I giochi di David Cage non sono carne da mezze misure: o si addentano con gusto fino all’osso, o si abbraccia la filosofia vegana e li si schifa male, nella (a mio avviso sbagliata) idea che una graphic novel interattiva che basa buona parte del suo pathos sulla narrazione non può essere considerata pienamente un videogioco. Comunque la pensiate, e visto l’effetto che hanno avuto i due titoli sulle vendite e sul successo di PlayStation 3, va salutata con la giusta reverenza la qui presente Heavy Rain e Beyond Due Anime Collection, che, come il nome stesso suggerisce, è una mini raccolta dei giochi di Quantic Dreams già visti nella scorsa generazione e qui riproposti su PS4 col vestito della festa. Bieca operazione commerciale? Certo. Proprio come quella di The Last of Us e di buona parte delle remastered, ma che è stata partorita con un buon lavoro di cesello, e che quindi ha l’inevitabile pregio di consentire la fruizione di due titoli bellissimi anche ai molti che hanno scelto Xbox 360 nella scorsa generazione e PS4 in questa.
HEAVY RAIN
Heavy Rain, per chi non lo sapesse, narra la storia di una padre che vede la sua vita dapprima sconvolta dalla perdita di un figlio, e successivamente scossa alle fondamente quando, qualche anno dopo, il secondogenito sparisce nel nulla. Sullo sfondo un killer legato a un origami e una serie di personaggi presi di peso della letteratura noir, come un investigatore privato con frequenti crisi d’asma e una giovane giornalista d’assalto che soffre d’insonnia. Diversamente da Beyond Due Anime, il lavoro di restyling su Heavy Rain ha coinvolto solo la parte tecnica, il che per certi versi è un peccato, visto che dei due titoli di Cage è quello che avrebbe avuto bisogno di una rinfrescata anche altrove, soprattutto per ciò che riguarda sistema di controllo. Chi vi scrive aveva terminato Heavy Rain su PS3 con un joypad in mano, salvo poi rigiocarselo con PlayStation Move, una periferica che si adattava perfettamente alla volontà di “replicare” il più possibile i gesti compiuti dai protagonisti attraverso i movimenti. A distanza di sei anni è stato uno “shock” tornare a controllare i personaggi via DualShock (mi si perdoni il gioco di parole un po’ così): un fatto, questo, che ha evidenziato come col tempo le nostre abitudini, in fatto di metodi di input, si modifichino e vadano a inficiare, almeno in parte, l’approccio ai titoli con qualche anno sulle spalle.
Il lavoro di restyling su Heavy Rain ha coinvolto solo la parte tecnica
BEYOND DUE ANIME
Chi fosse vissuto su Marte fino a oggi sappia che Beyond Due Anime racconta la storia di una ragazzina di nome Jodie (Ellen Page) cui tocca convivere con un’entità soprannaturale a lei connessa, chiamata Aiden. Il suo particolare status la rende oggetto di studio da parte di un gruppo di scienziati, al cui vertice c’è Nathan Dawkins, uno studioso interpretato da Willem Dafoe e doppiato in lingua italiana dall’ottimo Ivo De Palma. Il fatto che Beyond Due Anime sia una produzione più recente ha concesso al team di sviluppo un agio maggiore nella fase di restyling, tanto che se questa edizione non sembra nativamente programmata su PS4, beh… poco ci manca. Naturalmente, anche in questo caso la risoluzione passa ai fatidici 1080p, mentre si sprecano aggiustamenti di ogni tipo, dalla regolazione della profondità di campo alla messa in posa di un nuovo sistema di illuminazione volumetrica e di soft shadowing.
Lo speaker del DualShock 4 viene chiamato in causa in quei momenti in cui il controllo passa ad Aiden
Mettiamo subito in chiaro che al sottoscritto le robe di Quantum Dreams piacciono assai, e che in questa sede non si discute tuttavia della loro qualità intrinseca, ma del senso di questa Collection, che ha ragion di esistere solo per chi non avesse avuto la “fortuna” di giocare Heavy Rain e Beyond Due Anime su PlayStation 3. Nonostante i ritocchi al gameplay del secondo e al comparto tecnico di entrambi, difatti, cavalcare nuovamente l’onda di quelle emozioni potrebbe non valere i 40 euro richiesti per portarsi a casa la Collection; Heavy Rain, in particolare, ha il problema di un sistema di controllo che, in assenza di Move, ha perso un po’ di smalto col passare degli anni. Diverso è il discorso per chi ha saltato a piè pari la scorsa generazione Sony in favore di Xbox 360, e che ora ha in salotto una fiammante PS4: nel caso, qui ci sono due fulgidi esempi (nonché una badilata di cultura preparatoria al futuro Detroit: Become Human) di come si trascina un giocatore dall’inizio alla fine di una storia, puntando sull’empatia e sulla buona scrittura.