Se guardo al primo anno di Nintendo Switch, e se butto un occhio su quello che verrà, non posso fare a meno di notare come la console della casa di Kyoto stia riuscendo in un’impresa unica, ovvero affrancare il marchio Nintendo dal concetto di produttore che – per lo meno agli occhi di alcuni – sforna solo prodotti pensati per un target fanciullesco. Mio figlio, così come buona parte dei suoi compagni, vive buona parte della sua vita ludica su PlayStation 4, e fruisce corposamente di Switch (con soddisfazione, va detto) solo perché sono stato io a includerla tra le piattaforme presenti in casa. Non ho dati a portata di mano a corroborare la tesi – e quindi le mia prossime parole contano quanto la carta dei punteggi del bridge in un mazzo di carte – ma ho il sospetto che l’età media degli utenti Switch sia discretamente alta, sicuramente più di quanto Nintendo abbia mai registrato guardando a tutte le console che ha venduto in passato.
D’altronde, cose come Skyrim, DOOM e Outlast (di cui vi scriverò la recensione durante il fine settimana che va per cominciare) erano videogiochi inimmaginabili su una piattaforma di Nintendo, anche solo un anno fa. Tra le faccende sfiziose in arrivo c’è perfino Dark Souls, e non è un caso che nottetempo Nintendo abbia annunciato la produzione dell’amiibo di Solaire, che sono pronto scommettere andrà esaurito nel giro di un amen. Persino l’arrivo di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, nonostante l’aspetto cartoonoso del look, è figlio dello strizzare l’occhio ai videogiocatori più grandi e che già conoscono il marchio, piuttosto che del tentativo di catturare l’attenzione dei più piccoli. Certo, al momento parliamo sostanzialmente di porting da altre piattaforme, ma è un segnale evidente di come il vento, dalle parti di Kyoto, abbia cambiato direzione, fatta comunque salva l’unicità della Nintendo Difference, incarnata perfettamente nell’esperienza di Labo (di cui vi ho parlato recentemente in questo articolo, da leggere qualora abbisognaste di un ripassino sull’argomento).
ho il sospetto che l’età media degli utenti Switch sia discretamente alta