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Diablo Immortal

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Perchè non posso giocare ai MMORPG da solo?

In quale occasione avete abbandonato un videogame? Troppo difficile? Non all’altezza delle vostre aspettative? Soppiantato da una nuova uscita a cui avete dovuto assolutamente giocare in quel preciso istante, perchè la aspettavate da tempo? Sapevate già che non vi sarebbe piaciuto ma l’avete comprato lo stesso solo per dire la vostra in comunità tossiche lamentandovi di questo e di quello, e una volta dato sfogo alla petulanza sia il videogame che la vita stessa non vi interessavano più? Vi sono migliaia di motivi, e io sto per raccontarvi perchè ho disinstallato Diablo Immortal appena qualche giorno dopo aver comprato il secondo season pass. E prima che clicchiate sull’iconcina per chiudere la finestra del browser, vi rassereno: nessuna filippica da boomer su meccanismi predatori, istigazione al gioco d’azzardo, multinazionali kattive con la “k” e paroloni del genere.mmorpgSono completamente indifferente ai loot box. Non perché io sia un essere superiore, immune a qualsiasi strategia di marketing, bensì ho sempre visto il pay to win come una forma politically correct di cheating, non solo nel multiplayer più o meno competitivo ma anche negli hyper casual mobile che incentivano l’acquisto di power up per rendere la vita più facile. E io che mi reputo un pro gamer non posso certo imbrogliare, non trovate? Quindi perché non gioco più a Diablo Immortal? Tra poco ve lo dico.

sto per raccontarvi perchè ho disinstallato Diablo Immortal appena qualche giorno dopo aver comprato il secondo season pass

Ora, calpestando le raccomandazioni della vostra insegnante di italiano, salto di palo in frasca e vi racconto una mia esperienza avvenuta quasi trent’anni fa, con The Chaos Engine su Amiga. Per molti, la creatura Bitmap Brothers era un gran giocone. Per me un po’ meno, ma rimasi affascinato dalla possibilità di avere un partner controllato dall’AI, o “dal computer” come dicevamo all’epoca. Non lo ricordo particolarmente skillato, ma per la prima volta provai l’ebbrezza di giocare in co-op, o “in doppio” come dicevamo sempre all’epoca, senza un amico in carne ed ossa.mmorpgMa perché tanta emozione per il surrogato di un multiplayer tradizionale? Quello che può nascere solo da Giocatore 1 e Giocatore 2? Innanzitutto perché io accendevo l’Amiga prevalentemente in due fasce orarie: quella pomeridiana in cui facevo finta di studiare e quindi non era il caso di invitare amici a giocare in un trionfo di turpiloquio e vilipendio a tutte le religioni, e quella notturna durante la quale ognuno era nella propria abitazione.

Nel futuro utopico che immaginavo, un giorno avrei potuto cimentarmi a Double Dragon, o a Bubble Bobble, in compagnia di quel giocatore virtuale che oggi chiamiamo bot

Dopodiché, la banda di ripetenti che frequentavo all’epoca era abbastanza eterogenea in quanto a passioni, con una noiosa propensione per il calcio – quello vero – e le elaborazioni dei motorini, passando per il biliardo. Tutte attività che a me non interessavano. L’unico vero appassionato di computer e videogiochi ero io. Dunque, alla fine io non avevo un “Player 2”, né sono mai stato il “Player 2” di nessuno. C’erano altri conoscenti in compagnia dei quali inserire le monetine nelle sale giochi, o passare qualche domenica mattina a casa dell’uno o dell’altro, ma avere un compagno di videogame disponibile 24/7 era una sensazione a me sconosciuta. Quindi, immaginate con quale entusiasmo accolsi cotanta innovazione. E, nel futuro utopico che immaginavo, un giorno avrei potuto cimentarmi a Double Dragon, o a Bubble Bobble, in compagnia di quel giocatore virtuale che oggi chiamiamo bot. Sarebbe sempre stata colpa sua. Sarebbe sempre stato merito mio.

mmorpgNel corso degli anni incontrai buoni bot, ad esempio nelle serie Star Wars: Battlefront, o Left 4 Dead. Non erano proprio dei “Player 2” ma è innegabile che oggi non dovrebbe essere più un problema non avere un amico con cui giocare. Non dovrebbe, condizionale.

Ed eccoci arrivare a Diablo Immortal.
Giunto all’endgame già nella prima stagione, incrementai il Paragon Level per sbloccare il livello Hell II. Per chi non sapesse di che parlo, significa che grindai come se non ci fosse stato un domani per poi poter continuare a grindare ancor più duramente, ma al cospetto di mostri con più HP. E proprio mentre stavo per entrare in uno dei tanti dungeon, ecco la sorpresa: non lo si poteva più affrontare in solo, ma bisognava scendere con un party di quattro persone. Non c’è problema, mi dissi.

calpestando le raccomandazioni della vostra insegnante di italiano, salto di palo in frasca e vi racconto una mia esperienza avvenuta quasi trent’anni fa, con The Chaos Engine su Amiga

Aspetta che chiamo tre miei amici che giocano a DI e andiamo a prendere a calci un po’ di demoni. In realtà non avevo amici che giocavano a DI, ma avrei sempre potuto chiedere ai miei compagni di clan. In realtà non avevo nemmeno compagni di clan, già che ero entrato nel primo disponibile ad accettare giocatori scarsi, in cui non c’era quasi mai nessuno online e quei due o tre che incontravo di tanto in tanto si scrivevano in una lingua a me sconosciuta, probabilmente pianificando attentati o accordandosi per consegne di droga senza destar sospetti.
Pigiai come ultima spiaggia il bottone “Find Party per raccattare disperati come me. Del resto, era ciò che avevo sempre fatto quando entravo nei Rift, cosa sarebbe mai potuto andare storto?
E apparve lei, la scritta ferale: Average wait: <10 Minutes.mmorpg

Così, buttata là, in piccolino, mi stava dicendo che avrei dovuto aspettare un tempo che nell’universo del gaming mobile equivale a una dozzina di eoni, per trovare tre persone. Non trenta o trecentomila. Tre. Ripensai all’attesa media di una ventina di secondi per organizzare un match a Legends of Runeterra, o a quei due o tre minutini per prendere posto nel battle bus di Fortnite assieme a quasi altri cento giocatori, e ritornai alla scritta della vergogna. Average wait: <10 Minutes. Ma c’era il segno minore. Non erano dieci minuti. Erano meno di dieci minuti. Forse Nove. Forse cinque. Forse due. Chi lo sa. Random. Lo scopriremo solo vivendo. Decisi di scoprirlo. Sapete cosa è successo in quei “meno di dieci minuti”? Si sono aggiunte al gruppo un paio di persone, evidentemente più intelligenti di me poichè dopo qualche secondo già erano sparite. E i “meno di dieci minuti” sono diventati dodici, tredici, quindici, prima che sgruppassi dal party che comprendeva solo me.
Ma era solo l’inizio: oltre ai dungeon, anche i forzieri più interessanti – che tuttavia droppavano cianfrusaglie se confrontate con i veri loot del pay to win – potevano essere aperti solo da gruppi di quattro persone. Anch’esse introvabili, per chi sostanzialmente ha affrontato Immortal in solo. Io capisco che le prime due M di MMORPG significano Massively Multiplayer e che forse è il mio approccio a non essere conforme al tipo di gioco, ma cosa ti costava, Blizzard, darmi la possibilità di giocare con dei bot?

Io capisco che le prime due M di MMORPG significano Massively Multiplayer e che forse è il mio approccio a non essere conforme al tipo di gioco, ma cosa ti costava, Blizzard, darmi la possibilità di giocare con dei bot?

Magari in una specie di multiplayer asincrono in cui entri nel dungeon con dei compagni controllati dal computer ma dalle statistiche ed equipaggiamenti tratti dai tanti utenti in perenne attesa? Perché di parole che iniziano per M ce ne sono tante, e la mia esperienza si stava trasformando in una parola con la M come Materiale di rifiuto dell’organismo che viene eliminato per via rettale. Perché, pagando come gli altri, non avrei più potuto godere degli stessi contenuti?
Tornai mestamente alle bounty quest, tra le poche attività che ancora potevo svolgere, in una sorta di ghettizzazione videoludica che mi stava infastidendo non poco. Tutti quelli che non hanno amici facciano un passo avanti. Voi non entrerete più nei dungeon. Ora i miei lettori immaginari si chiederanno: ma questo scrive su testate del settore, dice di giocare da tutta la vita, come fa a non trovare compagni? C’è gente che si è fidanzata nella vita reale conoscendosi su DaoC, e lui non trova nessuno che lo inviti in un party?ore giocate videogiochiAvete ragione. Nei vari servizi videoludici da me frequentati ho conosciuto molte persone. O meglio, ho familiarizzato con molti nickname. Più volte sono stato tentato di chiedere a qualche “amico” conosciuto in game il suo numero di telefono, così poi magari ci saremmo sentiti via WhatsApp per organizzarci e fiondarci assieme su quel nuovo gioco che entrambi stavamo aspettando, da buoni compari gamer. Però poi ogni volta mi immaginavo con un sacco di patate in testa, chiuso in una specie di scantinato umido, stile stanza degli interrogatori dell’Argentina negli anni ’70, a dover ripetere per la centesima volta che no, non era mia intenzione invitare a bere una birra un bambino di nove anni, e che sì, credevo che dietro il nickname RapeYourMom ci fosse un adulto, voglio dire, quale ragazzino si chiamerebbe mai così? E giù botte, non ti crediamo, pervertito di un pedofilo confesserai con le buone o con le cattive.

Ragazzi, ai MMORPG senza amici non si gioca, parola di Blizzard

Quindi ragazzi, ai MMORPG senza amici non si gioca, parola di Blizzard. Non mi vanto di aver scoperto l’acqua calda, già ai tempi di WoW se non avevi il PG con la build del momento e non garantivi onnipresenza nei server venivi lasciato in disparte, ma a differenza dei suoi predecessori, Diablo Immortal aveva sbandierato mirabolanti opzioni di accessibilità che alla fine si possono riassumere in interfaccia zoomabile, texto to speech e poco più. Per chi non ha amici, semplicemente il gioco non è accessibile in tutta la sua completezza. Che fastidio avrei potuto dare, seduto nel bagno, a fare un giretto nei dungeon e raccogliere qualche mediocre drop, mentre a mia volta droppavo la cena del giorno precedente? Non sono un hardcore, lasciatemi giocherellare. Ma soprattutto, perché dovete costringermi a socializzare? Se il mio giocare rappresentasse un momento da dedicare a me stesso, da solo, come la lettura di un libro o una sessione di pesca all’alba o una corsa per i campi per sgombrare la mente?

E così, caro Diablo, io ti disinstallo. E poco importa se un giorno ti ricorderai dei giocatori soli, o se l’hai già fatto in questi ultimi due mesi, non mi rivedrai mai più

Dunque, se Blizzard in tutto questo millantato mare magnum di opzioni non ha tenuto in considerazione la mia situazione, che ritengo non sia così rata, potrei pensare che abbia agito di proposito, discriminandomi per la mia scarsa socialità. Questo è razzismo. No, aspetta, non ha nulla a che vedere con la razza. Allora è socialismo. No, aspetta, il socialismo è un’altra cosa. Comunque è una cosa brutta e cattiva come il socialismo. E così, caro Diablo, io ti disinstallo. E poco importa se un giorno ti ricorderai dei giocatori soli, o se l’hai già fatto in questi ultimi due mesi, non mi rivedrai mai più. Con la quantità di release di ottimo livello di questo periodo, l’offerta supera nettamente la domanda. Solo nella mia libreria Steam avrei di che giocare per i prossimi cinque anni.Diablo Immortal SpecialeMa non finisce qui: è mia intenzione sensibilizzare il mondo videoludico sulla mia scarsa attitudine a trovare compagni di gioco. Potrei definirmi con termini bizzarri come “non gruppante” o “diversamente gildato” ma vanno benissimo anche i vocaboli politically uncorrect come “sfigato”, basta che teniate conto della mia esistenza quando progettate videogiochi. E sappiate che ho già chiesto a tutti i maggiori servizi di streaming di apportare importanti modifiche al loro catalogo in modo da non turbare la mia sensibilità. Non voglio più vedere gente in gruppo. Pretendo che registi e sceneggiatori riadattino capolavori del passato elogiando la solitudine. I Sette Samurai dovrà chiamarsi Il Singolo Samurai, Quella Sporca Dozzina lo rinomineremo in Quello Sporco Individuo e 300 diventerà 1. Unitevi alla mia causa. Ognuno per i fatti suoi, ovviamente.

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