The War – Il pianeta delle scimmie – Recensione

Da quando sono approdato sulle pagine virtuali di TGM, ho combattuto – e lo faccio tuttora – con la necessità di dover dare un voto complessivo al film in oggetto. Mi trovo sempre in difficoltà, non tanto nell’inquadrare un numero preciso sulla scala di valori che va da “disastro” a “capolavoro”, quanto perché nel mio modo di collegare il film allo spettatore contano più le chiavi di lettura rispetto al giudizio globale. Questa volta farò il percorso contrario, ponendo l’attenzione sul voto in calce all’articolo (9), perché non credo di avere i giusti vocaboli per spiegarvi i motivi per cui The War – Il pianeta delle scimmie è uno dei migliori film del 2017.

Solo in altre due occasioni ho “regalato” voti alti (per il mio standard) e, ripensandoci, erano entrambi meritati: Rogue One (9) di Gareth Edwards e Silence (9.5) di Martin Scorsese. A questi si affianca agevolmente The War – Il pianeta delle scimmie, sia come film preso a sé, che in qualità di summa di una trilogia-reboot. Iniziata in sordina nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie, la nuova serie di film ha mostrato i propri muscoli digitali, senza vergognarsene, e una forte componente narrativa, proponendo uno dei migliori blockbuster estivi mai visti, anche atipici per il mercato attuale.The War - Il pianeta delle scimmie immagine Cinema 04

The War conclude una grandissima trilogia, scritta raffinatamente

The War inizia più o meno dopo gli eventi del secondo capitolo, Apes Revolution: l’ex alleato di Cesare, Koba, ha innescato la guerra tra scimmie ed umani, con quest’ultimi che hanno richiamato – a fine film – tutto quel che rimane dell’esercito statunitense per sterminare definitivamente le scimmie evolute al servizio di Cesare. The War si apre con una di queste spedizioni di militari, affiancate da alcune scimmie ancora fedeli al defunto capo Koba, che attacca gli avamposti delle truppe di Cesare per scovare l’ubicazione del nido. L’incontro/scontro con il Colonnello, interpretato magistralmente da Woody Harrelson, porterà Cesare a intraprendere una crociata solitaria, a concludere una guerra che non ha iniziato, a prendere coscienza del pesante nome storico che porta sulle spalle e ad affrontare fantasmi, percorsi di maturazione e rispettiva rinascita.

Rise. Dawn. War. I titoli originali della nuova trilogia evidenziano tre particolari fasi di questo pianeta delle scimmie in divenire. Matt Reeves, che ha preso in mano la regia dopo il primo film, ha marcato con accuratezza i temi che rappresentavano il cuore pulsante di questa eccellente saga: la lingua, il confronto tra specie e la reciproca influenza. Già nelle pellicole precedenti, la “società” delle scimmie ha avuto lo stesso tracollo che ha segnato la storia dell’umanità in centinaia di anni di storia. Sete di potere, tradimenti, gelosia e divisioni sono tutti elementi che Cesare ha sempre voluto evitare nel suo gruppo, in quanto consapevole di essere superiore alla mediocrità rappresentata dal genere umano. Eppure, proprio questo allontanamento ha reso le scimmie e il loro capo emotivi e deboli quanto gli esseri umani. La terza missione di Cesare, che assume tutti i connotati di parabola, lo mette davanti alla cruda realtà che condividere l’intelligenza, il sapere e la lingua comporta anche quelle debolezze emotive che hanno portato gli umani sul baratro dell’estinzione. Gli umani hanno creato per sbaglio il virus che li ha decimati e potenziato le scimmie, il T-113, ma parallelamente il primate più evoluto, Cesare, non è altro che una creatura fatta a immagine e somiglianza dell’uomo. La lunga cavalcata di maturazione di Cesare lo porta a tale consapevolezza e alla conseguente minaccia di condurre all’autodistruzione il gruppo di scimmie.The War - Il pianeta delle scimmie immagine Cinema 02

il T-113 è mutato e i pochi umani che vengono a contatto con il nuovo ceppo perdono la capacità di parlare

La peculiarità di The War consiste nel voler portare avanti un elemento narrativo quasi abbandonato: il virus. Dopo diversi anni, sembra che il T-113 sia mutato e i pochi umani sopravvissuti che vengono a contatto con questo nuovo ceppo perdono la capacità di parlare. Matt Reeves riversa in questo aspetto di “poco conto” tutta la sua visione – pessimistica, come quella dei film originali degli anni ’70 – riguardante la concezione filosofica e scientifica della parola. Cogito ergo sum: la parola rende liberi e vivi; la propria esistenza sulla Terra e sui libri di Storia è scandita dalla possibilità di esprimersi; che sia giusto o sbagliato quel che si dice non importa, il semplice fatto di parlare assume un’importanza capitale nelle vicende dell’uomo. Esprimersi vuol dire esistere, mentre non esprimersi nega l’esistenza stessa e avvicina l’essere umano alle bestie. Il Colonnello non trascurerà questa verità.

A quanto detto si aggiunge il ruolo della bambina Nova (chiaro omaggio alla Nova interpretata da Linda Harrison) che verrà accolta nelle fila di Cesare e imparerà la lingua dei segni, mezzo di comunicazione universale tra le scimmie. La bambina è infetta, non parla ma si integrerà nel gruppo, perdendo la propria cognizione di essere umano per confondersi come scimmia. Fondamentalmente, abbiamo la contrapposizione delle sequenze parlate a lunghe sessioni mute, con le scimmie che usano il linguaggio dei segni (reso comprensibile dai sottotitoli a schermo). La lingua che viene contrapposta al silenzio, dunque: una scelta coraggiosa per tutti e tre i film, considerata la natura da blockbuster dell’opera.The War - Il pianeta delle scimmie immagine Cinema 03La “guerra santa” del Colonnello è attuata proprio per evitare situazioni simili: c’è un solo pianeta che due specie diverse dovranno spartirsi, ma – come vuole una ferrea regola – solo una riuscirà a sopravvivere. La guerra di Cesare, di contro, è una battaglia personale: persa tutta la sua famiglia, la vendetta arde nel suo cuore, il che lo porterà a rompere ogni regola che lui stesso aveva stabilito per garantire una lunga e cristallina pace al suo popolo. Per un futuro migliore quel mondo deve essere cancellato, e forse il ricambio generazionale rappresentato da Nova o da Cornelius – secondo figlio di Cesare (ancora un omaggio ai film originali) – è la giusta base per ripartire.

Rise. Dawn. War. I titoli originali della nuova trilogia evidenziano tre particolari fasi di questo pianeta delle scimmie in divenire

A Reeves, ancora una volta, non interessa fare del conflitto il fulcro del film, piuttosto desidera mostrarci quanto esso sia futile. Il mondo è andato in malora e il voler recuperare una certa stabilità sta portando inevitabilmente gli uomini a uccidersi a vicenda. Ottenere di nuovo la lingua, il permesso di esistere e un barlume di umanità, è l’atto definitivo con cui gli uomini – con violenza – si stanno privando della libertà di esistere.

In The War, Cesare conclude la sua crociata. Già con il primo film, sapevamo che quel nome sarebbe stato motivo di grande orgoglio, ma che avrebbe portato con sé gravi responsabilità e disperazione. La seconda e ultima parte della pellicola racchiude tutti questi valori: il conflitto e la redenzione fanno vacillare le scimmie, che nondimeno raccolgono l’eredità degli umani per imparare a vivere e sopravvivere al (e nel) nuovo mondo. Il voto in calce è da considerasi come voto al film e come giudizio globale attribuito ad una grandissima trilogia, scritta raffinatamente, forse la più importante di questo decennio.

VOTO 9

The War - Il pianeta delle scimmie immagine Cinema locandinaGenere: fantascienza, drammatico
Publisher: 20th Century Fox
Regia: Matt Reeves
Colonna Sonora: Michael Giacchino
Intepreti: Andy Serkis, Woody Harrelson, Karin Konoval, Judy Greer, Steve Zahn
Durata: 142 minuti

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