Non posso dirvi il perché di questo editoriale su Dark Souls, e nemmeno i motivi del mio stato d’ansia. Fatto sta che oggi mi immagino davanti al signor Miyazaki (Hidetaka, visto che di geni con questo cognome ce n’è più di uno), mentre lo interrogo su uno dei miei crucci e, per risposta, lui restituisce un’espressione seria, non si sa bene se per riflettere o deprecare.
Al netto di una serie che, secondo capitolo a parte, ritengo ai vertici assoluti della storia degli ARPG, quello che mi assilla riguarda la fruizione stessa dei Souls, in particolare l’approccio alla loro pazzesca materia narrativa. In mezzo, infatti, a tante fantastiche speculazioni e analisi al limite del maniacale, come quelle che ho comunque seguito con passione dell’amico Sabaku, personalmente continuo ad avere con Demon Souls, Bloodborne e Dark Souls un rapporto molto istintivo, a godere tantissimo di un approccio evanescente che, appunto, non sottende ad alcun desiderio di approfondimento. I giochi di Miyazaki mi travolgono con la loro atmosfera – al contempo “metafisica” e molto concreta – e sostanzialmente non voglio inquadrarli in nessun altro modo.
Continuo ad avere con Demon Souls, Bloodborne e Dark Souls un rapporto molto istintivo
Questa, dunque, potrebbe essere la domanda: “Mr Miyazaki, qual’è il suo vero approccio al concept di un Souls? La sua è più un’arte informale, per cui i colori vengono lanciati istintivamente sulla tela, o si tratta per davvero e fin dalle fondamenta di un’architettura complessa, di cui riusciamo a intravedere solo la sommità?”
Possibile risposta: “Sono giapponese.”
maledetto :asd3:
:fag:
...a chi t'è muert...
:fag:
Mah, sai, in effetti si parla di "qualcosa". Parla del modo di fruire di una delle opere ARPG più importanti dei nostri tempi, del mio approccio istintivo alla sua complessa rappresentazione e di come questa visione sia validissima anche per altri, nonostante il fiume di analisi che si è fatta e si farà sugli aspetti narrativi dei Souls. Si parla di fruizione di un videogioco negli stessi termini della fruizione dell'arte. Poi, beh, se per "qualcosa" intendi "qualcosa che capisco e mi interessa" è un altro paio di maniche :)
Semplicemente mi è sembrato un breve ragionamento generico, ecco tutto
Paradossalmente sono più contento di questo che di altri miei editoriali, nel senso che dopo aver scritto un centinaio di dossier per TGM vorrei cercare di dare ai pezzi "di opinione" una forma diversa, lanciare stimoli di riflessione spero non banali, risolverli brevemente e motivarli comunque bene, almeno dal mio punto di vista. Così è, mi dispiace di non aver incontrato i tuoi gusti :(