Empire of the Ants - Recensione

PC PS4 Xbox Series X

Ma quanto sono contento che ci sia un altro gioco sulle formiche? Dopo il recente Empires of the Undergrowth, arriva adesso Empire of the Ants, pubblicato da Microids. L’approccio è piuttosto diverso e il risultato molto interessante, con tante luci ma anche qualche ombra.

Sviluppatore / Publisher: Tower Five / Microids Prezzo: € 39.99 Localizzazione: Testi Multiplayer: online PEGI: 7. Disponibile su: PC (Steam, Epic Games, Gog.com), PS5, Xbox Series X|S

Dal primo all’ultimo momento della mia prova di Empire of the Ants ho pensato sempre la stessa cosa: “Wow, ma è pazzesco!”. Di continuo. Il livello di fotorealismo ottenuto grazie all’Unreal Ungine 5 ha qualcosa di pressoché incredibile.

E gli sviluppatori di Tower Five hanno costruito degli ambienti dal livello di dettaglio tale che sembra impossibile. Magari non proprio in ogni singola missione, ma gli spazi in cui ci muoviamo sono sempre ricchi di particolari. Certo, l’aspetto non è e non può essere tutto, e in mezzo a tanta magnificenza grafica c’è anche un gioco da giocare. Come sarà?

SOGNO O SON DESTO?

Empire of the Ants ci mette nei minuscoli panni di una formica che, da brava e fedele membro del proprio formicaio, segue le direttive della propria Regina, la quale la manda a aiutare altri formicaio della Federazione che hanno bisogno di aiuto per questioni assolutamente vitali, da cui dipendono le sorti e la sopravvivenza di intere città. Città di formiche, sia chiaro. Nella nostra avventura, la nostra cara 106.683 (bel nome, no?) affronta due tipi di missioni: in alcune, si muove per conto proprio e deve raggiungere obiettivi specifici, per esempio trovare il percorso tra due colonie divise da territori allagati, o cacciare prede di un certo tipo, come lucciole o farfalle. In questi livelli, gli sviluppatori danno davvero il massimo in termini di quantità e qualità di dettagli, e il semplice atto di muoversi in questi ambienti è un’esperienza fenomenale.

All’attacco, mie prodi!

Il livello di meraviglia per il mondo in cui mi sono ritrovato è equiparabile allo stupore delle prime volte in cui mi mettevo un visore VR in testa. Semplicemente, non riuscivo a credere ai miei occhi. Il senso di scala riserva continui momenti di sorpresa: alle volte, la nostra formica avanza per mezzo minuto, e poi ci rendiamo conto che ha solo camminato su un bastoncino, oppure attraversiamo mezzo livello per trovarsi di fronte a una mega struttura che altro non è se non uno pneumatico abbandonato.

La dinamica di queste missioni è piuttosto semplice, non ci sono sorprese o momenti memorabili. Ci tengo comunque a rendere un concetto chiaro come il sole: il valore divulgativo e naturalistico di Empire of the Ants è fuori scala sotto qualsiasi aspetto

L’allagamento che ho menzionato prima? Non arriva a coprire neanche metà stelo di un fiore, ma per le formiche è ugualmente fatale. Al di là dell’estasi regalata dall’ambientazione, il gameplay non ha tantissimo da offrire: si tratta di esplorare spazi più o meno elaborati alla ricerca di un obiettivo da raggiungere. La dinamica di queste missioni è piuttosto semplice, non ci sono sorprese o momenti memorabili. Ci tengo comunque a rendere un concetto chiaro come il sole: il valore divulgativo e naturalistico di Empire of the Ants è fuori scala sotto qualsiasi aspetto. Il titolo è basato sul libro di Bernard Werber del 1991, e per tutta la durata del gioco ci porta a conoscere aspetti dell’avanzatissima civiltà delle formiche, la loro agricoltura e l’allevamento, i loro usi e costumi, e come interagiscono con le altre specie. Siamo nella natura, e questo vuol dire che spesso e volentieri la sopravvivenza di una comunità è legata al più brutale annientamente di tutto ciò che può essere ritenuto un avversario, in particolar modo se si tratta di qualcuno che cerca di accaparrarsi lo stesso tipo di risorse.

EMPIRE OF THE ANTS: L’IMPERO COLPISCE SEMPRE

Lo stile mors tua vita mea si presta molto bene all’altro tipo di missioni, quelle strategiche, che a mio avviso rappresentano l’aspetto più propriamente ludico di Empire of the Ants. La visuale rimane quella della nostra formica preferita, il che vuol dire che non si passa alla classica vista isometrica. La scelta può sorprendere ma in realtà troviamo illustri predecessori nella Storia del videogioco: i primi che mi vengono in mente sono Sacrifice (2000) e Battle Zone (1998). In questo caso però non possiamo combattere in maniera attiva, ma solo guidare le legioni che decidiamo di arruolare. Si parte dal solito triangolo tattico di fanteria leggera/fanteria pesante/arcieri, per poi aggiungere legioni più corazzate o di supporto grazie a specie alleate delle formiche, come scarabei o pidocchi. Ci sono alcuni accenni di tech tree e ricerche, per esempio con ferormoni che equivalgono a abilità speciali da lanciare nel momento del bisogno, ma tutto sommato la profondità strategica non arriva ai livelli dei capisaldi del genere.

I menù di costruzione della base sono… come si dice? Diegetici?

E in realtà non ci prova nemmeno, perché Empire of the Ants non prova a attirare quel tipo di pubblico. Il gioco di Tower Five è una piattaforma, direi quasi che fa da stimolo perché il giocatore si immerga quanto più possibile in un mondo alieno alle nostre esperienze quotidiane, e si renda conto di quanto sorprendente sia quella sorta di universo parallelo in cui vivono e si scontrano centinaio di esseri viventi. Un universo parallelo che però si trova nello stesso pianeta dove vive la razza umana. Un universo parallelo che a volte si colloca a poche decine di metri dalle nostre case.  Dal punto di vista ludico, Empire of the Ants è uno strategico che implementa i pilastri del genere in maniera semplice e funzionale, ma si ferma lì; questo lo rende adatto a chi ancora non ne mastica tantissimo, o a chi, pur essendo esperto, è disposto a accettare un’esperienza di gameplay relativamente blanda a favore di un’ambientazione decisamente fuori dal comune. Certo, da poco è uscito dall’early access Empires of the Undergrowth, che sotto l’aspetto strategico offre maggiore profondità, ma sul piano dell’immersività non c’è proprio confronto.

Il gioco di Tower Five è una piattaforma, direi quasi che fa da stimolo perché il giocatore si immerga quanto più possibile in un mondo alieno alle nostre esperienze quotidiane

Con mio grande stupore, ho riscontrato un aspetto che unisce i due giochi: non si può salvare durante una missione. Anche in questo caso, si tratta di una mancanza tecnica e non di un aspetto in sintonia con lo spirito del gioco; anzi, non poter salvare è l’unico aspetto di scarsa accessibilità di Empire of the Ants. Ci sarà qualcosa dietro? Perché chi ama le formiche non sviluppa i salvataggi? Complotto? Non lo so, ma a questo punto mi sento di dirlo forte e chiaro a tutte le software house: la gente vuole salvare durante le missioni: fateglielo fare, non è poi questa richiesta così assurda.

In Breve: Empire of the Ants è meraviglioso per tanti motivi. Innanzitutto è meraviglioso da vedere, e poi lo è anche per il proprio valore naturalistico, per la tematica che si vede davvero di rado nei videogiochi e per come riesce a aprirci gli occhi in un mondo che sta ovunque intorno a noi, ma noi non vediamo. Dal punto di vista ludico gli sviluppatori hanno creato un gameplay poco profondo, forse per attirare un pubblico più vasto, e questo si porta dietro alcune limitazioni che potrebbero allontanare i veterani degli strategici.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Provai7 14700k, RTX 4070 SUPER 12GB, 32GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Ho giocato a 4096×2160 a 60fps e non ho mai riscontrato lo straccio di un rallentamento, nemmeno con dozzine e dozzine di formiche, scarabei, pidocchi e quant’altro in contemporanea. C’è da dire che non ci sono effetti speciali tipo esplosioni o altro, il che aiuta a mantenere la fluidità.

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Pro

  • Fotorealismo notevole / Livello di dettagli elevatissimo / Valenza divulgativa preziosa

Contro

  • Meccaniche di gameplay basiche
8.2

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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