Un veloce accenno agli eventi di Death Note, per chi non li conoscesse: Light è uno studente brillante che un giorno vede cadere dal cielo un quaderno – il Death Note, appunto – che ha il potere di uccidere le persone solo scrivendone il nome sulle pagine. Con l’aiuto del proprietario del quaderno (lo Shinigami Ryuk, un Dio della Morte della cultura Orientale), Light abuserà del potere concessogli per creare un mondo nuovo privo di criminali. Su questa serie di misteriosi decessi indagherà il miglior detective al mondo, L, e tra i due inizierà una sadica caccia all’uomo.
la pellicola di Netflix si rivela una produzione e rilettura occidentale
L, effettivamente, viene presentato così, senza sbavature ed è anche affascinante vederlo muoversi nelle virtuose scene che il regista gli regala, eppure nel terzo atto del film qualcosa si rompe. Il personaggio segue un’evoluzione più fedele alla visione del regista, strettamente metropolitana e underground, lasciando incompiuto il percorso che lo porterà a intraprendere delle azioni totalmente incomprensibili. Da una parte, ciò è giustificato dalla psicosi che emerge dalla visione di Wingard, con una città pregna di luci al neon, regalando un aspetto estetico e visivo sicuramente affascinante, ma al contempo delinea una urbe (o società) talmente allo sbando da far perdere anche l’ultimo barlume di integrità alle persone civilmente forti e incorruttibili.Su questa scia si inserisce anche il protagonista Light che, insieme alla sua ragazza, troverà un potente afrodisiaco nel potere di decidere per la vita o la morte delle persone; così presi dall’eccitazione i due ragazzi scriveranno nomi, vedranno le persone morire e consumeranno rapporti sessuali.
Death Note di Netflix parte mantenendo una chiara fedeltà all’opera originale, per poi prendere una sua strada narrativa
Death Note di Netflix, dunque, parte mantenendo una chiara fedeltà all’opera originale, per poi prendere una sua strada narrativa piena di interessanti risvolti, come la già citata capacità di provare eccitazione sessuale tramite l’altrui morte o la particolare sfumatura malvagia conferita allo Shinigami Ryuk, che ha il volto e la voce di Willem Dafoe. Narrativamente, il film zoppica in più di una circostanza, e le parti investigative sono ridotte all’osso, con la visione del regista improntata sulla ricerca dello splatter, riprendendo palesemente lo stile dalla serie di Final Destination, ma nonostante tutto riesce ad intrattenere, anche grazie ad una sottile ironia che – il più delle volte – contraddistingue prodotti di questo tipo, sempre utile a delineare la pazzia inconscia dei protagonisti.
Non nascondo che per apprezzare quanto di buon Death Note ha da offrire occorre (quasi) necessariamente obliare la serie originale e abbracciare le sfumature inserite dal regista. Non sarà ottimo, eppure lascia qualcosa di buono.
VOTO 6
Genere: thriller, fantascienza
Publisher: Netflix
Regia: Adam Wingard
Colonna Sonora: Atticus Ross
Intepreti: Nat Wolff, Margaret Qualley, Keith Stanfield, Willem Dafoe
Durata: 101 minuti