Darksiders III - Recensione

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Tutto è bene quel che finisce bene: con la bancarotta di THQ e il conseguente declino di Vigil Games, le tenebre parevano decise a calare impietose sulle cronache dell’apocalisse, decretando un prematuro finale per il fato dei Quattro Cavalieri. La provvidenza, però, ha rimesso in moto gli ingranaggi del destino operando sotto le spoglie di Nordic Games (ora THQ Nordic), compagnia che ha riscattato l’affascinante IP per poi consegnarla nelle legittime mani di Gunfire Games, uno sviluppatore provvidenzialmente formato da ex membri di quella stessa Vigil Games che diede il via alle danze nel 2010 con l’avventura di Guerra.

E proprio davanti al bellicoso Cavaliere color cremisi che si apre il terzo capitolo: incatenato davanti al dispotico Arso Consiglio, Guerra è considerato responsabile di aver causato un’apocalisse prematura, scombussolando gli equilibri tra Paradiso e Inferno. Davanti ai suoi occhi, il compito di risolvere la situazione viene affidato nelle mani della sorella Furia che, con il tatto del consanguineo caritatevole delle grandi occasioni, accetta, a patto di essere nominata capitano dei cavalieri e comandare una volta per tutte quegli smidollati dei fratelli. Un premio adatto a un guerriero tanto ardimentoso da sfidare a testa alta i Sette Peccati Capitali.

“ASSICURATI CHE URLINO, CAVALIERE!”

Laddove i primi due Darksiders prendevano spunto da The Legend of Zelda, il terzo capitolo pare intenzionato a pescare ispirazioni dalle parti di Metroid, volendo continuare con il lusinghiero paragone nintendiano. Il mondo di gioco appare dunque come un enorme dungeon di per sé piuttosto lineare, pronto però a rivelare numerose aree a prima vista precluse che verranno rese accessibili a tempo debito con l’acquisizione di specifiche abilità, il tutto scongiurando sin dalle prime battute lo spauracchio del backtracking in modo indolore grazie a un capillare sistema di teletrasporto chiamato Varchi Serpentini. Considerando che l’arma preferita di Furia è una frusta, Darksiders III avrebbe sulla carta tutte le carte in regola per soddisfare i fan di Caslevania alla ricerca di un degno erede tridimensionale della produzione di Koji Igarashi. La sfida che Furia si troverà a fronteggiare si presenta del resto più intrigante rispetto a quanto sperimentato dagli illustri fratelli: se il sistema di combattimento dei precedenti Darksiders pareva quasi una formalità, Gunfire Games ha deciso di aggiungere un po’ di pepe lasciandosi contaminare dalle opere di Hidetaka Miyazaki.

Il terzo capitolo pare intenzionato a pescare ispirazioni dalle parti di Metroid

È dunque impossibile non notare l’influenza del papà della serie Souls un po’ in tutti gli aspetti del gioco: Furia utilizza le anime dei nemici caduti come universale valuta, da barattare presso il fluttuante spirito Vulgrim (una delle costanti della saga) in cambio di punti abilità con cui salire di livello e altra mercanzia. Sono addirittura presenti gli equivalenti delle anime da conservare nell’inventario e consumare al momento opportuno per ottenere moneta di scambio extra, così come il corrispettivo della fiaschetta Estus, qui brillantemente interpretato dal cosiddetto Riposo del Nephilim, ovvero un limitato consumabile che svolge la medesima funzione. Principalmente, però, l’aspetto che ha beneficiato maggiormente di questa declinazione è proprio la difficoltà generale: Furia è tosta nel suo look da eroina Image della prima ora, ma deve prestare molta attenzione ai nemici che la circondano, specialmente all’inizio della sua avventura. Basta infatti abbassare la guardia per ritrovarsi circondati da mostruosità nervosissime pronte a eliminarci con pochi colpi, condannandoci a una mesta dipartita che ci costringerà a rinascere nel Varco più vicino e percorrere i nostri passi a ritroso per recuperare le anime perse, esattamente come da copione. Non si tratta però di una sfida snervante per diversi motivi: in primis, i quattro livelli di difficoltà iniziali garantiscono un impegno adatto bene o male a tutti, mentre la naturale predisposizione al crowd control di Disprezzo – la frusta di Furia – offre un versatile stile di combattimento a medio raggio, efficace sia contro i gruppi di nemici che nei duelli. L’unico neo è la telecamera veramente troppo ravvicinata che a volte rende davvero complicato tenere sotto controllo agglomerati di avversari particolarmente numerosi, nonostante appositi indicatori cerchino di fare del loro meglio per segnalare la direzione da cui arriverà il prossimo colpo.

Basta abbassare la guardia per ritrovarsi circondati da mostruosità nervosissime pronte a eliminarci

Darksiders III è dunque più impegnativo e appagante rispetto ai capitoli precedenti senza però diventare mai frustrante e, nel complesso, consegna nelle mani del giocatore un bilanciamento tra enigmi e scontri davvero soddisfacente, riuscendo brillantemente nell’arduo compito di mantenere alto l’interesse durante tutta l’avventura. È anche merito delle Forme che Furia conquisterà durante il suo viaggio, destinate a garantire un significativo aumento delle opzioni marziali e fornire gli strumenti e le abilità con cui il cavaliere potrà farsi strada verso i più reconditi angoli del mondo di gioco. Per fare un esempio, la Forma del Fuoco la renderà tutt’una con le fiamme, concedendo un incolume passaggio sulla lava e trasformandola al contempo in una cometa incandescente durante il salto per proiettarla verso altezze inimmaginabili, mentre quella della Stasi le permetterà di camminare come se nulla fosse sugli specchi d’acqua, congelandone la superficie a ogni passo.

“NON DOVEVI FARLI INGINOCCHIARE!”

Il bello ovviamente arriva andando avanti, quando tutte le Forme saranno riunite e potranno essere alternate a piacimento per risolvere puzzle più complessi e stimolanti. Solo un paio di volte mi sono ritrovato inebetito a grattarmi la testa di fronte a degli enigmi apparentemente insormontabili, rimanendo piacevolmente stupito nel momento in cui la soluzione si è palesata davanti ai miei imbolsiti neuroni: in quei momenti in cui un indovinello magistralmente orchestrato si sposa con attimi di ottimo level design, la soddisfazione che si riceve è davvero parecchia. La situazione diverrà anche più complessa (nonché intrigante) una volta messe le mani su un’arma da lancio chiamata Salvezza, che però potrete ribattezzare tranquillamente “il Glaive di Krull”, tanto nessuno avrà nulla da ridire.

Darksiders III è più impegnativo e appagante rispetto ai capitoli precedenti senza però diventare mai frustrante

Marginalmente utile in combattimento, trova la sua dimensione ideale a un livello più cerebrale, giacché può essere “imbevuta” del potere delle Forme per interagire con elementi del fondale collocati fuori dalla portata di Furia, mettendo alla prova il colpo d’occhio del giocatore in mappe contraddistinte da una buonissima verticalità. La mutevole natura ultraterrena di Disprezzo sa adattarsi alle camaleontiche abilità della sua proprietaria; se all’inizio le combinazioni risultano legate a un solo tasto e offrono varietà a seconda del ritmo dell’input, assumere una delle quattro Forme abbina a un secondo tasto una nuova arma elementale, destinata non solo ad ampliare le combinazioni eseguibili assieme alla forma base di Disprezzo, ma anche a fornire approcci inediti come nel caso del maglio gentilmente offerto dalla Forma di Forza, lento ma in grado di spezzare la guardia dei nemici. Per concludere il soddisfacente quadretto va segnalata la schivata con successivo contrattacco al rallentatore (studiata probabilmente sul manuale della perfetta Strega di Umbra) così come gli Attacchi di Collera, sorta di smart bomb dagli effetti più disparati, ovviamente differenti a seconda della Forma assunta al momento dell’attivazione. Personalmente i mini cicloni scatenati una volta abbracciato il potere della Tempesta sono un must irrinunciabile, ma probabilmente ciascuno saprà trovare il suo preferito. Se poi le cose dovessero mettersi proprio male, Furia può trasformarsi brevemente nella Forma Caotica, un gigantesco avatar invulnerabile dotato di doppia frusta e tanta cattiveria, destinato a creare brutale scompiglio sul campo di battaglia. La sua efficacia è subordinata allo sviluppo della protagonista, che passa attraverso tre distinti valori; vitalità e danno fisico si spiegano da soli, mentre il danno arcano interessa i punti ferita fagocitati dagli Attacchi di Collera e dall’inalberatissimo alter ego di cui sopra.

I mini cicloni scatenati una volta abbracciato il potere della Tempesta sono un must irrinunciabile

Il dispiegamento di forze sovrannaturali è sufficientemente variegato e viene parzialmente rinnovato durante l’esplorazione di ogni nuova zona, offrendo un’invidiabile varietà nell’occulto bestiario da sterminare. Menzione speciale per i boss, duri da buttare giù, capaci di colpire come un tir carico di dinamite e destinati a mutare il pattern di attacco durante lo scontro; per non smettere di omaggiare Miyazaki neppure per un attimo e con le debite proporzioni, Darksiders III ha anche la sua personalissima risposta al blasonato scontro con Smough e Ornstein, ovviamente contraddistinto da un livello di difficoltà immensamente più docile! Artisticamente parlando il gioco appare sufficientemente in linea con i suoi predecessori, nonostante l’assenza di Madueira nel team creativo si faccia comunque sentire. Al di là di personaggi ereditati dai precedenti capitoli come il già citato Vulgrim o “Martello Nero” Ulthane (qui nel ruolo di fabbro per migliorare l’arsenale di Furia), Gunfire Games ha cercato di imitare la sgargiante tavolozza tipica dei lavori di “Mad” con risultati altalenanti che variano a seconda dello scenario, favorendo i paesaggi più astratti che si dimostrano ben più interessanti rispetto alle grigie e martoriate distese urbane. Una cura altrettanto incostante è riservata anche alla caratterizzazione dei personaggi, una leggerezza che rende le apocalittiche peregrinazioni di Furia un’avventura meno interessante di quanto sarebbe potuto effettivamente essere.

In quei momenti in cui un indovinello magistralmente orchestrato si sposa con attimi di ottimo level design, la soddisfazione che si riceve è davvero parecchia.

I Sette Peccati vantano una rappresentazione grafica egregia che difficilmente viene accompagnata da una scrittura di spessore, tramutando antagonisti potenzialmente formidabili in un gruppo di cattivi usa e getta dove l’unico guizzo proviene forse dal carismatico Lussuria, mentre la stessa protagonista è un rancoroso stereotipo bipede, fedele sicuramente al nome che porta ma priva di una evoluzione degna di nota durante corso dell’avventura. Rimane un personaggio interessante grazie all’ottimo doppiaggio italiano, capace di rimarcare con successo la sua… uh… furiosa indole e donare anche ad altri personaggi quello spessore extra che una scrittura non particolarmente grintosa fallisce a tratteggiare. Sotto il profilo tecnico va apprezzata la stabilità della versione PC – recensita in questa sede – che si è rivelata stabile e priva di fastidiosi crash dall’inizio alla fine, presentando qualche bug occasionale come rarissimi nemici incastrati nel fondale. Giocato con le impostazioni tarate al massimo, però, Darksiders III si è dimostrato piuttosto esigente, accusando frequenti perdite di fluidità su un sistema munito di Nvidia Geforce GTX 1070, SSD e 16 GB di RAM, principalmente negli spazi aperti.

Darksiders III è un buon gioco, nonché un perfetto seguito per una saga che pareva persa nel maelstrom generato dalla bancarotta di THQ. Furia non avrà il carisma del massiccio Guerra o di Morte, il tenebroso per antonomasia, ma complessivamente l’avventura vanta un ritmo molto buono, avvicendando combattimenti discretamente impegnativi e soddisfacenti enigmi in un’avventura capace di sfiorare le venti ore se, come me, siete soliti fare frequenti soste presso ogni nicchia o potenziale nascondiglio a caccia di segreti e collezionabili. Decisamente raccomandato.

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Pro

  • Ottimo bilanciamento tra combattimenti e puzzle.
  • Un degno, nuovo capitolo nella saga di Darksiders.
  • Convincente doppiaggio in italiano.

Contro

  • Scrittura non particolarmente brillante.
  • Ottimizzazione altalenante.
  • Artisticamente si avverte un po' la mancanza di Madueira.
8.7

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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