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Al netto dell’effettiva qualità finale del prodotto, c’è da fare una grande, grandissima considerazione sulla natura di questa operazione che dribla tutti i preconcetti attorno il film, i problemi produttivi e altri feticci, per arrivare al nocciolo della questione: sin dal primo giorno di uscita al cinema della Justice Leaguecorretta da Joss Whedon, in rete si sono mossi in tantissimi per rendere giustizia a un lavoro compiuto a metà, e il fatto che una comunità nata su Twitter, capace di espandersi a macchia d’olio in poco tempo, sia riuscita a ottenere un risultato di questo calibro è di per se una vittoria incredibile, una vera e propria follia alimentata anche dal cambio di dirigenti Warner e l’approdo di Walter Hamada.
Piaccia o non piaccia, la cifra stilistica di Zack Snyder, così come il suo lavorare per immagini, è riconoscibile a tutti. Anche per questo era palese come del suo lavoro, nella versione cinematografica, fosse rimasto poco o nulla. Oggi, a conti fatti, possiamo identificare uno scarso 25% di girato: questo è quello che effettivamente è rimasto del primo taglio visto nelle sale, mentre tutto il restante di questa versione è riempito di tanto e bellissimo Cinema. È sbagliato etichettare il risultato come “Cut di Snyder”, visto che concretamente non lo è; ben venga, però, questa sorta di appropriazione del progetto, dal momento che lo stesso non è diventato un cut con qualche scena alternativa, bensì totalmente un altro film, assolutamente diverso per storia, metrica e tecnica rispetto a quello uscito al cinema. La dedica finale di Zack Snyder alla figlia Autumn, morta suicida, è un marchio che in qualche modo placa gli animi: niente sequel o ripristino di quell’universo, ma solo e semplicemente un atto d’amore verso un progetto che gli è stato strappato via, come un figlio, storpiato dagli eventi esterni che lo hanno ucciso (le continue lamentele web verso i prodotti DC hanno influito parecchio) portando lo stesso regista al tentativo di ricostruirlo, di regalargli una sua memoria per poi lasciarlo andare via, non tra gli applausi, ma con un sollievo sul cuore.
questo non è un vero e proprio cut, bensì un film totalmente diverso da quello visto al cinema
Oggi il lavoro che sta facendo Walter Hamada ha regalato ottimi frutti, tuttavia lontani da complessità e iconografia con cui Snyder si approcciava a questi eroi. In Zack Snyder’s Justice League viene ripresa la visione cristologica di Superman, forse non funzionale in tutti gli aspetti , talvolta finanche pacchiana, ma incredibilmente avvincente quando Snyder deve restituire le sensazioni prevalentemente per immagini. Sono potenti, forti, quadrate, da stamparsi un frame e incorniciarlo nel salotto.
I paladini di Snyder fanno sentire sulle loro spalle il peso delle responsabilità. Essere eroi in un mondo in costante pericolo non è una giostra di divertimento e il sacrificio è all’ordine del giorno. Basti vedere la sequenza iniziale delle Amazzoni che tentano invano di contrastare Steppenwolf mentre si appropria della prima scatola madre: si corre, si combatte e si urla, c’è una missione e una soltanto che deve essere portata a termine a costo della vita. Questa cosa avviene tanto per gli eroi quanto per le loro nemesi: Steppenwolf è lontano dall’essere il grande conquistatore infallibile, e anzi si rivela un sottoposto frustrato, cacciato dalle fila di Darkseid, capace di tutto pur di tornarci.
Questa, me ne rendo conto, è diversa da altre recensione, proprio perché il film da una parte è estremamente inedito, ma dall’altra costringe a scontrarsi con una realtà di strade narrative lasciate aperte, che non verranno prese in considerazione dato che solo la Justice League cinematografica è stata resa, in qualche modo, canonica.
Dunque Zack Snyder’s Justice League si lascia ben guardare, tenendo sempre a mente il cut cinematografico per notare, nelle scene in comune, quanto del film sia cambiato. È proprio in questo che il “mostro di Frankenstein” si mostra in ogni sua parte: battute, momenti particolari e personalità erano state totalmente riscritte da Whedon per apparire incredibilmente più puerili. Improvvisamente il problema dei baffi di Henry Cavill tolti in digitale passava in secondo piano, perché la versione arrivata al cinema ha totalmente ucciso ogni parvenza di motivazione e background ben insita in ogni personaggio, a favore di situazione divertenti e battute dall’aria stanca.
Ecco dove vince a mani basse la versione di Snyder, mostrando quanto quei background fossero dannatamente funzionali per quello che dovevano raccontare. O almeno lo sono diventati in questo film, “cantando” dei suddetti eroi.
si riconosce perfettamente la visione estetica con cui Snyder cura ogni inquadratura. Guardando il film senza il supporto del sonoro non ci perderemmo nulla, tanto l’immagine è in grado di comunicare
Siamo tornati a guardare una Justice League con il piacere visivo di rapire momenti, stamparceli nella mente, esaltarci e gustare qualche bel cammeo.
Sarebbe stato bellissimo vivere questo spettacolo al cinema, lo ribadisco con forza ancora maggiore del solito. Si tratta di un evento incredibile, per come la vedo io, una vittoria sul lato produttivo che dovrebbe andare a chi entra in sala ben felice di pagare il biglietto, mettersi comodo davanti a un gran spettacolo, condividere con gli altri spettatori un trofeo che chiunque trangugi cinefumetti dovrebbe avere nella propria bacheca. La Justice League di Snyder è diventata come la famosa S di Superman. Un vero simbolo.
VOTO 8
Genere: avventura, azione
Publisher: Warner Bros/SKY
Regia: Zack Snyder
Colonna Sonora: Tom Holkenborg
Interpreti: Ben Affleck, Henry Cavill, Gal Gadot, Ezra Miller, Ray Fisher, Willem Dafoe, J.K. Simmons
Durata: 242 minuti