Più i protagonisti ci assomigliano e più è facile indentificarsi ed emaptizzare con loro. Ci sono però giochi che provano una strada diversa, proponendo il punto di vista di animali o insetti. Andiamo a scoprire Bad Mojo, un gioco (qui la versione Redux di Steam) che fu particolare persino in questo gruppo.
Come umani abbiamo un certo automatismo nell’empatizzare con personaggi che ci assomigliano o che condividono con noi alcuni tratti di un qualsiasi tipo. Questo rende la scelta di un protagonista mostruoso, alieno o animale un azzardo in partenza, in quanto bisogna trovargli un “ponte narrativo” con il giocatore. Nel caso di mostri o extraterrestri la cosa si risolve facilmente attribuendogli comunque desideri, obiettivi e avversità umanamente comprensibili. La cosa si complica quando il protagonista sul quale vogliamo concentrarci ha un’intelligenza di tipo istintivo, con obiettivi semplici che non vanno troppo oltre al sopravvivere al momento presente, nutrirsi e vivere la loro natura. Che tipo di storia possiamo raccontare e che tipo di giocabilità possiamo creare con queste premesse?
Ebbene, succede di rado, ma ogni tanto compare un gioco che ci mostra il mondo dal punto di vista di un animale o insetto e ciascuno prova a trovare un proprio equilibrio di narrazione e gameplay in questa coraggiosa proposta. In Deadly Creatures di Rainbow Studios su Wii, per esempio, possiamo esplorare la potenza di una tarantola e uno scorpione nel loro ambiente naturale, nel quale sono predatori con pochi rivali.
Ci sono giochi che provano una strada diversa, proponendo il punto di vista di animali o insetti: uno di questi, particolarissimo, è Bad Mojo
UN PROTAGONISTA INDESIDERABILE
Ecco, Bad Mojo si colloca in questo gruppo, proponendoci uno dei protagonisti più atipici e indesiderabili possibile. Perché diciamolo, le blatte non sono proprio gli insetti più popolari, e in apparenza non sono neanche dotate di particolari talenti. Non volano, non cacciano, non si mimetizzano. Eppure sono dei superstiti, con un grande talento nell’esplorazione e nell’infilarsi nei più piccoli pertugi. E proprio di tali capacità dovremo fare grande uso in questo gioco. Ma andiamo con ordine, perché Bad Mojo è un gioco che va proprio spiegato.
È il 1996 quando Pulse Entertainment lancia il gioco, poi riproposto su Steam nell’edizione rimasterizzata da Night Dive Studios nel 2014 (sebbene la pubblicazione originale risalga al 2004). La vicenda si apre con un tormentato monologo del nostro protagonista di nome Roger Samms. La voce dà immediatamente il tono grottesco della vicenda, con una recitazione in stile signore del male che non vede l’ora di mettere in atto il suo piano. Il cognome richiama quel Gregor Samsa della Metamorfosi di Franz Kafka, che una mattina si sveglia nel corpo di un enorme insetto.
BAD MOJO PARTE CON EVIDENTI RICHIAMI A FRANZ KAFKA, PER POI RACCONTARE UNA STORIA TUTTA SUA

Il secondo shock che il gioco ci propone dopo essere scesi a patti con le nuove sembianze, è proprio il doversi adattare alla vita di questo insetto e al suo modo di interpretare il mondo. Può capitare di entrare letteralmente in una vecchia radio arrampicandosi tra la sua tecnologia analogica, o di essere dentro il fornello, muovendosi tra una fiamma e l’altra. Proprio come nelle più fastidiose infestazioni i tubi di scarico sono percorsi esclusivi attraverso cui muoversi da un punto all’altro dell’edificio e lo scarso senso di igiene del motel offre sia ostacoli, sia nuove opportunità per risalire fino alla stanza. Costi quel che costi, bisogna ritrovare quell’orologio. Tutto è partito da lì.
IL FILM DENTRO IL GIOCO
Quello che può sembrare una folle idea atta a stimolare il sense of disgust si rivela in realtà un’opera dalle idee semplici, ma precise. Partiamo dal primo contatto che avremo con il gioco, ossia l’introduzione: erano gli anni in cui i giochi si avvicinavano alla dimensione cinematografica e alcuni progetti tentarono questo percorso di avvicinamento nel modo più diretto possibile, cioè coinvolgendo reali attori. Impossibile dimenticare l’introduzione del primo Resident Evil di Capcom, che ci presentava i protagonisti con transizioni fiammeggianti e una recitazione in pieno stile slasher movie anni ’90. O Gabriel Knight 2 di Sierra On-Line, che traduceva la sua intera storia investigativa con attori. Trend che ha poi rallentato, ma che non si è mai fermato completamente in quanto nel 2015 esce Her Story di Sam Barlow, anche questo interamente basato sull’interpretazione.
Bad Mojo sceglie di usare questo tipo di narrazione solo nelle cutscenes, ma sono intermezzi condotti con una regia riconoscibile e uno storytelling ambientale efficace. Ci viene subito evidenziato che il motel si trova nei bassifondi: è scarsamente illuminato, maltenuto, eppure è ricchissimo di dettagli, come se quelle stanze contenessero davvero la storia di chi le ha abitate. La recitazione è teatrale, marcata, che non vuole lasciare alcun dubbio su pensieri e parole dei nostri protagonisti. Gli effetti speciali in pieno stile budget anni ’90 sono la ciliegina finale in un mosaico che oggi forse suona un po’ cringe, ma dal cuore grande. Non confonderete mai le scene di Bad Mojo con quelle di qualsiasi altro film o videogioco. Il tutto è supportato dalla colonna sonora elettro-industrial di Xorcist.
LA VITA DI UNA BLATTA
Le schermate fisse nelle quali giocheremo sono invece iperrealistiche e sature, piene di contenuti volti a sottolineare ulteriormente la sporcizia e l’atmosfera trascurata del motel. La nuova prospettiva non sarà immediata da interpretare, ma gli sviluppatori hanno disseminato le ambientazioni di suggerimenti. Vale la pena esplorare ogni crepa (con circospezione, non siamo gli unici esseri viventi a muoversi lì) e il sotto e il dentro di ogni oggetto.
Uno degli obiettivi di Pulse era proprio quello di darci la possibilità di esplorare ogni centimetro quadrato dell’ambientazione. Questo si rivelò ben presto impossibile tecnologicamente, ma soprattutto non particolarmente divertente, quindi l’ambientazione è stata compattata in questo motel suddiviso in stanze. Ciascuna stanza ha una personalità unica e ciascuna contiene puzzle che potrebbero avere ripercussioni sia immediate, sia molte schermate più avanti. A dare altri indizi sulle nostre possibilità sono proprio le altre blatte, delle quali potremo seguire le tracce.
CHE RUOLO GIOCA LA MISTERIOSA VOCE FEMMINILE CHE CI PARLA DURANTE LE CUTSCENE?

Bad Mojo è un breve tratto di vita vissuto dal punto di vista di una blatta, con un sottotesto di solitudine e redenzione e le due anime che lo compongono non sono separabili senza perdere il contenuto. L’esperienza non vuole essere più lunga di quanto ha bisogno, due o tre ore sono sufficienti per vedere i titoli di coda al netto di fasi in cui perderemo l’orientamento e dovremo un po’ recuperare l’obiettivo. Ciò che però è rimasto unico e irripetuto di questo gioco, così insolito persino tra i suoi simili, è stata proprio la scelta del suo protagonista. Nei titoli menzionati all’inizio dell’articolo interpretiamo esseri con i quali è facile avere una connessione: tutti conosciamo una persona appassionata di felini, tutti abbiamo visto almeno un video divertente con protagonista una capra, spero che più persone possibile sappiano del ruolo fondamentale svolto dalle api nell’ecosistema mentre scorpioni e tarantole sono creature potenti che spesso sono anche state tradotte nella forma horror, ingigantendole.
Bad Mojo è un breve tratto di vita vissuto dal punto di vista di una blatta, con un sottotesto di solitudine e redenzione
Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.