La prima notte del giudizio - Recensione

La trilogia de La Notte del Giudizio è stata forse una delle produzioni più interessanti di questa decade. Il regista e sceneggiatore James DeMonaco ha ideato una storia che, sotto il velo del distopico, nasconde una componente critica verso la classe politica così marcata da assumere molteplici interpretazioni e chiavi di lettura.

Se è vero che, all’interno della trilogia, si può identificare il secondo capitolo come quello narrativamente e qualitativamente più riuscito, la continuazione della saga ha smosso non qualche dubbio proprio a causa della sua natura: la storia alla base, con la legittimazione strutturale di un annuale “Sfogo”, 12 ore in cui sfogare la propria aggressività e rendere legale l’omicidio, si è dimostrata tanto affascinante quanto terribilmente limitata; i tre film non sono mai riusciti ad esplodere in una critica verso la classe dirigente chiara e diretta, divertendosi invece a puntellare diversi aspetti socio politici, vantaggi e svantaggi di questa operazione in modo da lasciare la morale direttamente allo spettatore.

la prima notte del giudizio

Sulla carta, La prima notte del giudizio assumeva un incipit affascinante proprio partendo dalla sua natura; ponendosi come prequel, la volontà è quella di mostrare la strada che ha spinto la nuova oligarchia degli Stati Unici, i Nuovi Padri Fondatori, a deliberare questa nuova tradizione americana. Purtroppo proprio l’aspetto delle origini viene a mancare, sia dal punto di vista narrativo che morale. Il film non ha un’introduzione specifica, lanciandoci subito nelle ultime ore prima del test che ha luogo su Staten Island, isolata dall’esercito per l’occasione. Un’isola che diviene vero e proprio campo di battaglia (forte è l’influenza del Battle Royale di Kinji Fukasaku) con i diretti concorrenti che riceveranno 5000$ per la partecipazione, più un bonus per ogni uccisione effettuata. Tutto questo sotto il controllo del Governo.

La prima notte del giudizio toglie ogni dubbio: la saga non ha davvero più nulla da dire, purtroppo

La prima notte del giudizio quindi diviene quasi un testamento di ciò che già con il terzo capitolo della saga si cominciava a intuire, ovvero che il franchise non ha davvero più nulla da dire, non tanto per demerito di DeMonaco, quanto perché è proprio l’evento in sé che necessita di una disamina su più fronti,  cosa che emerge costantemente nelle storie narrate, all’interno delle 12 ore di conflitto condensate nella pellicola. Lo spettatore trae le proprie conclusioni, indignandosi o prendendo le difese di diversi personaggi, con il classico capovolgimenti di ruoli che vede i deboli divenire leoni e viceversa.

Se l’aspetto contenutistico risulta già testato e privo di novità, a fare da padrone è la deriva totalmente action che prende questo capitolo, con una finalità da mero cinema muscolare che può farsi apprezzare dagli appassionati ma molto meno da altri. Come traguardo finale, l’opera vorrebbe fungere da pesante critica contro la presidenza Trump, ma persino questa impostazione appare troppo evidente, nelle parole come nella messa in scena, e non si sforza nemmeno di mimetizzarsi con finezza.

la prima notte del giudizio

In conclusione, La prima notte del giudizio  è un film che si salva in calcio d’angolo, riuscendo a regalare comunque qualche momento ottimo, grazie anche a una digressione horror molto interessante, senza però confutare l’esaurimento di veri motivi per proseguire oltre nella saga.

VOTO: 6

la prima notte del giudizioGenere: azione, horror
Publisher: Universal Pictures Italia
Regia: Gerard McMurray
Colonna Sonora: Kevin Lax
Interpreti: Y’Lan Noel, Lex Scott Davis, Joivan Wade, Luna Lauren Velez, Kristen Solis, Marisa Tomei
Durata: 97 minuti

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