La predica non richiesta di un ex consolaro – L'Opinione

Il mio gioco ha più trama”, “nel mio salti meglio”, “ptù, io ho il multiplayer online”. Sono ancora nella prima metà dei trenta, ma credo di essere arrivato a quella crisi di mezza età precoce in cui ho nostalgia di tempi più semplici e ho bisogno di parlarne.

La primissima console che ho toccato è stato il Sega Megadrive, seguita da Playstation. Ma è nella generazione di Playstation 2 che ho cominciato a partecipare davvero alla vita videoludica, riconoscere i loghi dei vari studi di sviluppo, partecipare alla console war, ovviamente dall’alto di possederne soltanto una. Però dopo che negli anni ho recuperato tutte le console di quella generazione e averne, per così dire, vissuto il lifestyle proposto, devo dire che alcune cose erano esattamente come le avevo capite. Io ero appassionato di mondi alternativi, mi piacevano le narrazioni pregnanti, personaggi intensi, storie giocabili che si avvicinavamo alla dimensione cinematografica ed effettivamente, con Sony ero a casa.

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Sì, anche Sir Daniel era un eroe drammatico. È stato ucciso in battaglia e riportato in vita, ok?

Xbox raccoglieva molti orfani del Dreamcast che, da smanettoni da arcade quali erano, trovavano un’eredità nei multiplayer competitivi, oltre che nelle proposte di Sega stessa, ormai rivolta al solo publishing.

Sceglievi una console e le cose andavano più o meno come si presentavano

In Nintendo ho invece trovato una dimensione di totale stravaganza giapponese, esperienze esclusive “gameplay first” magari prive di intensità narrativa, ma che di certo mi hanno portato in atmosfere sognanti. E la cosa bella è che per un lungo periodo, i prezzi erano stati più o meno tranquilli e prevedibili. Sceglievi una console e la scelta si portava appresso un ecosistema, una gaming culture, un tipo di utenza con cui avresti interagito e le cose andavano più o meno come si presentavano. Il prezzo dei tre ecosistemi e relativi giochi avevano qualche fluttuazione, ma poca roba, penso. Il lato economico non andava a incasinare il discorso. Ora invece non riesco davvero a separarlo dalla mia prospettiva. Le cose sono cambiate e si sono aggrovigliate per bene. Se non forse per un punto comune…

Nintendo difference, in tutti i sensi

Lo accetto che i giochi Nintendo non si svalutino nel tempo. L’arte è eterna, i videogiochi sono oggetti d’arte, quindi il loro valore non cambia nei secoli. Un pensiero che non conviene a me, ma che a livello filosofico capisco. Questa filosofia, unita alla ricorrenza dei suoi personaggi, una stabile continuità stilistica dei propri giochi, un focus sul gameplay prima che sulla corsa senza fine per la resa grafica, rendevano Nintendo la compagnia più “tranquilla” delle grandi tre, se mi passate il termine. Sapevo che era una bolla sua, con la sua cultura interna del gaming, il suo prezzario fisso (che parlando puramente di day1, a volte i suoi titoli più importanti finivano per costare meno di quelli delle controparti). Una bolla che non è mai stata per me prioritaria, ma che ho sempre frequentato di quando in quando. Questa cosa è cambiata alla presentazione di Switch 2.
Immagino di essere arrivato tardi alla festa delle lamentele, quindi lo dico brevemente: io e la futura produzione first party di Nintendo abbiamo chiuso, a meno che non cambi atteggiamento sui prezzi e sul modo di comunicarli. I numeri che ha proposto sono per me inaccettabili, semplicemente non penso che il videogioco debba avere un costo d’accesso così impegnativo. Per il tipo di esperienza che sono, lo trovo sbagliato a livello profondo.
E lo dico apprezzando una buona metà dei suoi franchise iconici. Anche con nostalgia verso quelli mai ripresi, vero Starfox? O Eternal Darkness?

Eh, dillo a noi…

Però, proprio a questo proposito, c’è stato un momento in quella presentazione in cui Nintendo mi ha scaldato il cuore. Uno solo: la virtual console Gamecube. Su quella console è rimasta bloccata un sacco di roba gran bella. Tengo molto alla preservazione digitale e in questo le console, specie quelle dalla cultura più chiusa e “generazionale”, rappresentano un incubo. Cambia l’architettura dell’hardware, cambiano i gusti del pubblico, la retrocompatibilità viene spesso vista dai produttori come un “di più” per nostalgici brontoloni e insomma, per giocare cose risalenti all’era antecedente a PS4, Xbox One e Switch bisogna fare mosse un po’ impegnative.

Le console sono un incubo per la preservazione digitale

Sono contento quindi di vedere una possibilità per giocare senza troppo sforzo ai grandi classici di una console dalla line up molto singolare. Onestamente, non credo che vedremo tornare Super Monkey Ball, P.N.03, Geist e altre stravaganti esclusive di terze parti riuscite a metà. Un’altra sensazione che ho avuto durante la presentazione Nintendo è un ritorno al classico, ma ci torniamo tra un attimo.
Possiamo tuttavia contare sulla produzione interna. Già confermati F-Zero GX, il primo Luigi’s Mansion, lo spiaggiato Mario Sunshine e quello Zelda che uhm, lo dico piano, ma sono convinto ricomparirà upgradato anche su Switch 2. Credo che non ci vorrà molto per veder comparire su virtual console anche Metroid Prime 2, Starfox e chissà. Mancherebbero solo Eternal Darkness e Viewtiful Joe e l’ipotesi di prendere Switch 2 in quanto “Gamecube plus” non mi sembra così fuori di testa.

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Non c’è niente che assomiglia a Viewtiful Joe. Nintendo, Sony, Capcom, qualcuno faccia qualcosa.

Anche perché raga, dov’è finita tutta questa roba oggi? Nintendo negli anni ha fatto sempre più fatica a uscire dalla comfort zone dei suoi personaggi più iconici e si sa. Personaggi così flessibili a cui puoi far fare di tutto, certo. È vero che i platform sono i prodotti più simili alla dimensione fanciullesca di “gioco” per immediatezza e varietà di situazioni. Però anche con personaggi così essenziali e adattabili, c’è sempre un limite artistico nel come rappresentarli e cosa fargli fare. Voglio molto bene a Donkey Kong, meno ai go-kart in generale, ma è mai possibile che il gioco della presentazione che mi ha detto qualcosa di veramente nuovo è stato Drag x Drive? Quel piccolo progetto nato attorno al fatto che ora i joycon possono funzionare anche come mouse?

Per quanto alcuni personaggi siano flessibili, avranno sempre dei limiti

A quanto pare questa è la realtà oggi. C’est la vie, almeno posso dire di aver capito l’offerta di Nintendo. Un (costoso) arroccamento e potenziamento dei suoi franchise più classici, in una console che dopo tanti anni di sperimentazioni è un “sequel diretto” della precedente, sia nel nome che nelle caratteristiche.

Che fa Microsoft?

Beh, direi che si è ben calmata anche lei. Microsoft, dopo aver acquisito in pochi anni Bethesda, Activision-Blizzard, un buon numero di studi doppia A e aver promesso giochi a pioggia, ha capito che nemmeno buttare quantità illimitate di budget su un sogno può realizzarlo. Ad oggi la divisione Xbox sta a poco a poco procedendo nella sua metamorfosi di solo publisher. Le reputazione di “erede di Sega” che ha accompagnato la fine di Dreamcast con la prima Xbox assume un altro senso, oggi.
Almeno non è stata un’uscita di scena improvvisa, ecco. Non ha mai conquistato il pubblico giapponese nemmeno reclutando Sakaguchi in persona, per quel Blue Dragon in collaborazione con Akira Toriyama e il “Final Fantasy non ufficiale” che era Lost Odissey. Non ha veramente impensierito la sua rivale Sony nemmeno nei momenti più bassi di Playstation 3 e ha continuato ad essere un’eterna seconda, sempre incapace di coinvolgere davvero il pubblico asiatico.

Siamo onesti. Se Xbox doveva accadere, sarebbe accaduta qui.

Il modello Gamepass sarà il suo punto di stabilità? Vedremo. Per ora è quantomeno una soluzione per giocare a un gioco nuovo senza che costi, letteralmente, più di una giornata di lavoro. Certo, è diventato più difficile definire un gioco “tipicamente Xbox”, però i più grossi investimenti sono stati per Bethesda con la produzione interna e il suo robante Doom (e, sembra, non per Arkane e Tango Gameworks). E poi Activision-Blizzard che ‘nsomma, per acquisirla si è consumato un vero e proprio court drama. Questo ci dice qualcosa sull’output ideale ricercato da Microsoft.

Sony infranti

Sony…Sony… che devo scrivere qui? Ci dovrei mettere un po’ di passione in più visto che con le sue console ci sono cresciuto. Però poi al collega addetto alla pubblicazione toccherebbe cancellare una pagina di improperi quindi mi contengo. Dico solo che, proprio perché c’ero sempre da Playstation in poi, ho visto lentamente e costantemente diminuire le icone a cui ero più affezionato. E no, non lo dico perché sono invecchiato e sto romanzando il passato, tutt’oggi mi ritrovo a cercare su PC giochi anche solo lontanamente adiacenti a Medievil, Wipeout, Ico, Siren, Folklore, LocoRoco.  Sì, adoro una buona storia, ma mi piacevano anche le cose piccoline di Sony. E invece ora mi trovo alla canna del GaaS con metà studi nel segmento multiplayer e il segmento intermedio annientato. London Studio e Japan Studio chiusi, così di botto. Grazie, eh.

mi piacevano anche le cose piccoline di Sony

Oggi molti di quei GaaS sono in un limbo di cancellazioni e rimandi, con soltanto Marathon che sembra ben convinto di uscire. Che tra l’altro è il recupero di un vecchio franchise di Bungie, antecedente persino a Halo. Consolazione fino a un certo punto perchè intanto Japan Studio è stato smantellato, Ueda si sta arrangiando con Epic e Toyama si è fatto Slitterhead per conto suo. Nel mentre, sugli studi dedicati ai GaaS vige un ovvio riserbo, ma possiamo presumere che nella miglior ipotesi si ritrovano uno sviluppo travagliato, nella peggiore un sacco di tempo e risorse sprecate. Ciliegina sulla torta, a volte il destino ha il senso dell’umorismo: un piccolo simpatico robottino si è mangiato tutti all’ultimo The Game Awards e in generale è stato un gioco apprezzatissimo dall’utenza Sony proprio in quanto parentesi colorata e leggera in mezzo alle ormai consuete esperienze, diciamo, impegnative.

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“Ciao gente impegnata, corro a ritirare il premio.”

Mi auguro che Astrobot sia il capofila che recuperi un po’ di quella cultura giocosa, quei giochi che non devono spaccare il mondo. Ci spero davvero. Ammetto però che mi farebbe un po’ strano se non dovessi più vedere riedizioni di The Last of Us, è diventato un po’ come “Last Christmas” a Natale. Vuoi o non vuoi, lo senti in giro. Comunque, per adesso è ancora in giro e credo resterà per un altro po’. Abbiamo visto pure che i vecchi Patapon verranno distribuiti anche su Switch, altra bella notizia a mio avviso.

Keep calm and…

Qual è il mio ecosistema oggi? Amici, io sto felicissimo su PC.

Un po’ un zeldino, un po’ Ico, un po’ una cosa sua, ho scoperto in sconto Hob la settimana scorsa e mi sta dando tantissimo. Chiedendomi 4 euro e qualcosa.

Per quanto riguarda il mondo console e le scelte dei 3 grandi attori rimasti invece, oggi raramente le capisco. E quando le capisco, di solito mi preoccupano. Posso però vedere un’atmosfera generale di “calmiamoci un attimo”. Se non sui prezzi, quantomeno su grandi investimenti e gestione interna di studi di sviluppo. Chissà che non sia l’inizio di una fase di stabilizzazione, dopo anni turbolenti.

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