Fast & Furious 9 – Recensione

Cosa è rimasto di quella che, per come l’ha definita il suo attore simbolo Vin Diesel, sarebbe attualmente la saga di film action più all’avanguardia del panorama cinematografico? Sull’avanguardia, avremmo da discuterne, ma se analizziamo il lato redditizio i numeri al botteghino di ogni capitolo di Fast & Furious non si possono certo ignorare.

All’inizio si parlava di Fast & Furious quasi fosse un culto tra i banchi di scuola. Non insospettisce, dunque, il famoso paragone che riconosce in questa serie la “Gioventù Bruciata” del 2000, con Paul Walker che aveva quel viso un po’ dolce ma anche dannato che rievocava le gesta di James Dean, anche se con le dovute limitazioni, e con l’importante differenza di avere un bolide sotto le gambe che spingeva cavalli e benzina come non mai. La saga si è evoluta, mutata quando con il quarto capitolo Justin Lin l’ha portata su dei lidi sicuramente inediti, con le corse clandestine spostate al contorno del quadro per mettere al centro i personaggi, così fuori dagli schemi e borderline che solo loro potevano scongiurare complotti, piani criminali e qualche piaga d’Egitto.

L’evoluzione ha riscontrato un notevole avvicinamento del pubblico e, di conseguenza, un diverso clima nella critica cinematografica, che difficilmente riusciva a inquadrare in termini o contesti conosciuti quei film che, effettivamente, stavano facendo qualcosa di inedito. Il settimo capitolo diretto da James Wan porta la maturazione alle stelle: complice anche la prematura e sconvolgente morte di Paul Walker – fino a quel momento l’unico attore ad avere una partecipazione ufficiale in più dell’onnipresente Vin Diesel, che saltò 2 Fast 2 Furious perché non presentava un’introspezione dei personaggi adeguata, a detta sua – quel film ha raggiunto l’apice tecnico ed emotivo. C’era la consapevolezza di dover dare un addio importante, coniugata all’abilità di Wan nel costruire, finalmente, un vero e proprio blockbuster conscio delle potenzialità del genere. Io stesso non nego di trovare Fast & Furious 7 come uno dei migliori film del 2015, almeno per quanto riguarda la sfera del puro intrattenimento: una definizione da vocabolario del perfetto pop corn movie.

FAST & FURIOUS 7 RIMANE UNO DEI MIEI FILM PREFERITI DEL 2015, MA DA LÌ IN POI QUALCOSA SI È SPEZZATO ALL’INTERNO DELLA SERIE

Poi con Fast & Furious 8 qualcosa si ruppe. All’epoca della recensione dell’ottavo capitolo non capivo perché si presentasse un cambio così drastico tanto registicamente (Wan e Lin forse avevano capito la situazione) quanto nella qualità finale del prodotto. E se prima c’era il dubbio, Fast & Furious 9 ha confermato ogni mio precedente appunto e mi ha permesso finalmente di capire, cosa non sta più funzionando: proprio lui, Vin Diesel.

Fast & Furious 9

Fast & Furious 9 è parte di quelli che sono, ufficialmente, gli ultimi tre film del franchise, che si chiuderà con il capitolo 11. Questo dunque è l’inizio di un’ideale trilogia conclusiva e pone già diversi e consistenti cambiamenti: si toglie dal franchise il personaggio di Dwayne Johnson (Diesel e Johnson hanno litigato per due motivi, il primo è che non si devono mai mettere a lavorare assieme due attori primedonne, il secondo lo trovate già scritto nella recensione di Bloodshot) e a seguire Diesel, già produttore del franchise, aumenta la sua quota di partecipazione rendendosi una sorta di direttore creativo fantasma. Le sue idee dunque sono legge e non si possono contestare. La Universal d’altronde non può che acconsentire a questi “capricci”, dato che anche in piena pandemia mondiale, il film è riuscito a incassare quasi 700 milioni di dollari nel mondo. Dunque Diesel ordina e Justin Lin, che torna alla regia, obbedisce.

Il termine che balena in testa a fine proiezione e che riassume questo nono capitolo è “disonestà”. Nascondendosi dietro il dito della Famiglia, Diesel ormai è assecondato totalmente nella sua voglia di divertire i fan, concretamente spettatori paganti che gonfiano il box office. Che sia chiaro dunque, il problema non è far arrivare le automobili nello spazio in questo capitolo come già ampiamente pubblicizzato dai promo, bensì trasformare la saga in una sorta di giardino personale dove è lui stesso a decidere cosa piantare e cosa no, dove e quanto tagliare rami e arbusti. Concettualmente il problema dunque non sussiste nelle classiche scene che sfidano la fisica, che sono sempre tanto belle da vedere quanto innegabilmente divertenti, bensì nel modo in cui gli eventi si muovono attorno i personaggi, per sballottolarli a destra e manca del globo e oltre l’esosfera.

IL PROBLEMA DI FAST & FURIOUS 9 NON SONO LE SCENE D’AZIONE IN SÉ, MA IL FATTO CHE LA SERIE SIA DIVENTATA IL PARCO GIOCHI DI VIN DIESEL

Interessante l’idea dunque di affondare parte del racconto nel passato di Toretto, ma non scordiamo che dal primo film sono passati ben 20 anni e la scelta di gettare nel mucchio questo fantomatico fratello scomparso di Dom è un’idea che, concettualmente, non funziona, rilevando l’artificio dietro la scelta di inserire il lanciatissimo John Cena (già Peacemaker in The Suicide Squad), ovvero riempire il vuoto di Johnson. Nonostante tutto, Cena è effettivamente l’unica nota positiva in una sonata storta e mal orchestrata. Egli non è concretamente un attore, ne è conscio, dunque gioca tutto sulla sua fisicità e la capacità di “intrattenere” con uno sguardo fisso verso l’orizzonte e alimentando questi vecchi rancori con il fratello. Di mezzo c’è un odio profondo, un padre deceduto e delle ombre sulla sua morte.

Concretamente tutto questo scavare serve poco all’economia del film, che sicuramente avrebbe giovato di un ritorno al centro delle automobili, invece si sceglie la via peggiore: inseguimenti tutti realizzati in computer grafica (tranne l’ultimo, quello finale), poche scazzottate e quelle che ci sono sono realizzare anch’esse in computer grafica. Insomma, non si chiede un uso eccessivo di stunt, ma neanche di lasciare la totalità della parte più action in mano alle animazioni digitali. Non parliamo del ritorno di Han, praticamente inutile, tanto il ruolo quanto il motivo del suo ritorno, che come già scritto, è un meccanismo per portare nella famiglia persone che Diesel ha deciso di avere personalmente nel franchise a discapito di una logica anche strettamente narrativa, che possa essere l’unico collante tra una scena e l’altra.

Insomma, Fast & Furious da una godibilissima serie action è divenuto un franchise al servizio di un despota che sta facendo attorno a lui terra bruciata da quando, con lo scorso capitolo, si è intromesso come direttore creativo. Vin, davvero, lascia questa parentesi creativa a chi è del mestiere e limitati a sedere su una Mustang e guidare. Per te, per noi e per tutti quelli che hanno bisogno di divertirsi senza sentirsi presi in giro.

Voto 5

Genere: azione, avventura, thriller
Publisher: Universal
Regia: Justin Lin
Colonna Sonora: Brian Tyler
Interpreti: Vin Diesel, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Ludacris, John Cena, Charlize Theron
Durata: 143 miniuti

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