Solo in altre due occasioni ho “regalato” voti alti (per il mio standard) e, ripensandoci, erano entrambi meritati: Rogue One (9) di Gareth Edwards e Silence (9.5) di Martin Scorsese. A questi si affianca agevolmente The War – Il pianeta delle scimmie, sia come film preso a sé, che in qualità di summa di una trilogia-reboot. Iniziata in sordina nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie, la nuova serie di film ha mostrato i propri muscoli digitali, senza vergognarsene, e una forte componente narrativa, proponendo uno dei migliori blockbuster estivi mai visti, anche atipici per il mercato attuale.
The War conclude una grandissima trilogia, scritta raffinatamente
Rise. Dawn. War. I titoli originali della nuova trilogia evidenziano tre particolari fasi di questo pianeta delle scimmie in divenire. Matt Reeves, che ha preso in mano la regia dopo il primo film, ha marcato con accuratezza i temi che rappresentavano il cuore pulsante di questa eccellente saga: la lingua, il confronto tra specie e la reciproca influenza. Già nelle pellicole precedenti, la “società” delle scimmie ha avuto lo stesso tracollo che ha segnato la storia dell’umanità in centinaia di anni di storia. Sete di potere, tradimenti, gelosia e divisioni sono tutti elementi che Cesare ha sempre voluto evitare nel suo gruppo, in quanto consapevole di essere superiore alla mediocrità rappresentata dal genere umano. Eppure, proprio questo allontanamento ha reso le scimmie e il loro capo emotivi e deboli quanto gli esseri umani. La terza missione di Cesare, che assume tutti i connotati di parabola, lo mette davanti alla cruda realtà che condividere l’intelligenza, il sapere e la lingua comporta anche quelle debolezze emotive che hanno portato gli umani sul baratro dell’estinzione. Gli umani hanno creato per sbaglio il virus che li ha decimati e potenziato le scimmie, il T-113, ma parallelamente il primate più evoluto, Cesare, non è altro che una creatura fatta a immagine e somiglianza dell’uomo. La lunga cavalcata di maturazione di Cesare lo porta a tale consapevolezza e alla conseguente minaccia di condurre all’autodistruzione il gruppo di scimmie.
il T-113 è mutato e i pochi umani che vengono a contatto con il nuovo ceppo perdono la capacità di parlare
A quanto detto si aggiunge il ruolo della bambina Nova (chiaro omaggio alla Nova interpretata da Linda Harrison) che verrà accolta nelle fila di Cesare e imparerà la lingua dei segni, mezzo di comunicazione universale tra le scimmie. La bambina è infetta, non parla ma si integrerà nel gruppo, perdendo la propria cognizione di essere umano per confondersi come scimmia. Fondamentalmente, abbiamo la contrapposizione delle sequenze parlate a lunghe sessioni mute, con le scimmie che usano il linguaggio dei segni (reso comprensibile dai sottotitoli a schermo). La lingua che viene contrapposta al silenzio, dunque: una scelta coraggiosa per tutti e tre i film, considerata la natura da blockbuster dell’opera.La “guerra santa” del Colonnello è attuata proprio per evitare situazioni simili: c’è un solo pianeta che due specie diverse dovranno spartirsi, ma – come vuole una ferrea regola – solo una riuscirà a sopravvivere. La guerra di Cesare, di contro, è una battaglia personale: persa tutta la sua famiglia, la vendetta arde nel suo cuore, il che lo porterà a rompere ogni regola che lui stesso aveva stabilito per garantire una lunga e cristallina pace al suo popolo. Per un futuro migliore quel mondo deve essere cancellato, e forse il ricambio generazionale rappresentato da Nova o da Cornelius – secondo figlio di Cesare (ancora un omaggio ai film originali) – è la giusta base per ripartire.
Rise. Dawn. War. I titoli originali della nuova trilogia evidenziano tre particolari fasi di questo pianeta delle scimmie in divenire
A Reeves, ancora una volta, non interessa fare del conflitto il fulcro del film, piuttosto desidera mostrarci quanto esso sia futile. Il mondo è andato in malora e il voler recuperare una certa stabilità sta portando inevitabilmente gli uomini a uccidersi a vicenda. Ottenere di nuovo la lingua, il permesso di esistere e un barlume di umanità, è l’atto definitivo con cui gli uomini – con violenza – si stanno privando della libertà di esistere.
In The War, Cesare conclude la sua crociata. Già con il primo film, sapevamo che quel nome sarebbe stato motivo di grande orgoglio, ma che avrebbe portato con sé gravi responsabilità e disperazione. La seconda e ultima parte della pellicola racchiude tutti questi valori: il conflitto e la redenzione fanno vacillare le scimmie, che nondimeno raccolgono l’eredità degli umani per imparare a vivere e sopravvivere al (e nel) nuovo mondo. Il voto in calce è da considerasi come voto al film e come giudizio globale attribuito ad una grandissima trilogia, scritta raffinatamente, forse la più importante di questo decennio.
VOTO 9
Genere: fantascienza, drammatico
Publisher: 20th Century Fox
Regia: Matt Reeves
Colonna Sonora: Michael Giacchino
Intepreti: Andy Serkis, Woody Harrelson, Karin Konoval, Judy Greer, Steve Zahn
Durata: 142 minuti