Come ogni settembre siamo arrivati alla girandola dei titoli di sportivi, ovvero la settimana in cui, con grande piacere, finisco per alienarmi dall’universo tra due tiri a canestro su NBA 2K e la ricerca dell’azione perfetta in FIFA. In questo periodo, come di consueto, sono solito cercare i feedback della community per curiosità e per capire quali sono le aspettative riguardo i due titoli e, nei giorni successivi ai vari Early Access, quale possa essere globalmente la situazione relativa al gioco online.
Come ogni anno, però, a catturare la mia attenzione è una tipologia ben precisa di discussione, che mi riporta indietro nel tempo quando, a scuola, ci si accaniva su questioni filosofiche di portata tutt’altro che banale, ovvero su chi fosse più forte tra Goku e Batman, tra Pegasus e Ryo Sanada e cose del genere. Mi riferisco infatti alle faide più o meno accanite riferite alle valutazioni dei giocatori, cosa che succede tanto su FIFA che su NBA, ma che, in concomitanza con il reveal dei rating dei migliori giocatori su FUT ha ovviamente raggiunto il suo apice. Il dramma vero, chiaramente, è stata la scelta di dare 94 a Cristiano Ronaldo e solo 93 a Messi, decisione che, soprattutto con l’attaccante portoghese in copertina, ci può stare, in virtù del momento storico e del fatto che il lusitano si sia portato a casa l’ultimo Pallone d’Oro che, inutile o meno, è pur sempre il massimo trofeo FIFA per un calciatore.
Nella critica alle valutazioni non capisco se è una questione di tifo, o necessità di trovare conforto alle proprie idee
Di par mio, nel mio piccolo, ho sempre prediletto un approccio pratico alla faccenda, nel senso che chiaramente ho le mie idee sulle valutazioni, ma non mi sono mai preso la briga di mettermi lì a chiedermi il perché o il per come il Ciciretti di turno sia solo 75 e non 77, più che altro per un semplice motivo: in modalità come FUT o anche in MyGM, nella costruzione della squadra seguo due criteri fondamentali. Il primo, è che se un atleta mi piace nella realtà, lo voglio a prescindere anche nel gioco, perché, sì, è una manifestazione del mio credo sportivo; il secondo è che se c’è qualcuno che funziona bene in campo, a prescindere dalla sua aderenza o meno ai valori reali, sono felice di accoglierlo in formazione. D’altronde è un po’ come in Football Manager, dove non tutti i giovani fenomeni nella realtà diventano tali, ma ne custodiremo comunque il ricordo, perché in quell’universo virtuale magari ci han fatto vincere un campionato.
Ecco, la cosa che un po’ non capisco di chi si infervora per una valutazione di un atleta in un videogioco è proprio quella di non godersi la separazione tra universo reale e virtuale. FIFA, PES, NBA 2K e Football Manager, per quanto sempre più realistici e frutto di una fotografia dello sport che intendono simulare, sviluppano un loro microcosmo, dimensioni parallele con le loro storie, le loro leggende e i loro miti. D’altronde Minanda e Castolo rimarranno sempre nei nostri cuori tanto quanto Coliuto e Riggio, e ogni anno ci sarà qualche giocatore “buggato” in FUT, o un giocatore medio con cui faremo faville, un po’ come qualche baby fenomeno sconosciuto in Football Manager che ci regalerà una gioia. Il bello dei videgiochi sportivi è proprio il loro carico di “what if”, che ci permette di poter modellare una versione alternativa della realtà a nostro piacimento, inseguendo storie in un universo parallelo che nascono proprio dallo scollamento con il mondo che provano a simulare. Dunque, cosa ci frega di un punto di rating? Che poi è chiaro come Ibra sia più forte di Goku, no?