17 anni (e come uscirne vivi) – Recensione

Da un estremo all’altro: se con Classe Z il genere adolescenziale scolastico al cinema vede una delle sue incarnazioni peggiori, 17 anni (e come uscirne vivi) – in termini di produzione e intenzioni – riesce a risollevare il morale e a rendere dignitosa un categoria che vanta tanti cloni, di cui pochi degni di essere ricordati.

Nadine e Krista sono inseparabili, finché quest’ultima non comincerà a frequentare il fratello maggiore dell’amica, egocentrico e spigoloso. Questo porterà ad un’inevitabile rottura tra le due e alla realizzazione che Nadine è sola al mondo, con i classici problemi da adolescente: pulsioni sessuali tanto irrefrenabili quanto ingenue e una fama da ragazza strana e sfigata.

17 anni (e come uscirne vivi) immagine Cinema 02

17 anni è il classico film adolescenziale con qualche chicca che ne giustifica la visione

Confesso che mi piacciono da morire questi film americani dove il riflettore è puntato, con orgoglio, su famiglie il cui unico problema è decidere se allargare o meno la piscina nel giardino; sono quelle sensazioni che superano l’invidia, per arrivare quasi alla compassione. Nel quadro generale Nadine è un pesce fuor d’acqua: ora è senza amiche, ancora vergine, ha gravi problemi a relazionarsi con la madre vedova, sempre troppo apprensiva e perennemente sul filo di una crisi di nervi, e convinta che la figlia si muova come un gambero, maledicendosi per la sua stessa esistenza, mentre tutto il mondo e i suoi amici (fratello antipatico compreso) vanno avanti.

17 anni (e come uscirne vivi) potrebbe apparire come il classico film adolescenziale – e, di fatto, lo è – ma c’è qualche piccola chicca che ne giustifica la visione. La prima è legata alla presenza di Woody Harrelson (grandissimo attore che, ogni tanto, qualcuno rispolvera) nel ruolo di un insegnante su cui Nadine proietta la necessità di una figura paterna, ma questi la guarda come farebbe qualunque adulto che osservi il proprio figlio adolescente, rispondendole con superficialità, seppur rispecchiandosi.

In secondo luogo, c’è sempre, in tutto il film, la costante sensazione, mai dura ma quasi compassionevole, di come non sia tanto difficile trattare con gli adolescenti, quanto esserlo, e Nadine ne incarna totalmente ogni aspetto: di fatto, è un personaggio quasi antipatico, irascibile, volgare, sfigato; insomma, l’archetipo di un ragazzo/a di 17 anni, con un mondo che vorrebbe entro i suoi standard, cosa che assolutamente non può avere. Un piccolo specchio – in cui forse ci siamo rimirati tutti, chi più, chi meno – che è servito come trampolino di lancio per dare risalto ad alcune grandi verità, che forse alcuni non capiscono o fanno finta di non capire: gran parte delle volte non è il mondo ad avercela con noi, ma siamo noi che, con una costante irresponsabilità, ci mettiamo continuamente nei casini. Il resto sa di già visto, ma quanto detto basta per concedergli almeno una visione.

VOTO 7

17 anni (e come uscirne vivi) immagine Cinema locandinaGenere: commedia, drammatico
Publisher: Warner Bros.
Regia: Kelly Fremon Craig
Colonna Sonora: Atli Örvarsson
Intepreti: Hailee Steinfeld, Woody Harrelson, Blake Jenner, Haley Lu Richardson
Durata: 104 minuti

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