Neon Blood – Recensione

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Anno 2053, l’umanità è stipata in un’unica macropoli, Viridis, dalle due anime: la lussuosa Città Luminosa e la distopica Città Cieca. Axel McCoin è un poliziotto, ma anche un idealista con gravi problemi di dipendenza da Spark pronto a tutto pur di scovare la verità. Voi invece siete pronti a scoprire Neon Blood?

Sviluppatore / Publisher: ChaoticBrain Studios / Meridiem Games Prezzo: 19.99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data di uscita: Già disponibile

Tanto non serve chissà quanto tempo, bastano tre/quattro orette per accompagnare il detective alla fine della sua indagine. Tutto ha inizio sulla scena di un delitto efferato, con Axel chiamato subito a mettere alla prova la propria abilità investigativa trovando gli arti mancanti della vittima.

Cercando i primi indizi, porgendo domande ai colleghi e ignorandone il sarcasmo figlio della dipendenza dalla droga sintetica, nei panni fluo del detective dal passato nebuloso muoviamo i primi passi in Neon Blood, un’avventura dalle ipnotiche tinte cyberpunk di recente pubblicazione che, facendo leva sugli stilemi del genere sdoganato da Neuromante di W. Gibson, tenta di elevarsi dalla massa.

NEON BLOOD REVOLUTION

Con un plot twist al contrario vi svelo subito che la piccola produzione di Madrid purtroppo non ce la fa a centrare il suo obiettivo. Dipendesse solamente dallo stile artistico, un fascinoso mix di dettagliati sprite 2D in pixel art e scenari in 2.5D colmi di luci al neon, minuzie ricercate e fisionomie disturbanti, probabilmente Neon Blood meriterebbe un altro voto. Si capisce subito che il suo punto di forza è la riuscita commistione tra art style vintage e distopia futuristica; chi ama tutto ciò che gravita attorno al cyberpunk non può restare insensibile di fronte ai numerosi particolari che screziano ogni scenario, primi fra tutti gli sfondi suggestivi e gli innesti cibernetici che agghindano gli abitanti di Viridis, esseri umani che, a prima vista, di umano hanno ben poco sia fuori che dentro.

Gli intermezzi animati sono un bel modo per dare maggiore respiro alla narrazione.

Eppure, come svela la caccia alla verità intrapresa da Axel, non è così. Partendo da un omicidio collegato alla megacorporazione della conturbante Ruby Emerald, a forza di rovistare nei cassonetti e nelle vite degli abitanti di Viridis emerge un complotto di dimensioni enormi. Grazie al supporto di una manciata di amici (che non possiamo usare durante gli scontri: perché?), il nostro eroe con delle micidiali emicranie finirà per sobbarcarsi opprimenti responsabilità.

a forza di rovistare nei cassonetti e nelle vite degli abitanti di Viridis emerge un complotto di dimensioni enormi

Messa in questi termini pare una storia noir accattivante, ma in verità la sceneggiatura, pur risultando accettabile, non è memorabile nello sviluppo, nella gestione dei personaggi secondari e nei dialoghi, per non parlare di una rigida linearità delle indagini che stride con l’anima investigativa del gioco.

TUTTO QUA? GIÀ FINITO?

Da maschietto quale sono mi piace pensare che la durata non sia importante, ma la verità è un’altra. Neon Blood ci tiene sulle spine davvero poco con la sua durata risicata. Se le poche ore fossero indimenticabili probabilmente sarebbe più facile digerire la scarsa longevità, ma ecco qui il vero problema: i vari sistemi compongono il gameplay sono eccessivamente basilari, al punto da rischiare di sfociare nel tedio rapidamente. Aggirarsi per gli splendidi scenari si riduce a un ping pong da un PNG con un’icona sulla testa al successivo, finché non ci si imbatte in quello che sblocca il prossimo step della missione in corso, un modus operandi noioso anche perché le opzioni di dialogo sono pressoché assenti.

Investigare si riduce a parlare con chi ha un’icona sulla testa.

A esacerbare le fasi esplorative ci si mettono poi alcuni ostacoli invisibili che possono bloccare i movimenti di Axel, un prurito costante che, alla lunga, porta a rivalutare positivamente la breve durata del gioco. Nonostante le molteplici luci al neon che illuminano i malfamati vicoli di Viridis, ci sono sempre troppe ombre in Neon Blood.

Nonostante le molteplici luci al neon che illuminano i malfamati vicoli di Viridis, ci sono sempre troppe ombre in Neon Blood

Lo scanner retinico di Axel serve a evidenziare le tracce invisibili, ma non viene sfruttato abbastanza da poterlo considerare una feature vera e propria. Non ci sono indicazioni a parte uno striminzito tutorial iniziale, inoltre può capitare di inciampare in bug o blocchi improvvisi con obbligo di riavvio forzato della partita (c’è l’autosave, se capita nel momento sbagliato tocca rifarsi l’ultimo segmento). E poi c’è il combat system, mannaggia.

PROFONDITÀ, QUESTA SCONOSCIUTA

Quando si affronta un combattimento il gameplay muta. La prospettiva diventa laterale, ci si affronta un turno alla volta e, ahimè, anche qui si notano delle lacune. A ogni turno Axel può colpire normalmente oppure usando una delle sue abilità speciali, difendersi o usare un oggetto, tuttavia la ripetitività è dietro l’angolo. Appena ci si rende conto che, anche contro i boss, la soluzione è spammare la skill Headshot, la quale infligge danni ingenti, curarsi alla bisogna e ripetere fino alla morte dei nemici, l’entusiasmo scivola via come fanno i liquami nel regno degli uomini-topo. Al termine di ogni incontro la salute si ripristina da sé, ergo anche la difficoltà è praticamente inesistente. Lo stesso vale per la fantomatica componente GDR, impalpabile a causa dello sblocco automatico di abilità da combattimento inutili e con il solo aumento della salute di Axel a ricordarci il suo miglioramento.

Neon Blood

I danni sono casuali, dipendono dal lancio di un invisibile dado con tante facce quanto il nostro valore di attacco.

Neon Blood difetta di profondità sia in quanto detective game, sia in qualità di videogioco. Le interazioni sono troppo limitate parimenti alle opzioni tra esplorazione, combattimenti e libertà d’azione. Non sfrutta adeguatamente il contesto con un gameplay articolato né prova a tessere un qualche tipo di ragnatela di rapporti/storie collaterali utile a sostenere la struttura da gioco investigativo: da qualsiasi lato la si osservi, l’implementazione di ciascuna meccanica appare fermarsi al primo strato. Non è nemmeno un’avventura in grado di stimolare coi suoi enigmi, a esclusione della seconda – frustrante – tappa nelle fogne.

Neon Blood difetta di profondità sia in quanto detective game, sia in qualità di videogioco

L’esperienza si aggrappa al suo art style convincente e agli splendidi scenari per raggiungere la sufficienza, magari abbastanza per consigliarla a chi ama da impazzire il cyberpunk e le storie poliziesche ma non a chi, in un videogame, cerca anche la sostanza. Basti pensare che durante i QTE, ovvero i momenti in cui (quasi) riesce a sorprendere, il titolo spagnolo scivola nell’anonimato a causa di un comparto audio che non ha voglia di enfatizzare delle azioni che, in teoria, dovrebbero essere piene di tensione e avvincenti. Proprio come si sperava fosse impersonare Axel McCoin, mannaggia.

In Breve: Dispiace perché è un indie realizzato da un minuscolo studio di sviluppo, ma Neon Blood merita quel “nella media” affibbiatogli dagli utenti Steam. L’art style in cui passato e futuro danno vita a un’affascinante realtà urbana distopica non riesce a nascondere, sotto la sua ammaliante veste pixellata, le magagne. Nonostante la breve durata, la mancanza di profondità tra fasi investigative, esplorazione e combattimenti fa in tempo a lasciare l’amaro in bocca, coadiuvata da alcuni intoppi tecnici di troppo. Il gameplay monotono risulta privo d’attrattiva e stimoli, finendo per sprecare un contesto tinteggiato di cyberpunk al punto giusto, in cui le luci al neon riescono a far apparire più sexy di quel che effettivamente è anche una trama nella norma.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD M.2
Com’è, Come Gira: Nessun problema di fluidità, le richieste hardware sono più che abbordabili. Si notano sporadici bug oltre ad alcuni fastidiosi freeze quando si parla con alcuni NPC, stop che obbligano al riavvio e, col save system automatico, è un problema. C’è qualche incongruenza nella traduzione, ma niente di grave. Assenti le opzioni grafiche, bene il supporto al pad.

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Pro

  • Art style di qualità / Storia apprezzabile, se non si hanno grandi pretese narrative

Contro

  • Manca di profondità in ogni componente / Durata brevissima / Sono presenti diversi problemi tecnici
6

Sufficiente

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