7 minuti dopo la mezzanotte – Recensione

Uno dei più grandi pregi del regista spagnolo Juan Antonio Bayona è quello di conoscere perfettamente le tecniche con cui narra le sue storie. Forse è questo il motivo per cui Guillermo Del Toro lo ha preso sotto la sua ala protettrice, lanciandolo nel mondo delle produzioni che contano.

7 minuti dopo la mezzanotte è – senza troppi giri di parole – un racconto, una favola (tratta dall’omonimo romanzo) diversa dal solito. Al centro dell’intreccio c’è il classico giovane protagonista, Connor, che non riesce ad accettare di assistere alla morte della giovane madre, malata terminale. Accanto a lui ci sono un padre “lontano” e per lo più assente, e una nonna con cui non riesce ad avere dei buoni rapporti. Come suggerito dal titolo, sette minuti dopo la mezzanotte un mostro lo verrà a trovare e – come da prassi in tutte le favole – proporrà al giovane un iconico baratto: l’albero umanoide, questa la foggia della creatura, gli racconterà tre storie, ma la quarta – quella finale – dovrà narrarla il ragazzo.

7 minuti dopo la Mezzanotte immagine Cinema 03

7 minuti dopo la mezzanotte è una favola diversa

Se dovessi riassumere il film con due soli aggettivi, potrei azzardare “bellissimo” e “feroce”, un po’ come la vita stessa. Il racconto inscenato dal regista spagnolo è tanto semplice quanto complesso: una serie di storie e intrecci narrativi catartici, che si mescolano con fini puramente metaforici. Niente paura, perché tutto risulta di facile comprensione per lo spettatore, tanto che più volte viene da chiedersi se l’intero scheletro narrativo non si sia fondato su un pretesto ricattatorio per farci emozionare forzatamente. Non è certo la prima volta che viene fatto uso dell’elemento fantastico per sostituirsi al classico racconto di crescita o, come in questo caso, per preparare un giovane al triste destino da cui non può fuggire: perdere la madre.

7 minuti dopo la mezzanotte emoziona, naturalmente, ma il ricatto citato non si concretizza davanti una realizzazione veramente delicata del film. Riusciamo ad entrare in empatia con Connor stabilendo un legame molto intimo, ne percepiamo la paura, la rabbia, il sentirsi vittima di un destino che non riesce a comprendere; ben capiamo, quindi, il suo sentirsi troppo adulto in un corpo troppo piccolo. Uno spaccato emozionale che arriva dritto al cuore. Il mostro è l’incarnazione di un urlo disperato, figlio di un dolore troppo grande e pesante che nessuno riesce a curare. Lo stesso si presenta come la “cura” che il bambino vorrebbe più per sua madre che per sé, facendosi martire di errori e dolori che non gli appartengono.

7 minuti dopo la Mezzanotte immagine Cinema 02In una pellicola siffatta, che affronta una tematica così importante, non ci sono eroi né tanto meno antagonisti, ma semplici persone, che davanti ad una apparente inamovibilità nascondono un dolore che cercano di strozzare nel profondo, per non apparire deboli. Nondimeno, alcuni dolori o emozioni vanno urlati al mondo, anche se aiutati da un “mostro” che ci induce a rompere ogni piatto che abbiamo in cucina.

7 minuti dopo la mezzanotte offre una serie di storie e intrecci narrativi catartici, atti a mescolarsi con fini puramente metaforici

In chiusura del film, un piccolissimo evento ci porta a rileggere quanto visto fino a quel momento: si tratta della proverbiale ciliegia sopra una torta di alta pasticceria. 7 minuti dopo la mezzanotte stupisce più del dovuto, regalando emozioni contrastanti, sempre e comunque vive.

VOTO 8.5

7 minuti dopo la Mezzanotte immagine Cinema locandinaGenere: drammatico, fantastico
Publisher: 01 Distribution
Regia: Juan Antonio Bayona
Colonna Sonora: Fernando Velázquez
Intepreti: Sigourney Weaver, Felicity Jones, Lewis MacDougall, Liam Neeson, Toby Kebbell
Durata: 108 minuti

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