Il lascito di pellicole come Men In Black è stato più prezioso di quanto non sembri: limpido testimone di come nel cinema anni ’90 come i buddy movie funzionassero egregiamente, nel suo caso incrociando una fantascienza spicciola ma non per questo poco raffinata nella costruzione di una propria “mitologia”. Anche per questo, a distanza di più di venti anni cerchiamo ancora la galassia sulla cintura di Orione; già il terzo capitolo, uscito a distanza di quindici anni dal primo, è stato un testimone perfetto del lascito progressivo e potente della stessa saga, ricercando le basi nella mitologia degli Uomini in Nero, scavando nel passato e creando un universo piccolo ma forte, nonché concreto e funzionale alle storie narrate.
Men In Black: International, invece, sembra un prodotto all’opposto di quanto fatto fino ad ora; sbagliare un film del genere era molto difficile, eppure ci sono riusciti.
Nonostante siano presenti una struttura e una narrazione ben delineate, specie intorno all’organizzazione, questa volta i Men In Black si spostano a Londra (e poi Marrakech, Napoli e Parigi) per sventare l’ennesimo piano di alieni clandestini sulla Terra, con il dubbio che tra le fila degli agenti possa nascondersi una talpa. Senza girarci troppo attorno, però, il film non funziona quasi mai, in nessuno dei suoi molteplici piani narrativi.
Non funziona la coppia di Chris Hemsworth e Tessa Thompson, cosa abbastanza paradossale dato che i due già avevano condiviso il set di Thor: Ragnarok; i loro personaggi vagano nel minutaggio del film senza riuscire mai a essere convincenti nelle azioni compiute, una più involontariamente goffa dell’altra.
Non funziona l’aspetto della commedia, laddove si cercano forzatamente tempi comici che richiamino. almeno in parte, i precedenti capitoli del franchise, plasmandoli verso una classica produzione blockbuster odierna. Il risultato sono battute al limite del tedioso che non riescono mai a far sorridere, o a generare vere e proprie scene cult degne dei predecessori. Per intenderci, per quanto MIB2 non sia stato tutta questa bellezza, la sola scena dei villici dell’armadietto C-18 vale il prezzo del biglietto, specie in confronto col nuovo arrivato.
in men in black: international non funziona, praticamente, nulla
Non funziona nessuna delle sotto-trame presenti nel film. C’è il thriller che si concentra nella ricerca della talpa, ma i riferimenti di genere si rivelano vacui, fin troppo prevedibili e gestiti malissimo nel ritmo. La stessa dimensione di action-movie vene meno, soffocata dall’espediente narrativo per cui i nostri due agenti verranno mandati a destra e sa manca per il globo. Questo loro muoversi nasconde la più grave mancanza, quella di vere e proprie scene d’azione, proprio dove i due elementi principali della saga MIB si incontravano nei film precedenti, ovvero l’avventura plasmata sulla caccia di alieni nascosti sulla Terra.
A funzionare meglio sono le – troppe – spalle, da Liam Neeson a Emma Thompson passando per Rebecca Ferguson. Tutti bravi, ma impossibilitati a salvare un film estremamente debole, del quale è difficile ricordarci appena usciti dalla sala. Si evince, in tutto ciò, che gli ingranaggi della saga di Men In Black stavano già cominciando ad arrugginirsi con il terzo capitolo, problema da cui quest’ultimo è uscito fortunatamente incolume; per MiB International, purtroppo, non c’è stato scampo, al punto che sembra quasi di essere sottoposti all’esperienza del neuralizzatore, venendo sparaflashati per poi dimenticare tutto subito dopo.
VOTO 5
Genere: azione, commedia
Publisher: Warner Bros Italia
Regia: F. Gary Gray
Colonna Sonora: Danny Elfman
Interpreti: Chris Hemsworth, Tessa Thompson, Liam Neeson, Emma Thompson, Rafe Spall, Rebecca Ferguson
Durata: 115 minuti