Metal Slug Tactics – Recensione

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Dotemu ci ha abituato a riportare sui nostri schermi un bel po’ di franchise a cui eravamo abiutati a giocare in sala giochi, e questa volta non è da meno, ma tenta un passo ancora più azzardato. Prendere Metal Slug, uno dei run’n’gun più famosi di sempre, e reinventarlo totalmente cambiandogli genere. Funzionerà anche come tattico a turni, questo Metal Slug Tactics?

Sviluppatore / Publisher: Leikir Studio / Dotemu, Gamera Games Prezzo: €  24.99 Localizzazione: no Multiplayer: assente PEGI: 12. Disponibile su: PC (Steam, Gog.com, Xbox Game Pass), PS4, PS5, Xbox Series X S, Xbox One, Nintendo Switch

Ci eravamo lasciati a giugno dopo una prova breve ma intensa, senza sapervi dare un appuntamento preciso per l’uscita della versione finale del gioco, ed eccoci qua, a pochi mesi di distanza a raccontarvi le nostre impressioni definitive: per fortuna non c’è voluto poi molto.

Proprio perché non è passato molto tempo, andrò dritto al sodo, riprendendo solo un paio di concetti chiave dalla nostra anteprima: Metal Slug Tactics adatta il famigerato run’n’gun a una versione strategica a turni con elementi roguelite, un po’ come fece tempo fa Gears Tactics (ma senza la parte roguelite).

METAL SLUG TACTICS O FAST’N’FURIOUS?

Come in quel caso, il titolo distribuito da Dotemu riesce a mantenere intatto lo spirito del franchise originale, che qui significa dare grande importanza a ritmo e velocità. Mica un obiettio da poco, visto che stiamo parlando di un gioco, come appena detto, a turni. E quindi? E quindi, in Metal Slug Tactics dobbiamo cercare di muoverci il più possibile, perché più ci si sposta, più aumenta il danno nemico che riusciamo a schivare; se si riesce a finire anche in una posizione di copertura, potremmo addirittura riuscire a risultare indenni alla maggior parte degli attacchi.

Conviene levarsi di torno. E in fretta.

Il pilastro di gameplay su cui si costruisce la parte più tattica si chiama “synchronicity”: in sostanza, se un nemico si trova a tiro di più di uno dei nostri eroi, basterà che uno di loro lo prenda di mira perché anche l’altro lo colpisca con un proprio attacco base. Ecco perché risulta fondamentale l’importanza del posizionamento, così cruciale che gli sviluppatori ci consentono ampio margine di sperimentazione: finché non iniziamo con gli attacchi veri e propri, possiamo annullare i movimenti con un semplice tasto, in modo da provare le varie combinazioni che consentono di usare (e, quando si può, anche abusare) della synchronicity. Per ogni missione compiuta, i nostri combattenti guadagnano esperienza, con la quale sbloccano abilità che sta a noi selezionare, ripartendo però da zero in ogni run. In questo modo, i primi livelli vanno via piuttosto in fretta, perché quando abbiamo una o due abilità speciali, non ci sono grossi dilemmi tattici da affrontare.

Più si va avanti, più i quadri diventano interessanti grazie alla possibilità di concatenare movimenti, azioni e abilità in un crescendo di azione e frenesia che sfocia nell’esilarante

Più si va avanti, più i quadri diventano interessanti, proprio grazie alla possibilità di concatenare movimenti, azioni e abilità, in un crescendo di azione e frenesia che sfocia nell’esilarante. Pure le missioni sono veloci, durano una decina di minuti l’una, anche meno quando ci si fa la mano, e così si arriva in fretta ai boss finali, che rappresentano una sfida più tosta sia perché sono in grado di sferrare attacchi micidiali, sia perché bisogna decidere attenzione quando è il momento giusto per attaccarli e quando, invece, bisogna sfoltire le fila dei tanti sgherri che li difendono. In generale, è sempre buona cosa mantenere un approccio piuttosto aggressivo, ma ogni boss ci offre una sfida leggermente differente.

ROGUELITE, NON SOULSLIKE

Ho sempre avuto voglia di iniziare una nuova run, che sia dopo una vittoria o una sconfitta, soprattutto perché man mano che si gioca si sbloccano diversi soldati da portare in battaglia, e diverse combinazioni dei nostri guerriglieri portano a stili di gioco molto diversi tra loro. Quando ho affrontato un boss che richiede grande mobilità con due combattenti focalizzati sul corto raggio pensavo di essere fritto, e in effetti le cose stavano cominciando a mettersi male. Ciò accade solo quando ho avuto un momento di epifania e mi sono reso conto che dovevo ribaltare del tutto la tattica che stavo utilizzando che sono riuscito a avere la meglio. C’è voluto un paio di turni, non di più, ma senza quel cambio di mentalità sarei finito molto male. La varietà del party e il flusso di ogni run scandito dall’alternanza di missioni rapide e boss fight intense restituisce un’esperienza serrata e tatticamente soddisfacente. Aggiungete gli elementi roguelite, e arriva anche la varietà. Ecco, l’ho detto: varietà. Adesso devo dirvi dove di varietà ne servirebbe un po’ di più. Metal Slug Tactics è diviso in quattro aree, in cui incontriamo nemici visivamente diversi, ma concettualmente piuttosto simili: chi attacca con armi bianche e chi con pistole, fucili o granate. Possiamo trovarci nella giungla o in città, ma non c’è tutta questa differenza. Ecco, magari nel deserto ci sono gli zombie che fanno diventare i nostri eroi zombie anche loro per un turno: questo è il tipo di varietà che mi piace e che mi sarebbe piaciuto trovare in ogni area.

Boss fight impegnative e spettacolari? Check!

Qualcosa che le rendesse uniche per un qualche motivo, insomma. Soprattutto, però, il problema sta nel fatto che alla fine ci troveremo a combattere i soliti quattro boss finali, che poi dovrebbero essere proprio la parte più interessante in assoluto. E lo sono, però a un certo punto cominciano a diventare ripetitivi. Io capisco la natura a budget limitato di questo gioco, piuttosto evidente a partire dal prezzo ridotto, per cui forse non sarebbe giusto aspettarsi dozzine di boss. Contenuti aggiuntivi costano in termini di sviluppo, il che inevitabilmente si riflette sul prezzo del cartellino. Qualche boss in più avrebbe quindi potuto aumentare la longevità e la curiosità dei giocatori nell’arrivare alla fine di ogni mondo di gioco, ma alla fine non credo sia il caso di lamentarsi poi molto, visto che la qualità dei contenuti presenti è decisamente di alto livello.

La varietà del party e il flusso di ogni run scandito dall’alternanza di missioni rapide e boss fight intense restituisce un’esperienza serrata e tatticamente soddisfacente

Oltretutto, Metal Slug Tactics porta con sé la giusta dose di effetto nostalgia, intesa in senso buono, in primo luogo grazie allo stile grafico, che con la sua pixel art riporta immediatamente in mente i cabinati da sala giochi dei primi capitoli, da cui riprende anche parecchi nemici, diversi boss e gli indimenticabili prigionieri da salvare. L’effetto complessivo mi ha lasciato proprio dei gran bei “feel good vibe”, e sono convinto che farà lo stesso anche con voi. Altrimenti, siete delle brutte persone.

In Breve: Non c’è niente da dire, Dotemu ha proprio naso per quei giochi in cui l’effetto nostalgia non è mero marketing, ma una base su cui costruire esperienze ludiche solide e soddisfacenti. Chi l’avrebbe detto che la formula dello strategico a turni si sarebbe adattata così bene a uno dei franchise run’n’gun più noti in assoluto? Dotemu l’avrebbe detto, ecco chi. E infatti, eccoci qui a tessere le lodi di Metal Slug Tactics, cui manca solo qualche boss aggiuntivo per aggiungere quella varietà che in un roguelite aggiunge ore di longevità per i giocatori.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova i7 14700k, RTX 4070 SUPER 12GB, 32GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Pixel art notevole, effetti di esplosioni e colpi speciali molto ma molto carini e  animazioni davvero fluide. Tutto impeccabile, senza nessuna sbavatura tecnica: Metal Slug Tactics è un piacere da vedere e sentire.

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Pro

  • Fedele al feeling del franchise / Gameplay tattico di ottimo livello / Ritmo in crescendo di ogni run

Contro

  • Pochi boss da affrontare
8.6

Più che buono

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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