Nel mezzo del cammin dell’ultima vita
visualizzai una schermata oscura,
terminava così la mia partita
e non ve ne sarà una futura.
Ebbene sì, caro lettore, per quanto tu sia skillato a Tekken o veloce nelle speed run, arriverà anche per te il triste giorno in cui volerai a infilare monetine nella Grande Sala Giochi Celeste. E mentre i tuoi amici terreni spammeranno la notizia su tutti i social già fingendo ipocritamente di accusare la tua mancanza, con template del tipo “RIP [nome giocatore], insegna agli angeli a [attività in cui il nostro era terribilmente scarso ma che è molto cool nominare in questo momento]” che ne sarà di te? Esiste veramente un paradiso per i gamer? Non per tutti, forse non per te. Ho allungato un gettone a Caronte e mi sono fatto un giretto per l’Inferno videoludico, scoprendolo composto da nove cerchi nei quali i videogiocatori dalle abitudini più malsane espiano i propri peccati in saecula saeculorum. Scopriamoli assieme, vediamo un po’ dove rischi di andare a finire.
CERCHIO I. INUTILI
L’Inutile è nato per evitare gli scontri diretti nei PvP, nei PvE, nei PvQualsiasicosa. La sua strategia consiste nello stare fermo immobile nascosto come un ratto ad aspettare che un baldo giocatore si faccia inquadrare nel suo mirino, e sparare. O forse non fare nemmeno quello. Per l’Inutile non contano le kill né il risultato del match, a lui basta rimanere in game il più possibile. Questa piaga non flagella solo gli shooter, poiché l’Inutile adotta il medesimo gameplan, ad esempio, anche nei CCG, scegliendo mazzi nei quali deve solo resistere passivamente agli attacchi dell’avversario sperando di prenderlo per sfinimento. La pena del contrappasso per l’Inutile è dover partecipare per l’eternità a furibondi party orgiastici infernali perfettamente immobile, come nelle sue sessioni di gaming. Dovesse trapelare una qualsiasi emozione dal suo sguardo, o dovesse muovere anche un sol muscolo, verrà picchiato fino allo sfinimento, per poi ricominciare a rimanere fermo come una statua.
CERCHIO II. IRACONDI
L’Iracondo non sa perdere, e lascia che a ogni game over la collera si impossessi di lui, oltraggiando a gran voce il nome del capo del Regno dei Cieli, equiparando lui e i suoi cari a degli animali da cortile. È luogo comune ritenere che all’Inferno i bestemmiatori siano ben accetti, in fondo non han fatto altro che parlar male della concorrenza. In realtà il vero peccato da espiare è l’aver colpevolizzato un’entità esterna invece che fare i conti con la propria n00baggine. Per questo motivo, l’Iracondo verrà appeso per i piedi al centro di un LAN Party competitivo infernale, e tutti i demoni che verranno oneshottati, o che per qualche motivo legato al gaming perderanno le staffe, saranno liberi di sfogarsi su di lui con sevizie devastanti. L’Iracondo penserà “ma perché se la prendono con me, se gli scarsi sono loro”, imparando la lezione.
CERCHIO III. MISERI
Il Misero è così chiamato non per il significato della parola nella lingua di Dante, bensì per l’assonanza con il romanzo di Stephen King “Misery non deve morire”. Lo conoscete? Uno scrittore viene soccorso da una fan psicopatica che non esita a torturarlo pur di convincerlo a cambiare alcune parti del suo prossimo racconto. Ci sono videogiocatori che pretendono che i sequel dei loro titoli preferiti siano cuciti con taglio sartoriale attorno ai loro desideri. Non si rendono conto che possedere tutte le release di Super Mario non li autorizza a dettar legge sul nuovo capitolo. Queste persone arrivano a insultare gli sviluppatori, rei di aver ignorato le loro balzane richieste. Una volta giunto meritatamente negli inferi, il Misero potrà finalmente decidere come sarà la sua cella, come se fosse lui il proprietario. Vuoi l’aria condizionata? Certo, ma con raffiche di vento a 300km/h che ti strapperanno le carni. Vuoi il televisore? Va bene, eccoti un 120 pollici con Samara inclusa pronta a spezzarti il collo. Ogni desiderio del Misero è finalmente un ordine, ma interpretato con diabolica creatività.
CERCHIO IV. SKIPPATORI
Non tutti lo sanno, ma dietro dialoghi, cutscene e intermezzi vari dei videogiochi, c’è del lavoro. Molto lavoro. Sono parti fondamentali del gioco, che danno un senso e legano tra loro quest che altrimenti sarebbero semplici task come una lista della spesa. Quando un videogame ci emoziona, ci fa riflettere o commuovere, non è certo merito delle nostre gesta con il pad, ma della storia che viene narrata proprio tramite queste forme di comunicazione. Eppure, ci sono persone che all’apparire di un qualsiasi testo o filmato premono compulsivamente il tasto Esc, per eliminarlo quasi fosse un fastidio, umiliando i narratori, zittendo gli NPC senza tatto alcuno. Lo Skippatore è condannato a dover scegliere in eterno in quale dei dieci milioni di vasi dinanzi a lui infilare la mano. Uno solo non contiene scorpioni dal dolorosissimo veleno. Le probabilità sono in netto sfavore del peccatore, ma il Guardiano dei Vasi è pronto a consigliare: “Il vaso vuoto è… Coraggio, fai la tua scelta”. Lo Skippatore è confuso, il Guardiano non ha terminato la frase, allora lo prega di ripetergli quale sia il vaso vuoto. “Coraggio, fai la tua scelta”. Capirà l’utilità di non interrompere le persone.
CERCHIO V. DANTESCHI
Il Dantesco è così chiamato poiché ama all’inverosimile la lingua di Dante, al punto di non volerne imparare nessun’altra e pretendere che ogni opera umana sia tradotta affinché possa goderne senza sforzo. Storce il naso di fronte a qualsiasi inglesismo, stronca tutti i videogiochi che non abbiano parlato, interfaccia, sottotitoli e titolo stesso in italiano. Ha recensito negativamente Skyrim poiché non si chiamava Cielobordo. Il Dantesco viene messo al cospetto di un diavolo guerriero pronto a farlo uscire dall’Inferno, deve solo chiedere. “Per favore, posso uscire?”. A quel punto il demone lo massacra a suon di pugni, calci e incornate. Non è violenza gratuita, semplicemente “Per favore, posso uscire?” in diavolesco significa “Ho visto tua madre prostituirsi nell’Empireo”. O forse no. Chi lo sa. Brutto affare non conoscere le lingue. Pretendere che tutti favellino come te è un po’ superbo, Dantesco, ora verrai frainteso per l’eternità da demoni molto, molto permalosi.
CERCHIO VI. ASPETATTORI
L’Aspettatore, pur essendo un grande amante dei videogame, non li compra mai al day one. Nemmeno nel primo mese di uscita. Nemmeno nel primo anno di uscita. Aspetta qualche Game of The Year Edition o eventuali offerte irrinunciabili nei marketplace per il quinto anniversario della release. Non per un preciso motivo economico, né perché schiacciato da un backlog ciclopico. Semplicemente trae soddisfazione nel pagare opere importanti pochi spiccioli, rinfacciandolo agli amici, senza considerare che può permettersi di aspettare perché molti finanziano gli early access, i Kickstarter, i preorder e gli acquisti a prezzo pieno. Altrimenti, non vi sarebbero più videogiochi. L’Aspettatore è condannato a trovarsi dinanzi a banchetti luculliani con tavoli imbanditi dei cibi più succulenti, senza tuttavia poterli toccare. Viene obbligato a mangiarli non prima che sia passato un anno – tanto all’Inferno il tempo non manca – quando muffa e vermi avran preso il sopravvento, causandogli lancinanti crampi addominali e divorandolo dall’interno. Capirà, L’Aspettatore, cosa succede a chi troppo attende.
CERCHIO VII. NOSTALGICI
Il Nostalgico è incapace di vivere nella moderna epoca videoludica. Rimpiange ciò che lui definisce “capolavori del passato”, porcherie oggi ingiocabili realizzate da programmatori che avrebbero venduto la madre per disporre dell’hardware moderno e invece sono dovuti impazzire con Assembly e workaround antidiluviani. Per il Nostalgico il multiplayer è rimasto il doppio a Double Dragon, il PvP è fermo agli incontri di Karate Champ in sala giochi, e i finali multipli sono quelli che ti mostrano la scritta “Game Over” o “Congratulations” alla fine della partita. Questa avversione per il moderno deve essere punita. Il Nostalgico all’Inferno avrà finalmente un buon motivo per essere tale. Le sue pene diverranno sempre più estreme e crudeli, e nel tempo proverà nostalgia di quando, molti secoli addietro, veniva semplicemente obbligato a bere frullati di lava. Ah, sospirerà, i bei tempi in cui mi strappavano le unghie senza contemporaneamente impalarmi.
CERCHIO VIII. COPIONI
Tutti quanti ci siamo trovati in difficoltà, prima o poi, negli adventure, nei puzzle game, o in qualche gioco che prevedesse la risoluzione di enigmi. Sono stati creati appositamente per stimolare la nostra materia grigia, ma a volte non vediamo l’ora di sapere cosa ci aspetta oltre quell’ostacolo, e si finisce per Youtubbare la soluzione del rompicapo che ci teneva in scacco. Nulla di male, fino a quando questa pratica non diventa compulsiva e, come il Copione, ci si mette a giocare con il video del walkthrough a fianco, replicando ogni mossa senza nemmeno più provare a ragionare. Il Copione solitamente esibisce con orgoglio trofei guadagnati ripetendo meccanicamente ciò che avveniva nei tutorial, e sconterà la propria pena obbligato a ripetere nel minimo dettaglio le gesta estreme dei nostri demoni più masochisti, i cui modi di straziarsi i genitali con attrezzi arrugginiti farebbero rabbrividire anche Jack lo Squartatore.
CERCHIO IX. PRUDENTI
Non mentiamoci, a nessuno piacere morire a due passi dal prossimo checkpoint e trovarsi a dover ripetere praticamente tutto il livello, molto spesso non riuscendo più ad avanzare nemmeno fino a metà strada dal fatidico punto. Per questo, l’opzione di salvare anche al di fuori degli autosave è una manna dal cielo, oltre che una misericordiosa concezione dei designer. C’è però un limite da non travalicare, e il Prudente che salva la partita ogni venti secondi, organizzando cartelle di backup per stoccare e archiviare gli slot, sincronizzate in una decina di servizi in cloud per non correre il rischio di dover riprovare un semplice salto da una piattaforma, decisamente esagera. All’Inferno, il Prudente è costretto ad affrontare in un’arena il Campione dei Demoni, che mena come un fabbro. Qualora il Prudente riesca, più per fortuna che per perizia, a schivare un colpo, viaggerà indietro nel tempo di cinque secondi, trovandosi a dover schivare lo stesso colpo di nuovo, e ancora di nuovo se necessario, fin quando verrà preso in pieno. Come mai? Semplice, il Campione dei Demoni in caso qualcuno cerchi di aver la meglio su di lui, carica uno dei molteplici salvataggi in cui il malcapitato le stava ancora prendendo di santa ragione.
È stato un viaggio impegnativo ma istruttivo, ora so cosa succede a chi si macchia di peccati videoludici, sono sinceramente timorato e pentito, e farò del mio meglio per rigare dritto.