Remake, remastered, reboot: a ognuno il suo

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Vi siete mai fermati un momento a riflettere sul fatto che la maggior parte di noi, volenti o nolenti, vive di pensieri ciclici e ritorni di fiamma? Più che a un teorema sulle ex, che vanno sempre di moda, pensavo al fatto che ormai la maggior parte dei prodotti presenti in qualsivoglia medium d’intrattenimento rimanda a qualcosa di già visto in passato. Probabilmente si tratta di un qualche meccanismo distorto incastonato nel nostro DNA, ma comunque è abbastanza curioso come la maggior parte di noi si ritrovi coinvolto nel vedere, o giocare, l’ennesimo capitolo di quello o il reboot di quell’altro.

Ce lo facciamo scivolare addosso come una pioggia estiva e non ce ne lamentiamo nemmeno troppo, perché sotto sotto, alla fine, non ci dispiace poi così tanto. Sul piano cinematografico questa pratica viene gestita un po’ passivamente, d’altronde non è che puoi metterti a gridare contro lo schermo mentre guardi il reboot de “La Mummia”; sul piano videoludico, invece, dato che sei tu a prendere le redini del personaggio virtuale, vivi il tutto come parte attiva del discorso. E certe volte ti incazzi, altre resti con gli occhi a cuoricino, ma alla fine della storia ti domandi se è valsa la pena di fare questo ennesimo viaggio sul treno dei ricordi. Sottolineo treno dei ricordi, se non altro perché la maggior parte delle remastered messe in circolazione dai vari publisher possono essere riassunte essenzialmente con questa definizione. Possiamo farne una questione economica, o anche una mera occasione per far mettere in pari quell’utente giovine che non ha avuto le console precedenti a quelle in commercio.
Devil May Cry V e Resident Evil 2 gamescom

alla fine della storia ti domandi se è valsa la pena di fare questo ennesimo viaggio sul treno dei ricordi

Ma la contestazione è retorica, me ne rendo conto nello stesso momento in cui la sto formulando tra queste righe. Però non riesco a frenare questa macchina in corsa, soprattutto guardando il calendario delle uscite del mese che recita un numero incredibilmente alto di remaster. Ma abbiamo veramente bisogno di questi prodotti? O almeno, abbiamo veramente bisogno di una versione rieditata sul fronte tecnico con supporto al 4K? Preferisco aspettare qualche mese in più e godermi un prodotto come Resident Evil 2, che acquista un notevole valore non solo per l’editing grafico, ma anche e soprattutto per un discorso di rielaborazione dei contenuti. Questo è il motivo per cui un giocatore si trova inevitabilmente ad amare prodotti come Crash Bandicoot e Spyro The Dragon, piuttosto che giocare l’ennesima remastered di Darksiders o Final Fantasy che magari, come forse constateremo, si confermano come meri porting di un gioco in commercio già da un sacco di tempo. Anticipo una delle possibili risposte dicendovi che un giocatore, nel momento in cui sceglie di acquistare una console relativamente nuova come Nintendo Switch (o anche qualsiasi altra, sia chiaro) può tranquillamente visionare il palinsesto di offerte in commercio per la medesima. Ergo, anche un utente medio può venire a conoscenza del fatto che Nintendo offre dei prodotti legati alle sue produzioni di spicco, che magari non saranno disponibili sulle altre piattaforme. Stessa cosa per Sony, insomma, sono meccaniche legate alle esclusive che già conosciamo bene da tempo.

il fulcro della riflessione è partito dopo l’installazione della remastered di Assassin’s Creed III

Ammetto che il fulcro della riflessione è partito dopo l’installazione della remastered di Assassin’s Creed III. Adesso, onestamente, quanti di voi sarebbero stati più felici di vedere un remake del primo capitolo lavorato da cima a fondo con la grafica di Origins o Odyssey? Invece no, dobbiamo sorbirci l’ennesimo upscaling di un gioco tra l’altro accompagnato da mimiche facciali di dubbia provenienza. Il mio non vuole essere un rage, sia ben chiaro, ma semplicemente un modo come un altro per esternare dei dubbi cercando delle valide risposte ai crucci miei e forse di molti altri. Ridendo in merito alla ciclicità delle cose, ho ritrovato dimenticato dal tempo un primo articolo riflessione che ho scritto su un’altra piattaforma, precisamente in un 2016 lontano (nemmeno poi così tanto) dove sognavo speranzoso remake in stile Monkey Island di avventure grafiche come Fate of Atlantis o riedizioni curate e performanti di Spyro The Dragon. Una sono riuscito a ottenerla, speriamo che pure per l’altra qualche santo in paradiso si stia attivando per concedermela! Senza fare troppe pubblicità, il discorso che fa sorridere è che come diceva un saggio mercenario con la benda sull’occhio “più le cose cambiano, più restano le stesse”. Chissà, magari siamo proprio a non volere un vero cambiamento, ma in tutti i casi dovrebbe sempre valerne la pena.

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