dobbiamo assistere al dramma familiare di turno e diventare l’eroe che le Rook Island meritavano, non quello di cui avevano bisogno

«Follia è fare la stessa cazzo di cosa, ancora e ancora, aspettandosi
che le cazzo di cose cambino» – parola di Vaas Montenegro
Far Cry 3 gioca con consapevolezza con tutti i topoi di genere, sublimandoli nell’insania: troviamo, non necessariamente in quest’ordine, la raccolta ossessivo-compulsiva di ingredienti e risorse; la morte prematura di un membro del cast, a cui nemmeno abbiamo avuto il tempo di affezionarci; il villain schizoide che continua a sfuggirci sempre di stretta misura e l’immortalità dell’eroe, che più che su un arsenale di armi dotatissimo (più o meno lo stesso dal primo DOOM) può contare sul potere del save & reload e su una fortuna sfacciata. Merita di essere citato a parte il frenetico accumulo di valuta virtuale, onnipresente nel videoludo, qui enfatizzato dalle migliorie applicabili al portafoglio, che si rivela tanto più capiente quanto è pregiata la pelle dell’animale ucciso per confezionarlo.
Senza parlare dell’abbondanza di showdown psichedelici resi possibili da un protagonista imbottito di droghe psicotrope, anche questo un classico (Mentats e Buffout vi dicono qualcosa?).Far Cry 3 è dunque un’unica, grande discesa nella follia della ripetizione e della violenza gratuita tipica degli action shooter, con continui rimandi ad Alice nel Paese delle meraviglie e con dotti riferimenti alla cultura pop (una delle prime frasi rivolte da Vaas a Jason è “Corri, Forrest. Corri!”, chiara allusione al film che ha per protagonista Tom Hanks). E fra i tanti personaggi, tutti più o meno folli, precipitati senza scampo nella tana del Bianconiglio, troviamo dottori drogati che coltivano funghi allucinogeni in serra, persistenti pervertiti che hanno “Bambi” tatuato sul petto glabro, mercenari mentecatti e spie sputasentenze.
PER AMORE DI CITRA
In ultimo, va presa in considerazione l’importanza del leader dei Rakyat nell’economia di gioco. Per quanto esplicato nei paragrafi precedenti, è facile rimanere ingarbugliati nelle liane del titolo Ubisoft, trattenuti dagli artigli delle belve e, perché no… irretiti dal seno nudo dell’avvenente Citra!La bronzea e provocante indigena è la sorella di Vaas non solo per diktat di trama, ma anche perché gli è complementare, rappresentando a tutti gli effetti l’altra metà di quel motore che ci fa macinare ore virtuali seduti davanti ad un computer, immersi nel videogioco.
Continua nella prossima pagina…