L'onta dei voti alti – Editoriale

L'onta dei voti alti – Editoriale

Che ruolo ingrato quello del giornalista – o peggio critico, termine che mal digerisco – videoludico,  dispensatore di ‘saggezza universale’ e giudizi aspri verso quello o l’altro prodotto, con parole gravi, taglienti e, quando queste vengono meno, sproloquio su quella o l’altra esperienza personale pur di sopperire una temporanea mancanza di vocaboli.

E3 2016

Di solito queste losche figure si aggirano nelle fiere indossando la maglietta brandizzata di qualche videogioco, alcune volte quello che gli piace davvero, altre invece indossando un indumento arraffato in un evento di presentazione. Poi magari la lavatrice è ancora ferma e dunque via, quella maglietta di No One Lives Forever 2 la posso mettere, figurarsi se qualcuno mi chiederà qualcosa.

losche figure si aggirano nelle fiere indossando la maglietta brandizzata di qualche videogioco

Non di meno l’ambiente cinematografico: sporchi, ricurvi, con la maglietta di Pacific Rim, accorrere nella sala per arraffare prima degli altri la mug di Scream e qualche altro gadget che “è per mio nipote”. No One Lives Forever gogMolti vestono di nero, ti parlano di Kubrick, Malick e Bergman mentre sono in fila per il nuovo cinefumetto Marvel, ma ehi, alla fine quel che conta è quel voto che si assegna alla fine della visione o del gioco, in calce all’articolo, il giudizio universale verso un prodotto amato, odiato, una via di mezzo che sia utile alla contestualizzazione del testo.

ti parlano di Kubrick, Malick e Bergman mentre sono in fila per il nuovo cinefumetto Marvel

Il lavoro è finito? Assolutamente no. In questo millennio bisogna anche rapportarsi con l’utenza, quella che “ma se il gioco ancora non è uscito, come fate a dare un voto?”, ma c’è anche chi per partito preso criticherà a prescindere un voto troppo alto. Nell’epoca in cui ci si fa la guerra su chi prende le difese di Sony o Microsoft, non manca la fetta di pubblico che per partito preso non manderà mai giù quel numeretto troppo alto ad Halo Infinite o God of War Ragnarok.

Prendo in esempio proprio l’ultima creatura di casa Santa Monica Studio in quanto, oltre alla recensione del sempre ottimo Dan Hero qui sulle pagine di TGM, che condivido fino all’ultima virgola, anche io ho avuto modo modo di curare e seguire il titolo in esclusiva Sony in queste settimane e, alla pubblicazione del pezzo e relativo giudizio, arriva quel commento che ti spiazza: “ma voi della stampa non vi vergognate a dare voti così alti?”.God of War Ragnarok photo mode

Commento sterile, da ignorare, però spesso non si riesce: perché mai una persona, che sia del settore o meno, a seguito di pagine e pagine di analisi, dovrebbe vergognarsi di un 9 e mezzo dato ad un gioco meritevole di tale giudizio o comunque di andarci molto vicino? Gran gioco, al netto di un comprensibile ma maestoso more of the same, c’è poco da ridire.

tanti commenti sterili, da ignorare, eppure spesso non ci si riesce

Viviamo un periodo storico incredibilmente difficile a livello geopolitico, ma anche in termini di relazioni sociali non siamo certo messi bene: non si può dare un voto alto a The Last of Us Parte 1 perché è un remake di un gioco non poi così vecchio e di cui non c’era bisogno di una cura del genere, ma fermi tutti! Ecco arrivare Jim Ryan, perfetto ‘tenete su le mani’, balliamo tutti al ritmo del burattinaio!

Evidentemente God of War Ragnarok, come il remake di The Last of Us o Halo Infinite o qualunque altro titolo a cui è stato assegnato un voto alto, forse lo meritava. Forse.

se alcuni ‘bestioni’ meritano una valutazione alta, chi siamo noi per negarla?

Mi è capitato recentemente parlando con il buon Mario Baccigalupi davanti un calice di rosso, di essermi pentito, tempo dopo, di aver assegnato alcuni giudizi troppo bassi a giochi che avrebbero potuto essere premiati con mezzo punto in più. Parlo di Sifu e Tales of Arise, a distanza di mesi penso che siano entrambi titoli da 9 pieno. Giochi che ho avuto modo di lasciar riposare, riprendere e giocare anche dopo la recensione e scoprire che, appunto, quasi provavo un senso di vergogna per non averli valutati e premiati con più forza all’uscita.

Il confronto oggi è con quella tensione palpabile che si accumula vicini all’embargo di un titolo grosso, grossissimo; siamo ampiamente consapevoli che raccoglierà voti e consensi oltre il 9, eppure c’è sempre una bella fetta di utenza che indicherà quel voto come mancanza di sincerità, un contentino da dare in pasto ad un pubblico tendenzialmente analfabeta verso il medium di riferimento, giusto per stare all’interno di una comfort zone di aspettative e non spostare troppo l’ago della bilancia.

Ma in questi contesti si potrebbe anche dire il contrario. Talvolta chi critica a prescindere un ottimo gioco – senza portare quasi mai analisi contestualizzate – si crogiola nella (presunta, spesso solo nella sua testa) appartenenza a un vero atteggiamento sovversivo, uno sguardo da alternativo, spocchiosetto intellettualoide per il quale i voti alti si danno solo agli indie, i giochi liberi da vincoli, macchine produttrici di marketing e strategie comunicative, di soldi, crunch, puntando tutto su aspirazioni autoriali. Questi meriti possono pure essere veri, intendiamoci, ma in molti, decisamente troppi, hanno trasformato simili considerazioni in una misura sistematica, costante e praticamente priva di eccezioni.

Io stesso arrivo sovente, spero in modo meno monotono e preconcettuale, a premiare le piccole grandi gemme

Io stesso arrivo sovente, spero in modo meno monotono e preconcettuale, a premiare le piccole grandi gemme. Per dire, ho dato 9 a un titolo come Lake che insomma, ad apprezzarlo saremmo stati io e il team di sviluppatori, ma tanto vale per dire che non mi vergogno del voto e di quel piacevolissimo e rilassante gioco, mentre mi trovo invitato al disonore pubblico per aver confermato le aspettative titaniche di un titolo concretamente gigante, adrenalinico ed emozionante come GoW Ragnarok, e di averlo premiato con il voto che meritava. Vergogna? Anche no, grazie.

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