Ammetto candidamente che lo stesso identico libro, se me lo avessero dato senza il nome dell'autore in copertina, l'avrei abbandonato dopo poco.
E anche con il bene che voglio a McCharty, dopo averlo terminato non posso fingere che sia consigliabile a tutti con entusiasmo: l'inizio è stato ostico, complice la densità dei contenuti e il solito stile di McCharty (dialoghi senza punteggiatura, descrizioni dettagliatissime, digressioni stra-tecniche in qualsiasi campo dello scibile umano).
Ma dopo un po' che leggevo, quando ho smesso di cercare di capire dove va a parare la trama, finalmente ho iniziato a godermi il viaggio: a immergermi (senza paura di capire tutti i termini specifici) nei dialoghi tra sommozzatori che parlano delle migliori tecniche di recupero fluviale con saldature in camere stagne o tra gente apparentemente comune che discute di fisica quantistica come fosse l'ultima partita di serie A.
Anche nei dialoghi, ho cominciato a farmi cullare dalla cadenza del serratissimo scambio di battute (anzichè impuntarmi a tenere il conto con le dita delle righe dove parla A, alternate a quelle dove parla B, per capire chi cazzo dice cosa).
Quello che ne risulta è una lucida follia in cui il vero passeggero del titolo non è (solo) il personaggio scomparso all'inizio del libro quando sembra di leggere un thriller, non è (solo) il protagonista Bobby Western (!!) che viene sballottato dal destino durante una sorta di avventura on the road, ma soprattutto è il lettore che attraversa le pagine di un vero e proprio viaggio schizofrenico tra un amore impossibile, una transessuale piena di umanità, le colpe di un padre troppo grandi per essere sopportate e mille altre cose.
Insomma, non so che cazzo ho letto.
Ma forse è il corrispondente di una tragedia greca nel 2023, ossia qualcosa che vale la pena leggere ancora dopo 2500 anni.