Monster Hunter Stories - Recensione

3DS

Adoro gli spin-off: ti permettono di maneggiare mondi e personaggi familiari e reinterpretarli con un pizzico di folle anarchia, slegati da preconcetti vari. Che succede, dunque, se l’hunting game più famoso, remunerativo e profondo di sempre viene scomposto e riassemblato sotto forma di gioco di ruolo nipponico? Monster Hunter Stories, ecco cosa.

COLORO CHE FORMANO UN LEGAME CON I MOSTRI

Nel villaggio di Hakum, un giovanotto viene riconosciuto come Rider dopo dure prove, ricevendo in premio la Pietra del Legame. I Rider sono un popolo un po’ particolare: indomiti cavalieri degli stessi mostri che altrove vengono visti come semplici minacce. Assieme a un felyne dalla lingua lunga, il nostro abbandonerà la sua casa per esplorare il mondo e trovare una cura per il flagello, una malattia infettiva che sta rendendo i mostri ben più pericolosi di quanto già non siano.

Monster Hunter Stories immagine 3DS 03E mi fermerei qui, giacché la trama di Monster Hunter Stories non brilla certo per profondità, inzuppata per bene in qualsiasi stereotipo da shōnen manga che vi possa venire in mente. Non è un problema, perché ho trovato difficile abbandonare Monster Hunter Stories anche senza chissà quale plot twist, stregato da una presentazione audiovisiva di prim’ordine e da un sistema di gioco, ideato da un “genio del male”, che miscela l’amatissimo universo del gioco Capcom alla formula gotta catch ’em all, con esiti deflagranti. Centonove mostri tutti da catturare, cavalcare, addestrare e portare in battaglia; ecco la ricetta che ha incatenato al 3DS un fanatico di Monster Hunter come il sottoscritto in sessioni di gioco durate decine di ore quasi ininterrotte, durante un fine settimana dove volevo solo starmene buono e bersagliare qualche coniglio in Mario + Rabbids. Gli altri giochi possono anche essere bravi e belli, ma se mi consenti di librarmi nel cielo sulle ali di un Rathalos scateno la carta di credito e ordino seduta stante tutti gli amiibo, anche quello del petulante Navirou (il gattaccio di cui sopra).

la presentazione audiovisiva è di prim’ordine e il sistema di gioco miscela l’amatissimo universo del gioco Capcom alla formula gotta catch ’em all

Viaggiare in Monster Hunter Stories è una cosa bellissima, con mappe vaste ricche di punti di raccolta e mostri erranti, ben visibili ed evitabili a piacere. Il colpo d’occhio è garantito da un eccellente uso della tavolozza che predilige tinte accese e calde, ritraendo con un tratto in stile anime tutte le bestiacce che abbiamo cacciato senza ritegno in passato. L’effetto stereoscopico, d’altra parte, fa il suo dovere egregiamente, donando quel pizzico di fascino in più quando foglie di ciliegio, scintille o effetti particellari invadono lo schermo. C’è qualche piccolo rallentamento, ma è assolutamente ininfluente, mentre il sonoro riarrangia con ottimi risultati alcune tracce decisamente familiari con altre nuove di zecca. C’è poco da dire: complessivamente, Monster Hunter Stories è uno dei giochi più graziosi che possiate regalare al vostro 3DS. Non muove montagne di poligoni, ma compensa alla grande con una direzione artistica azzeccatissima. L’unica cosa che stona è il ritardo con cui vengono caricate le texture dei modelli umani, un po’ il proverbiale pugno nell’occhio davanti a tanta beltà.

Monster Hunter Stories immagine 3DS 04Per collezionare i mostri bisogna visitare le tane, che vengono generate sulla mappa assieme ai punti di raccolta. I covi nascondono al loro interno un micro-dungeon lungo un paio di stanze che culmina nel nido, spesso presidiato da una stizzosa mamma a guardia di un cumulo di uova che aspetta solo di essere razziate. Il loro contenuto va dedotto valutando colore, pattern, peso e odore, e ogni tana permette di ripescare un po’ di volte l’uovo estratto; usciti dal dedalo, il bottino va portato alla scuderia per assistere alla schiusa e annoverare il nuovo nato nella nostra squadra. Mostri diversi, una volta cavalcati, permettono così di raggiungere luoghi inaccessibili della mappa grazie alle loro predisposizioni naturali, vantando nel frattempo abilità uniche come sensi radar di ogni tipo (per visualizzare risorse o tane nella minimappa) o urla per terrorizzare le belve più deboli. Va da sé che – per un fanatico di Monster Hunter – andare in giro con una squadra composta da pesi massimi quali Tigrex o Diablos è un sogno che si avvera, nonché IL motivo per annoverare istantaneamente Monster Hunter Stories nel gotha dei potenziali giochi dell’anno.

AVVOLTO NELLA PELLE DI KHEZU, SEI TUTT’UNO COL SUO FASCINO

Il combattimento si svolge a turni, con il Rider schierato assieme al monstie (così vengono affettuosamente chiamate le cavalcature) attivo al momento. Ogni turno i contendenti attaccano all’unisono, designando il bersaglio e scegliendo l’attacco tra veloce, potente e tecnico, tre tipologie relazionate tra di loro in stile carta, forbice e sasso.

Monster Hunter Stories immagine 3DS 01I danni vengono inflitti a entrambe le parti, ma il vincitore del contrasto fa più male. I nemici sono soliti usare una tipologia che rispecchia il loro comportamento nel “vero” Monster Hunter, quindi un Velociprey sfrutterà la sua rapidità laddove un Bulldrome si affiderà alla forza bruta. In pratica, questo vuol dire spesso giocare a morra cinese con un avversario che cala sempre la stessa mano. I boss cercano di movimentare le sfide mischiando vari tipi di attacco, ma si tratta semplicemente di schemi facili da memorizzare. A risollevare il tutto, con la giusta dose di imprevedibilità, ci pensano le abilità speciali a disposizione di eroi e nemici: tante, tantissime, attivabili tramite i Punti Legame (un po’ il mana della situazione) e conquistabili salendo di livello, equipaggiando determinate armi o leggendo manuali, spesso elargiti come ricompensa.

Ogni turno i contendenti attaccano all’unisono, designando il bersaglio e scegliendo l’attacco tra veloce, potente e tecnico, in uno schema che ricorda la morra cinese

Una volta vinti abbastanza contrasti le cose si fanno serie e il Rider balza in sella alla sua cavalcatura, agendo come una singola, compatta unità: più forte, più resistente, nonché capace di sprigionare un potente attacco speciale introdotto da una gustosa sequenza animata. Siccome certi match tendono ad andare per le lunghe – tra mostri che ruggiscono, attaccano e sputazzano schifezze – è eccellente poter velocizzare l’azione a piacere, liquidando celermente gli scontri con i nemici più deboli. Alla fine della fiera, il combattimento non convince al cento percento, principalmente perché è davvero semplice azzeccare la maggior parte dei contrasti e subissare i nemici di attacchi critici, senza contare che Rider e monstie hanno a disposizione tre vite e possono quindi essere mandati al tappeto più volte prima di perdere definitivamente il combattimento. La facilità va fortunatamente messa da parte contro i boss, portatori sani di vagonate di punti ferita e cattiveria assortita; auguri vivissimi nell’affrontare il Demone Nero senza conoscere le basi di Monster Hunter (protip: bombe soniche) e tornare tutti d’un pezzo, qualunque sia l’equipaggiamento indossato.

Monster Hunter Stories immagine 3DS 05Quando non si va a caccia, i centri abitati forniscono tutto quello che un fan di Monster Hunter potrebbe aspettarsi con botteghe, fabbri e un sacco di missioni da accettare consultando la classica bacheca o interrogando i passanti, un rito buono e giusto per mettere da parte qualche soldo giacché i mostri – com’è noto – viaggiano sprovvisti di contante.

La creazione dell’equipaggiamento qui è molto più user friendly (non sono presenti tutte le tipologie di armi della serie principale, purtroppo), senza il bisogno di craftare i singoli pezzi dell’armatura o la necessità di sterminare centinaia di mostri simili pregando di ottenere un oggetto rarissimo: basta fornire al fabbro un certo numero di materiali idonei – qualunque parte di una Rathian, per esempio – e il gioco è fatto.

La vera novità è la scuderia, dove organizzare i monstie e potenziarli tramite il rituale sciamanico, un meccanismo che sacrifica una belva per trasmettere all’altra un’abilità speciale. Si tratta di una meccanica non immediata da padroneggiare, cionondimeno utilissima; sfruttandola, potremo creare ibridi adatti ad ogni occasione come Lagombi sputafuoco e altre diavolerie. Andando avanti, sarà addirittura possibile inviare i mostri in eccesso alla ricerca di materiali, scegliendo destinazione e tipologia di raccolta, in modo da far guadagnare esperienza alle riserve e intascare materiali senza fatica.

Monster Hunter Stories mi ha rubato il sonno: l’avventura può essere completata in una trentina di ore giocando con calma, ma se si insinua il tarlo del collezionismo compulsivo si arriva tranquillamente alla quarantina, andando anche a caccia dei collezionabili e potenziando al massimo le armi. Il tutto senza contare i tornei online e in locale con gli amici, forieri di premi rari che il completista hardcore vorrà a tutti i costi. Il combattimento è un po’ semplice e la trama infantile, ma ogni gioco in cui posso cavalcare in battaglia un Diablos nero avrà sempre la mia incondizionata approvazione. Non vi terrà occupati fino all’uscita di Monster Hunter World, ma è sicuramente uno dei migliori giochi da dare in pasto al vostro 3DS durante quest’autunno.

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Pro

  • Presentazione audiovisiva stilosissima…
  • 109 mostri da collezionare.
  • Rathalos e Diablos da cavalcare = GOTY.

Contro

  • … con qualche imperfezione.
  • Trama infantile.
  • Sistema di combattimento che non convince appieno.
8.8

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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