
Originariamente Scritto da
Cesarino
Torno una seconda e ultima volta, spero, sul caso Asia Argento perché ho letto un sufficiente numero di pareri in giro per convincermi ancora di più che questo caso sia un'occasione mancata. Un'occasione per parlare di abitudini maschili riprovevoli, certo, ma anche di donne che se le fanno star bene.
Non ci sono state vie di mezzo, in questo dibattito ignobilmente feroce. Da una parte l'universo radical chic e le femministe talebane, dall'altro il mondo di Libero. Nel mezzo io, Luxuria, la Aspesi e molte, moltissime persone pure molto note (e donne) che hanno preferito condividere il mio pensiero in privato o con un like. Perché mettere in discussione la bontà della versione di una donna che ha pronunciato la parola "stupro" fa paura. Basta mezzo punto di domanda su una storia che ha evidentemente dei lati sfocati, per diventare misogini, maschilisti, bulli, ultrá dello stupro, nemici delle donne, persone dedite al victim blaming (mo' vi siete imparati 'sta parola), spacciatori, negrieri e necrofili. Se poi ad esprimere qualche perplessità sul caso arrivo io (quella che quando si parlava delle ragazze di Firenze era insultata in quanto cattofemminista del cazzo), l'occasione per rigirare la frittata e farmi diventare improvvisamente la nemica delle donne TUTTE è troppo golosa. Per cui insulti, auguri di stupro e tutto il corollario di cosette che conosciamo bene, che però siccome sono io, tutto sommato "me le cerco". Ma non parliamo di questo, che tanto ormai gli insulti sono la prassi, non c'è più notizia.
Comunque, nonostante gli editoriali elegantissimi (e banali, sì, banali) di chi ritiene che chi vede dei punti oscuri in questa vicenda sia da psicologo o un misogino senza speranza, non ritratto nulla della mia posizione (capirai se devo dimostrare qualcosa sul tema) ma la argomento meglio.
Perché una cosa è vera. Non è solo la Argento, il problema.
A proposito. Chiedo la grande cortesia di non scrivere stronzate della serie "Asia Argento ti sta antipatica. ". Certo. Io mi espongo su un tema del genere per antipatia. Come no. Siccome lei mi ha detto "analfabeta" a Ballando con le stelle due anni fa, io ho non ho dormito la notte da 730 giorni e aspettavo giusto che denunciasse qualcuno di stupro per dar ragione allo stupratore. Ora aspetto solo che qualcuno rapini a mano armata Brunetta per tifare per il rapinatore.
Partiamo dal tema portante della discussione: "Una violenza è sempre una violenza". No. Mi spiace. So che è uno slogan politicamente corretto e che negarlo vuol dire passare per becere insensibili della serie "non sai di cosa parli", ma non è esatto. Perfino un omicidio non è sempre un omicidio. Esiste un porco o un assassino, quello sempre. Poi esistono modalità, circostanze, età dei protagonisti, l'utilizzo o meno della forza e molti altri fattori che non rendono le storie tutte uguali. È proprio dire che la violenza è sempre violenza che banalizza la questione, non, al contrario, cercare di capire fino in fondo le circostanze. Lo fa la legge, approfondire le circostanze, non vedo perché chi dice che " tra uno stupro e una molestia non c'è differenza" dovrebbe essere un tribunale migliore. Volete convincermi del fatto che la violenza di Rimini sia identica al "Mi fai un massaggio?" nella stanza di un produttore? Non ce la fate. Perché trovo che le due faccende siano due argomenti diversi sono una cretina? Bene. Fate pure. Per me molestia e stupro sono due argomenti diversi, sì. Confermo. Ribadisco. Sottoscrivo. Riesco a trovare un punto di contatto solo quando si parla di bambini. Di persone che non hanno coscienza di quello che gli viene fatto. Se parliamo di una ragazza di 20 anni che sa come funziona il mondo, io parlo di molestia. Orrenda eh. Ma molestia. (e si può denunciare anche quella, volendo)
"Tu colpevolizzi la vittima." Manco per niente. Cerco solo di essere lucida. Sul signor Weinstein non apro nemmeno il dibattito perché è un molestatore seriale e merita tutto quello che gli sta capitando. Lo do così per scontato che non c'è neppure storia. È la posizione delle donne, in questa vicenda, che è fatta di sfumature. E il dibattito sta così appassionando perché per la prima volta è anche la responsabilità delle donne a diventare un punto fondamentale del dibattito.
Non è vero quello che dice la Argento e con lei una buona parte del giornalismo pettinato che si discute di questo caso perché siamo sessisti. È quasi sempre vero, di solito, lo riconosco e sottoscrivo, ma questa volta no. Si discute perché in questa vicenda le donne escono ammaccate. Asia Argento, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie (per citarne alcune) non erano tre scappate di casa. Tre piccole fiammiferaie. Le cameriere davanti a un'opportunità di riscatto sociale. Di fama salvifica. Erano già figlie di padri potenti, ricche, privilegiate, cresciute nel mondo del cinema fin da bambine. Sono state zitte perchè volevano fare carriera, non perché non avrebbero avuto la potenza mediatica ed economica per fare un culo così a Mr Weinstein. Si sono ribellate e hanno denunciato Weinstein otto donne ben più indifese e sole e senza paracaduti delle tre citate. E' che Gwyneth e le altre, come dice candidamente Asia, "tenevano alla loro carriera". Le otto evidentemente tenevano di più alla loro dignità.
E allora mi spiace. Se tu lo lasci fare perchè sì, lui ti fa schifo, ma l'idea di perdere il ruolo da protagonista ti fa ancora più schifo, e poi il signor Weinstein lo ringrazi con l'oscar in mano o continui a vederlo nella suite di qualche hotel, beh, perdonatemi tutti. Io faccio fatica a provare empatia.
"La violenza è anche psicologica, era abuso di potere" . Già. Dire che però molte delle attrici coinvolte fossero delle ragazzine inesperte del mondo di fronte all'orco è abuso di credulità popolare. Non parliamo di ventenni arrivate dal paesello di montagna con la borraccia di latte di capra appesa al collo. Io a 20 anni lo ero, più o meno, ma che il mondo fosse pieno di bavosi che volevano usarmi sessualmente promettendomi lavoro e gloria, lo sapevo bene. E dai, su. Parliamo della Paltrow, della Jolie, della Argento. Mica di Giuseppina da Tagliacozzo. Smettiamola di giocare a cappuccetto rosso col lupo. E lo dico perché le Cappuccetto Rosso io le rispetto e rispetto il loro candore, la loro inesperienza, le loro storie, che nulla hanno a che fare con queste vicende in cui la conclusione non è mai "non ho parlato perché mi avrebbe ammazzata". È "non ho parlato perché non avrei più lavorato".
Questione Asia Argento. Allora. Cominciamo col dire che avere delle perplessità su questa storia vuol dire averlo su QUESTA storia che riguarda UNA donna. Per voi Asia Argento è tutte le donne? Vi sentite tutte Asia Argento? Bene. Io no. E con me tante altre. Io parlo di lei, e credo di avere il diritto di trovarla una vittima molto atipica. E no, non è vero che non le credo. Le credo fino ad un certo punto, che è diverso. Il che non vuol dire che colpevolizzi le vittime o metta in dubbio la credibilità di tutte le donne. Parlo di Lei. Credo che sia stata molestata, sì. Non ho alcun dubbio sul fatto che lui l'abbia attirata in camera, che le abbia proposto un massaggio, che dopo quel massaggio le abbia tirato su la gonna.
Non credo però che la fama di W. non lo precedesse. Non credo si sia trattato di uno stupro ma di una molestia sessuale. Odiosa. Credo che al "mi fai un massaggio" una donna capisca bene la situazione e che , come dice la Aspesi, non sia una di quelle situazioni in cui pensi: leggeremo un copione insieme. Credo che la Argento non solo potesse, ma dovesse dire di no. Credo che i suoi 21 anni fossero i 21 anni di una ragazza di mondo. Credo che avrebbe potuto e dovuto fare come chi da quella stanza se ne è andata. (lei è l'unica a parlare di stupro) Io di esperienze così, anche quando ero ben più giovane, ne ho vissute un bel po'. Ho detto no. Con imbarazzo. Vergogna. Ma ho detto no. Avrei dovuto denunciare? E cosa? Una molestia che potevo rifiutare? Ho fatto la mia parte, credo. Ho rifiutato, risposto male, mortificato chi mi stava mortificando. Ho detto il più possibile in giro cosa mi era accaduto. Ho evitato di rivedere quegli uomini. Ma soprattutto: non sono cose che mi hanno segnata a vita. Ci penso con un profondo senso di schifo, ma a una mano sul culo si sopravvive. Ho imparato a difendermi e a parlare di donne. A stare dalla parte delle donne. Con lucidità però. Senza mescolare piani diversi. No, non sono stata stuprata. Sono stata molestata, tante volte. Questo vuol dire concedere attenuanti a chi molesta? No. Vuol dire dare il giusto nome alle cose.
Infine, vorrei dire che il silenzio assordante delle attrici in questi giorni racconta molte cose. Non leggo solidarietà e neppure punti di vista. Perché tacere fa comodo quasi quanto parlare quando non si ha più nulla da perdere. Eppure il W. italiano c'è. Anche più d'uno.
È che è il sistema, bellezze. E molte di noi decidono di far parte dell'ingranaggio. È dura da accettare ma è così. Ne conosco almeno una decina di donne pronte a tutto. Un paio fanno pure quelle che "io sono la paladina delle donne che vanno avanti per meriti". E non solo stanno tutti zitti, pur sapendo, ma finiscono per dare loro i ruoli e gli spazi migliori. Al cinema, in TV, ovunque. È sempre la cosa più comoda, il silenzio. E alla lunga, in termini di carriera, l'investimento migliore.
E allora permettetemi di dire una parola sulle vittime certe di questa vicenda. Anzi, di queste vicende. Quelle che i no li hanno detti, nonostante i sogni e le ambizioni. Nonostante al lavoro ci tenessero pure loro. Donne che magari non avevano famiglie e capitali solidi alle spalle, ma hanno scelto di non sacrificare la dignità alle ambizioni. Donne che non sono state promosse, che hanno perso il lavoro, che sono state mobbizzate o umiliate, ma che al capo o all'uomo di merda di turno hanno saputo dire no. Donne che si sono viste scavalcare e sorpassare a destra da quelle che "sì mi fa schifo ma voglio fare carriera" e che magari erano meno brave. Ce ne sono tante di donne così. Che ci provano a togliere il potere di umiliarci a questi uomini di merda. Anche solo con quei no detti a muso duro. Donne per cui nessuno prova empatia o gratitudine perché probabilmente sono rimaste invisibili, con ruoli di serie b al cinema o alla scrivania, con 1200 euro al mese. Donne che denunciando, talvolta, hanno rischiato la vita, non il lavoro.
Quelle sono le mie eroine. Sul resto, scusate, lasciatemi libera di avere perplessità senza accuse idiote che scomodino temi come femminismo e la solidarietà femminile.
È che se proprio devo scegliere per chi provare empatia, in questa storia, io scelgo chi ha detto " 'Sti cazzi del lavoro, io le mani addosso da questa bestia non me le faccio mettere.".