Cobra Kai - Quinta Stagione - Recensione

La materia con cui è stato creato e modellato Cobra Kai è di quelle che si vende a peso d’oro, derivata dalla grande passione per un franchise storico del cinema per ragazzi.

https://www.youtube.com/watch?v=2FMYxWtFG8g

Parliamo di The Karate Kid, naturalmente, di cui Cobra Kai – arrivato alla sua quinta stagione – segue le orme partendo dai vecchi protagonisti, ora genitori, assieme a nuovi e giovani atleti in una storica rivalità tra dojo per contendersi la Valley di San Fernando, amicizie e speranze per il futuro dei giovani.

La serie, disponibile su Netflix, ha bisogno di ben poche presentazioni, oltre quelle che abbiamo già seminato qui e qui sulle pagine digitali di The Games Machine, ma è proprio dal mio retaggio che sento il bisogno di partire per iniziare il percorso che porta alla valutazione finale: Cobra Kai necessitava di evolvere, esattamente come la muta del cobra di cui porta il nome, doveva staccarsi dalle origini per portare il racconto su nuovi lidi. Dopo la sempre ottima ultima stagione, la necessità di respirare nuova aria era fondamentale per tenere in vita uno degli show più interessanti – per realizzazione e fandom tra vecchio e nuovo – tra quelli realizzati da Netflix, che ne ha acquisito i diritti nel 2020 per portarlo sulla sua piattaforma.

finalmente Cobra Kai si lancia in un nuovi e inediti obiettivi narrativi, cambiando la muta, ma mantenendo la sostanza più viva che mai

Questa volta i giochi sono cambiati. Con Kreese in carcere, il folle Terry Silver  sta aprendo decine e decine di dojo del Cobra Kai in tutta la Valley grazie alle sue cospicue disponibilità economiche. Il Miyagi-Do, come da accordi per aver perso il torneo, deve chiudere le attività; questo, però, non ferma Daniel LaRusso, che assieme a Johnny Lawrence e Chozen (rinforzo da The Karate Kid 2) cercheranno di fermare Silver al di fuori di contesti ufficiali. Ciò che non sanno è che lo stesso Silver sta chiedendo aiuto da oriente per avvalersi dei migliori sensei del pianeta, con l’intenzione di portare il Cobra Kai ad un livello mai visto. Fermiamoci qui, ché per la prima volta sono contento di poter dire che i risvolti degli ultimi cinque episodi sono notevoli, trasformando finalmente Cobra Kai in qualcosa di nuovo.

Cobra Kai 5 recensione

Ecco arrivare La boccata di aria fresca, insomma, con cui Cobra Kai diventa cattivo come il folle Terry Silver, portando persino a temere per la vita di tutti i protagonisti… Non si può essere certi che qualcuno ne esca senza conseguenze davanti una follia che si amalgama alla violenza, senza pietà, senza rancore, che incita a colpire per primi.

Questa volta la passione dei creatori Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald riesce a creare un nuovo terreno di gioco su cui costruire inediti tasselli narrativi. Da quando l’alleanza tra Johnny Lawrence e Daniel LaRusso si è consolidata, è stato evidente come il carisma dello show sia andato a perdersi progressivamente, in particolare quando si andava a concentrare troppo sui LaRusso e meno su Lawrence, con la sua famiglia anticonvenzionale. In particolare, il rapporto tra Miguel e Robby sarà di forte interesse, in un momento delicato in cui l’attempato karateka cerca di coniugare l’equilibrio privato mentre affianca LaRusso nella battaglia segreta contro Silver.

Cobra Kai 5 recensione

Ancor più delle altre volte, più che sul piano fisico (non temete, robuste dosi di combattimenti e scazzottate sono sempre assicurate), la sfida è sul piano psicologico: Silver rappresenta pienamente i malsani valori del Cobra Kai, insinuandosi nel privato dei suoi nemici per destabilizzare dall’interno. Una sfida inedita per chi ha risolto problemi ed ostacoli nei dojo o nei tornei ufficiali.

Questa volta la necessità di fare squadra e appianare ogni futile discussione nel gruppo di LaRusso e di Lawrence è vitale: il nemico è folle, milionario e, come detto, si avvale dei più grandi sensei in assoluto. Il combattimento leale non vale più, bisogna cambiare pelle. Cobra Kai finalmente evolve con questa quinta stagione, diventa più maturo per regalare altra linfa alla serie, che ora si proietta su un obiettivo diverso (scopritelo da soli, vi dico solo che sarà cruciale per la possibile sesta stagione) e si dimostra ancora una volta uno show ben equilibrato tra narrazione per ragazzi e diramazioni più adulte, necessarie per continuare il discorso riguardo l’eredità.

Cobra Kai 5 recensione

Non sarà – e non vuole essere – uno show estremamente serio o complicato. Ancora una volta la missione è di puntare all’equilibrio tra vecchio e il nuovo, gettando nella mischia personaggi presi dai vecchi film e continuando ad offrire coerenza narrativa. Certo, in alcuni passaggi  è uno show  fin troppo facile e superficiale, ma è uno di quei pochi prodotti che non nasconde la sua natura, divertendosi nel far partire riff di chitarra durante le scazzottate e alimentando il fuoco della passione. Niente di più raro al giorno d’oggi.

VOTO 8

Cobra Kai 5 recensioneGenere: azione, teen
Publisher: Netflix
Regia: vari
Colonna Sonora: Leo Birenberg, Zach Robinson
Interpreti: Ralph Macchio, William Zabka, Xolo Mariduena, Tanner Buchanan, Mary Mouser
Durata: 10 episodi

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