Black Panther: Wakanda Forever - Recensione

Un film difficile questo Black Panther: Wakanda Forever, di fatto costruito sulla scomparsa di Chadwick Boseman  e sulla scelta, rispettosa, di non aver voluto utilizzare un diverso attore per il ruolo di T’Challa: c’è quindi, già dall’inicipit, la necessità di trovare una nuova Pantera Nera per il Wakanda, paese che ormai si è mostrato al mondo e adesso sotto gli occhi di tutti, ferito dalla perdita del suo protettore.

È terribilmente difficile catalogare Black Panter: Wakanda Forever. Da una parte la pellicola ha un tono narrativo decisamente inedito per i recenti standard Marvel, comunque in linea con una Fase 4 cinematografica più sperimentale, calamita per le ire dei fan più accaniti ma anche voglia di osare agli occhi di altri.

Un film assolutamente particolare, insomma, quasi ipertrofico, con una narrazione terribilmente dilatata (quasi 160 minuti) per un contenuto praticamente esiguo, frammentato, ricco di tantissimi spunti che si perdono a favore di una sequela d’azione e snodi narrativi conseguenziali che purtroppo risultano, il più delle volte, mal narrati o privi di coerenza.

black panther wakanda forever recensione

Si potrebbe facilmente bollare Black Panther: Wakanda Forever come un film brutto, ma così non è: Ryan Coogler è un regista che ha dimostrato di avere una mano ferrea e consapevole, capace di veicolare temi e messaggi con una costruzione di immagini sempre precisa. Certo, con Black Panther qualcosa si perdeva nel finale e complessivamente è sempre stato un film con un ego pazzesco e una riuscita mediamente accettabile; Wakanda Forever invece cerca di essere etero, imponente, globale, ma tutto si costruisce su Letitia Wright (Shuri, la sorella di T’Challa), attrice che non ha lo spesso per sorreggere il film.

Ecco quindi i tanti co-primari, anche troppi, tra cui Riri Williams (Iron Heart) lascia poco all’economia della trama, se non per puntellare una parentesi di eredità che si tramanda nel genere femminile. Meglio allora la Ramonda di Angela Bassett, madre che perde un figlio e si ritrova con il suo paese vittima di predatori esterni, giacché il film riesce, almeno nella sua prima mezz’ora, ad aprire una parentesi brillante sul delicato equilibrio geopolitico che il mondo vive ogni giorno, tanto che guardando agli eventi tra Russia e Ucraina sembra farsi strada un destino tanto ironico quanto beffardo, cinico.

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La guerra viene dall’acqua, da Namor che chiede alle nuove regnanti, Ramonda e Shuri, di mantenere una tregua e proteggere i due regni, quello di terra del Wakanda e quello sott’acqua di Namor. Basterà però una piccola miccia, un dubbio, un’incomprensione per far scoppiare la guerra. Shuri e Namor dovranno spogliarsi dei loro ruoli all’interno delle comunità per riscoprirsi uomini e donne, figli e figlie, fratelli e sorelle.

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Black Panther: Wakanda Forever non è in assoluto un brutto film, ma si perde in discorsi allungati all’inverosimile, persi in panegirici sulla convivenza laddove, alla fine, l’obiettivo resta la pirotecnica azione da grande schermo. Ancora una volta il giocattolo Marvel si rompe sul più bello: parte subito in quinta con temi e costruzioni emozionali in sequenze davvero impressionanti, per poi cadere quarto d’ora dopo quarto d’ora. Anche come film omaggio a Chadwick Boseman, difficilmente riuscirà ad emozionare fino in fondo.

VOTO 7

Genere: avventura, fantascienza
Publisher: Disney
Regia: Ryan Coogler
Colonna Sonora:
Interpreti: Letitia Wright, Michael B. Jordan, Martin Freeman, Angela Bassett, Lupita Nyong’o
Durata: 161 minuti

 

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