A distanza di qualche mese, il reboot di Need For Speed a opera di Ghost Games arriva finalmente su PC e, detta con molta sincerità, non avrei mai pensato di divertirmi così tanto a fare una seconda run sulle strade sempre bagnate di Ventura Bay, nonostante la quantità di brofist fuori dal comune e le cutscene piene di lessico “gggiovane” al limite dell’irritante. Il motivo principale è che la car culture così tanto hipster del nuovo capitolo della storica IP di Electronic Arts è estremamente piacevole da abbracciare, così focalizzata sul piacere estetico della guida e sull’adrenalina che si prova portando al limite mostri su quattro ruote.
NFS NOW
Prima di addentrarci nella disamina prevalentemente tecnica della versione PC del racing game di Ghost Games, è bene farsi una domanda retorica, ma importante: cos’è oggi Need For Speed? Sembra banale, ma non lo è. Se, infatti, il titolo EA si è dimostrato un gradevolissimo gioco sin dal suo esordio su console (qui la nostra recensione), in questi mesi i dev si sono messi sotto per accontentare la community e offrire tutta una serie di migliorie che han rifinito l’esperienza in maniera decisiva, grazie all’introduzione di tantissime novità, come auto, missioni aggiuntive, una valanga di nuovi wrap e sensibili modifiche all’editor di tuning.
Need for Speed resta un gioco dalla curva d’apprendimento dolce, con tantissime cose da fare e con un modello di guida accessibile ma profondo
Dunque, per rispondere al quesito, NFS resta un gioco dalla curva d’apprendimento dolce, con tantissime cose da fare e con un modello di guida accessibile ma profondo. Contemporaneamente, è un gioco che spicca per la sua personalità decisa, che antepone il godimento estetico e della performance alla sfida in sé, trasformando il desiderio di primeggiare nella voglia di completare i diversi obiettivi che le cinque categorie di stile (speed, crew, tuning, style e outlaw) ci offrono di volta in volta. Ma, soprattutto, a Ghost Games va dato il merito di aver reso il suo gioco estremamente vivo e sempre interessante anche nell’end game, grazie a una cura maniacale dei dettagli, l’inserimento di continui eventi dedicati alla community e un’incredibile passione figlia della stessa car culture che avvolge l’intero gioco. Certo, il tuning estetico non è ancora arrivato ai livelli sperati dai nostalgici della serie Underground, ma i giocatori PC potranno godersi un sistema di editing incredibilmente più avanzato rispetto a quello che avevano al day one i giocatori console. In un’epoca di continua diffidenza nei confronti degli studi di sviluppo sotto l’ala delle major, Ghost Games è uno dei diversi esempi di estrema cura del “post-vendita”, che, tra l’altro, giustifica in maniera abbasta convincente la necessità dell’always online e la dimensione simil-MMOG della cornice di gioco.
Need For Speed è un microcosmo di persone che amano divertirsi insieme al volante, ed è in quest’ottica che deve essere visto. I due update inclusi nella versione PC, Icons e Legend, d’altronde, sono l’esaltazione di quello che si può ottenere diventando i piloti più rispettati sulla scena: macchine uniche, possibilità estetiche oltre ogni limite dell’eccentricità (e del buon gusto), voglia di bruciare l’asfalto e rispetto per le proprie origini. Sì, perché grazie all’introduzione di vetture, wrap e brani provenienti dal passato di NFS, siamo davanti, anche a costo di cedere un po’ all’autoreferenzialità, alla miglior celebrazione possibile del lato più urbano dell’IP di Electronic Arts. Spiace, in questo senso, che nella versione PC non sia ancora stato introdotto il pack Showcase, che introduce un vero photo mode e la possibilità di condividere i wrap, ma in EA assicurano che arriverà presto.
UNA BAIA INDIMENTICABILE
La versione PC di Need for Speed è oggettivamente la migliore disponibile sul mercato
Basta farsi un giro per Ventura Bay per capire che la versione PC è oggettivamente la migliore disponibile sul mercato. Il già eccellente look cinematografico delle versioni console, su computer si libera del limite dei 30 fps e viaggia felice verso i 60 fps, mentre il lavoro fatto sulle texture ci consegna una qualità visiva decisamente superiore. Insomma, Ventura Bay non è mai stata così bella e, se dal punto di vista dei risultati non ci si può certo lamentare, grazie al supporto del 4K a fronte di un peso neanche così eccessivo – con un processore neanche troppo spinto e una 970 si gioca in FullHD a 60fps con tutti a Ultra – forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più in termini di scalabilità, o meglio, di gestione della scalabilità, per andare in contro a chi ha PC non così performanti. In ogni caso, anche abbassando il livello generale di dettaglio il gioco resta bello e un risultato (per quanto solo dal punto di vista del frame rate) migliore di quello visto sul console è ottenibile anche su PC di fascia media. Quello che non cambia, invece, dal punto di vista delle prestazioni, è la lungaggine dei caricamenti fra garage e mappa, o quando si usa il teletrasporto, mentre l’AI che, a detta di EA, è stata ritoccata, non mi sembra così tanto diversa dal passato: molto accomodante durante l’inizio della campagna e sufficientemente impegnativa verso la fine. Un end game che resta l’ideale anche per testare l’altra grande novità della versione PC: la possibilità di utilizzare il volante. Se l’aggiunta in sé, in realtà, non è assolutamente fondamentale per godersi il modello di guida immediato e istintivo, il supporto è comunque fatto con tutti i crismi del caso e a livelli alti, soprattutto nelle gare sprint dove conta essere puliti ed estremamente prestanti, guidare con il volante regala buone sensazioni e, soprattutto, un margine abbastanza sensibile in termini di performance.
Il supporto per i volanti, per quanto non fondamentale, è fatto con tutti i crismi
Certo, resta una roba per pochi, ma in combinazione con la trasmissione manuale recentemente introdotta regala attimi di soddisfazione non certo scontati per un gioco che fa della piacevolissima ignoranza alla guida il suo mantra. D’altronde, anche quest’aggiunta che può sembrare poco più che un vezzo, dimostra che Need For Speed è un “sandbox” in cui ognuno può esprimere liberamente il proprio stile di guida. Giocare al titolo di Ghost Games è per certi versi liberatorio, rilassante e rinfrancante: qualunque sia il nostro modo di divertirci al volante siamo accontentati, pur nei limiti della sua cornice arcade. In solitaria o in compagnia, in ogni momento potremo sapere quanto andiamo veloci o in cosa possiamo migliorare; il tutto, senza mai l’ansia della prestazione, ma sempre con la sensazione che qualcuno sia lì a incoraggiarci dicendo “Ehi, amico, stai guidando forte, ma puoi fare ancora di meglio!”. E così, con il sorriso sulle labbra, con lo stereo a bomba e la mano fuori al finestrino, ce ne andiamo felici, sullo splendido ponte di Ventura Bay, a goderci lo spettacolo delle luci della città, mentre all’orizzonte c’è l’alba di un giorno che non vedremo mai, perché qui è sempre notte, e di notte non si fa altro che correre.
La versione PC di Need For Speed è esattamente quello che mi aspettavo che fosse, ovvero il picco più alto dell’ottimo lavoro svolto da Ghost Games nel rivitalizzare l’animo urbano della serie. Non siamo davanti a un gioco perfetto, ma semplicemente a un arcade racing convincente e, soprattutto, reso vivo e soddisfacente dal grande lavoro di costanza e passione fatto in questi mesi dagli sviluppatori. La conversione su PC è stata fatta a modino e, se siete felici possessori di un computer bello prestante, godersi il look abbacinante e cinematografico del gioco in 4K è pura pornografia. Se, dunque, volete un gioco che sappia condurvi per mano in una car culture basata sul divertimento e la condivisione, e vi piace l’idea di lanciarvi a tutta velocità in un bell’incrocio tra Rivals e Underground fate il pieno e andate a tutta velocità verso Ventura Bay.