C’è una grossa sensazione di disagio che, anche se solo in potenza, accompagna nel mio cuore l’evoluzione del videogioco e il suo modo di fruirne, ovvero la concreta possibilità che il tal titolo possa morire, lasciando orfane tutte quelle persone che si erano sinceramente affezionate all’opera. Questa cosa è emersa in un periodo in cui avevo concentrato molte delle mie ore libere nel gaming mobile. Tra il 2012 e il 2014 esploravo senza sosta quel turbine di applicazioni e giochi che hanno infestato i nostri smartphone e tablet, con la semplicistica missione di trovare titoli accattivanti da giocare. Proprio in quel periodo feci il mio primo incontro con Summoners War, titolo mobile free to play che ancora oggi mi ruba quella manciata di ore settimanalmente, migliorando nella gestione del tempo dato che precedentemente ero capace di dedicarci interi pomeriggi. Poi, ecco, magari oggi dedico intere giornate a Destiny , riproducendo su una piattaforma maggiore lo stesso meccanismo che mangia piacevolmente pezzi di vita.
Server chiusi, applicazione scomparsa da ogni store e impossibile da recuperare anche nella cronologia. Panico intergalattico
Proprio questa eliminazione è stata la scintilla che ha ispirato queste mie parole, del profondo disagio di non poter più giocare qualcosa che magari, fino a l’altra mattina, era un rito quotidiano. Un quindici anni fa, o anche di più, esperienze del genere erano difficili da trovare, o almeno tutto quello che riguardava la sfera del single player offline. Oggi siamo perennemente online e tale supporto come quello dei server è indispensabile per tenere in vita titoli del genere. Ma oltre questi piccoli esempi mobile, ho subito sulla mia pelle bruciature ben più gravi. Qualche titolo in ordine sparso, ma dalla ferita ancora aperta: Dead Star, multiplayer spaziale dove mi ci divertivo senza impegno chiuse i server causa poca utenza, Orcs Must Die Unchained, titolo uscito dalla beta dopo tanti anni e approdato nel 2017 nella sua forma completa che si vede chiudere i server due anni dopo e, poi, la perdita più grande, qualcosa che potrei mettere a paragone di una ipotetica chiusura definitiva dei server di Destiny, così da ritrovarmi per strada a piangere sui marciapiedi: Evolve.
ad oggi non c’è più nessuno che gioca a Evolve
Quasi piango scrivendo queste cose, ma la verità è questa. Qualcuno potrebbe tirare in ballo anche titoli come P.T., anche se lì abbiano un’attenuante che il gioco nessuno lo ha mai concretamente provato nella sua forma completa. C’è il rammarico per tutte le successive vicissitudini, ma giocare anni un titolo per poi vederselo strappare via è un dolore indescrivibile, peggio quando poi si cercano per giorni, settimane o anche mesi dei “sostituti” all’altezza senza trovare nulla, ma non per pregi o difetti, semplicemente perché nessuno di quei “sostituti” è il titolo di cui ci siamo innamorati e, nel mio caso, nessun altro gioco è riuscito a rimpiazzare Evolve.