Minecraft Dungeons – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

Il pool di oggetti non solo è estremamente limitato, ma il gioco è fin troppo avaro quando si tratta di elargire ricompense

Non vi è quindi uno skill tree in cui distribuire punti abilità, bensì ogniqualvolta si sale di livello si ottiene un punto incantesimo con il quale sbloccare nuove caratteristiche degli oggetti. Si tratta di abilità passive che potenziano le armi o l’armatura del nostro squadratissimo alter-ego, generate in maniera casuale al momento del drop. Per esempio una balestra potrebbe sparare dardi esplosivi, oppure una lancia potrebbe curare l’eroe quando viene abbattuto un nemico, mentre un’armatura potrebbe respingere al mittente i proiettili in arrivo. Spendendo i punti incantesimo è possibile migliorare queste caratteristiche passive, rendendo sempre più potenti i relativi oggetti e, di riflesso, andando così a potenziare l’eroe. Persino le abilità attive sono legate a degli speciali manufatti raccolti durante le missioni, da equipaggiare in degli appositi slot dell’inventario.

I LIMITI DELL’AVVENTURIERO

Purtroppo questo sistema, sulla carta di certo interessante, si scontra con tutti i limiti dell’algoritmo di generazione procedurale del bottino. Il pool di oggetti non solo è estremamente limitato, ma il gioco è fin troppo avaro quando si tratta di elargire ricompense. Inoltre non è detto che gli oggetti raccolti si adattino alla build dell’eroe, vuoi perché magari un’arma è troppo lenta, vuoi perché l’algoritmo ha generato delle abilità passive del tutto inutili per quell’oggetto. Ad aggravare questa situazione, poi, ci si mettono anche i due venditori presenti nell’accampamento dal quale selezionare le missioni dell’avventuriero. Questi non propongono una selezione di oggetti da acquistare con gli smeraldi faticosamente recuperati durante le scorribande, bensì vendono dei forzieri il cui contenuto è ignoto fino alla finalizzazione della compravendita.

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Magari se mi lancio da qui trovo un segreto (spoiler: il segreto era la morte immediata).

Di fatto, i due mercanti sono entità aleatorie che aggiungono frustrazione ad altra frustrazione quando, magari, si ha bisogno di un certo oggetto per potenziare la build e ci si rivolge a loro per avere una remotissima chance di mettere le mani su quella balestra e su quella spada tanto ambiti, salvo accorgersi dopo pochi secondi di aver prosciugato le proprie riserve di smeraldi e aver ricevuto in cambio soltanto un mucchio di ciarpame. Da aggiungere, infine, la scarsa longevità del titolo. Minecraft Dungeons si completa al 100% in poco più di una quindicina di ore, dopo aver portato a termine per tre volte la campagna (una per livello di difficoltà) scoprendo tutti i segreti dei livelli, e dopo aver sbloccato ogni obiettivo. L’endgame è quindi inesistente: si riduce ad affrontare di nuovo le missioni già completate più e più volte nella speranza che l’algoritmo di gestione del loot elargisca qualche oggetto degno di nota. Una speranza purtroppo vana.

In breve: Minecraft Dungeons è un ottimo punto di ingresso nel mondo degli hack & slash per tutti quei videogiocatori più giovani appassionati dell’universo a cubetti targato Mojang. Peccato che il sistema di gestione del loot si presenti in maniera poco gratificante, un difetto tutt’altro che trascurabile nel momento in cui l’intera progressione del personaggio passa esclusivamente attraverso l’equipaggiamento raccolto dai cadaveri dei nemici. A questo si aggiunge anche una longevità piuttosto scarsa e un endgame di fatto inesistente.

Configurazione utilizzata: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, come gira: Minecraft Dungeons è leggerissimo e quindi gira senza incertezze al massimo livello di dettaglio. Non si segnala nessun tipo di problema tecnico.

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Pro

  • Ottimo per chi si avvicina per la prima volta al genere.
  • Divertente in compagnia.
  • È Minecraft.

Contro

  • Pessima gestione del loot.
  • Endgame inconsistente.
  • Longevità scarsa.
6.8

Sufficiente

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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