta di Second Life dove poter incontrare altre centinaia di persone, fare amicizia, innamorarsi, sposarsi e, missione più importante, partecipare alla Caccia. Alla morte di James Donovan Halliday (Mark Rylance), creatore di OASIS, è iniziata difatti la più grande caccia al tesoro di tre distinte chiavi che porteranno alla scoperta di un easter egg inserito dalla stesso Halliday. Chi troverà l’egg, erediterà milioni di dollari e il controllo totale di OASIS.

Steven Spielberg non è un semplice regista: è IL regista. Colui che ha fatto sognare più di una generazione con film immaginifici e sempre al passo con i tempi, realizzando prodotti al servizio del puro intrattenimento dello spettatore, ha trovato pane per i suoi denti leggendo Ready Player One firmato da Ernest Cline. In una realtà cinematografica come quella attuale, fatta di blockbuster insipidi e cinefumetti sempre tutti uguali, il film di Spielberg – il quale trascende totalmente l’opera cartacea, per confezionare un film inedito – è un fulmine a ciel sereno, un improvviso risvegliarsi da un lungo sonno; un prodotto che mette in imbarazzo i colleghi del settore e altrettante opere cinematografiche, e dimostra come una forza travolgente e l’amore per la settima arte sono valori inqualificabili, che vanno oltre l’età anagrafica del regista, ormai over 70.

ready player one recensione cinemaOASIS rappresenta proprio quella fervida immaginazione cui Spielberg ha sempre ripiegato per costruire il tessuto narrativo delle sue opere: esattamente come nella fonte cartacea, il tuffo negli anni 80 e 90 di Ready Player One è profondo e importante, mai fine a se stesso; dal Goro di Mortal Kombat ad Alien, tutta la realtà virtuale del film è il mezzo attraverso cui ognuno può esprimere la propria personalità, quando la realtà non riesce più a dare spazio al singolo individuo.

il tuffo negli anni 80 e 90 di Ready Player One è profondo e importante, mai fine a se stesso

Nella manovra narrativa di Ready Player One Spielberg fonde perfettamente i videogiochi con la settima arte, restituendo un risultato imprescindibile, eppure così tangibile quando in cattedra salgono i risvolti negativi dell’uso sconsiderato del mezzo, come lo sono le multinazionali informatiche che vogliono il controllo totale di OASIS per lo sfruttamento economico, o lo stesso uso dipendente che porta le persone a non riconoscere più la differenza dalla finzione, fino a non accettare più una realtà fatta di limiti. Come già proposto in Matrix, le forze del bene e del male si scontreranno per il controllo della stessa realtà virtuale, non più mezzo di evasione o di intrattenimento, ma limbo di ricordi contenente il fanciullo che è in noi, che si annida e continua a vivere sotto una scorza di pelle che invecchia sempre più, alimentando nostalgia e ricordi, ovvero gli elementi che ci rendono diversi dalle macchine. Per quanto OASIS possa contenere mondi fantastici, i sentimenti, il dolore, l’amore e l’avventura si vivono nella vita reale.

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il cuore di Ready Player One parla a ognuno di noi

Come da prassi nel cinema di Spielberg, proprio nell’atto finale avviene un processo di umanizzazione eccelso, chirurgico, perfetto nei tempi e nelle musiche: nonostante la confezione del film strizzi l’occhio a un pubblico giovanissimo, il cuore di Ready Player One parla a ognuno di noi, indipendentemente dall’età anagrafica.

Chiaramente, non siamo davanti ad un film perfetto e qualche piccolo inciampo narrativo emerge se guardiamo al ritmo con cui si susseguono gli accadimenti. Nonostante la durata non esigua della pellicola (140 minuti) e il totale stravolgimento dall’opera originale, condensare tutto in un unico lungometraggio ha portato il regista a omettere o a velocizzare qualche spiegazione sul funzionamento di OASIS; si tratta tuttavia di piccolezze davvero di poco conto a confronto del prodotto cui il buon Steven ha lavorato per quasi tre anni. Spielberg si conferma quindi ancora oggi il più originale cantastorie dal buon cuore di Hollywood: a 72 anni suonati è ancora capace di insegnare, fare e rivoluzionare il cinema.

VOTO: 8.5

ready player one recensione cinemaGenere: fantascienza, avventura
Publisher: Warner Bros. Italia
Regia: Steven Spielberg
Colonna Sonora: Alan Silvestri
Interpreti: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, Simon Pegg, T.J. Miller, Mark Rylance
Durata: 140 minuti

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