Okami HD - Recensione

PC PS4 Xbox One

Okami rappresenta uno delle pietre miliari del periodo d’oro di PlayStation e della storia dei videogiochi. Uscito originariamente nel 2006 per il monolite nero (e solo successivamente, nel 2008, per Wii) in un contesto in cui evidentemente il linguaggio dei videogiochi iniziava ad avvicinarsi a quello di oggi, è stato un prodotto angolare fra passato e presente, nonché uno dei picchi dell’incredibile carriera di Hideki Kamiya (che in quel periodo aveva già firmato tre serie di successo del calibro di Resident Evil, Devil May Cry e Viewtiful Joe), che inaugurava un triennio che avrebbe portato poi a Bayonetta.

In Okami il director nipponico mette insieme il profondo rispetto e ammirazione nutriti per la serie The Legend of Zelda e la sua creatività versatile, capace di adottare soluzioni fuori dagli schemi e in grado di influenzare in maniera trasversale l’intera opera. Il risultato è artisticamente e ludicamente un unicum di rara bellezza: Okami è un action adventure strutturato e profondo, che mette in scena il folklore giapponese come mai nessuno aveva fatto in precedenza, dipingendo attraverso la tecnica pittorica del sumi-e un mondo meraviglioso e vasto, sebbene ovviamente realizzato a istanze e non completamente open, ma di matrice moderna e dotato di un ciclo giorno/notte con ripercussioni in termini di gameplay. L’idea della pittura ad acqua e inchiostro non diventa, però, solo cifra stilistica del progetto, ma anche parte integrante dell’azione, dato che i poteri principali del protagonista, la dea Amaterasu sotto forma di lupo bianco, derivano proprio dal pennello celestiale in grado di intervenire sulla realtà in tredici modi diversi, a loro volta simboli di altrettante divinità shintoiste che si uniscono alla dea del Sole per riportare la pace e la tranquillità in Giappone, afflitto dal ritorno di un demone bandito un secolo prima e la presenza di minacce ancora più gravi.

LE 13 FATICHE DI AMMAKO

Okami HD è la seconda versione rimasterizzata del capolavoro di Clover Studio, e segue quella realizzata per PlayStation 3 nel 2012, nonché il debutto ufficiale, voluto a gran voce dai fan dell’opera originale, della dea Amaterasu su PC e Xbox One. Rispetto alla prima riedizione, questa è se vogliamo ancora più fedele all’originale: oltre a permettere di giocare in formato originale 4:3, ripristina il mini-gioco dei caricamenti in grado di far guadagnare zanne di demone (utili per essere scambiate con i mercanti), eliminato nella versione PS3 a favore di operazioni più rapide. In questo caso si può scegliere dalle opzioni se attivare i caricamenti veloci, ma in ogni momento si può decidere se skippare la schermata oppure “giocarsele” attraverso un rhythm game molto basilare.

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Okami è un gioco che a distanza di 11 anni è invecchiato in alcune forme prettamente strutturali, ma mantiene intatto il suo spirito

Al di là di questo dettaglio filologico, Okami HD si arricchisce del supporto della risoluzione 4K, dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, di come un’ottima art direction sia immortale e indipendente dal progresso tecnologico. Da vedere il titolo di Capcom è ancora splendido, e il sumi-e cromaticamente arricchito da tinte forti e da un leggero effetto ghosting funziona benissimo, proprio come ai tempi della prima pubblicazione, per dipingere un mondo sospeso nel tempo e intriso di cultura nipponica in ogni sua manifestazione. Qualsiasi elemento della messa in scena, personaggi compresi, ha una personalità ben precisa che rimanda a qualche leggenda o mito del Sol Levante, e lo stile estetico rappresenta un trait d’union fondamentale ad armonizzare ogni singola entità, regalandole la giusta importanza senza alterare gli equilibri complessivi dell’opera. Okami è un gioco che a distanza di 11 anni è invecchiato in alcune forme prettamente strutturali, ma mantiene intatto il suo spirito ed è ancora capace di trasportare i giocatori in un mondo leggero e fiabesco, ma dalle implicazioni profonde e significative, che sa alternare, come tradizione nipponica vuole, registri comunicativi vari e diametralmente diversi.

Nei lunghi dialoghi e nelle innumerevoli scene di intermezzo di Okami c’è spazio per la pura ingenuità poetica e per l’elogio di un tempo arcadico idealizzato e remoto, ma anche per un’ironia macabra e pungente, nonché per un punta di malizia che sbuca ogni tanto attraverso la semplice genuinità di Issun (pulce accompagnatrice di Amaterasu) e la follia di alcuni personaggi. Oggi come allora, Okami è una grande avventura, gioiosa e appassionante, ricca di piccoli segreti, mini-giochi e tocchi di classe, da vivere in simbiosi con la natura e con i valori che rappresenta, apprezzando la capacità di Kamiya di mettere insieme i tempi dilatati del mito con la volontà di rappresentare l’azione in maniera coreografica ed efficace, il tutto in un chiaro esempio di mondo che funziona secondo la grande tradizione di Zelda.

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Oggi come allora, Okami è una grande avventura, gioiosa e appassionante

A garantire la progressione è la ricerca delle tecniche del pennello celestiale, che porta Amaterasu a dover affrontare 13 sfide per permettere ad altrettanti alberi guardiani di rifiorire. Ogni quest è costituita da una porzione di mondo da liberare e una sorta di dungeon da completare. Sbloccando un potere aumentano le opzioni di interazione con l’ambiente circostante e la possibilità di raggiungere nuove zone prima inaccessibili, in un crescendo di possibilità ludiche in grado di meravigliare ancora oggi per creatività, coesione e originalità. Anche quando il level design non è indimenticabile, infatti, Okami sorprendere e offre qualcosa di nuovo da fare, accompagnando il giocatore in un crescendo appagante, in grado di sostenere la lunga durata dell’avventura. Chiaramente, il pennello celestiale è sia indispensabile per risolvere enigmi ambientali che per combattere: padroneggiare l’uso delle tecniche, d’altronde, è fondamentale durante le boss battle e per sfruttare i punti deboli dei nemici. Le circa quaranta ore necessarie per completare Okami scandiscono il tempo di un viaggio da affrontare con calma, seguendo il ritmo del mito e senza forzature, e scorrono via senza mai mettere in troppa difficoltà i giocatori, garantendo comunque sempre la giusta sfida. A distanza di dieci anni l’idea del pennello celestiale resta una soluzione di design unica e affascinante, e resta mirabile la semplicità con cui Okami riesce a comunicare i maniera universale i concetti e i valori della cultura nipponica.

IL LUPO, COMUNQUE, QUALCHE PELO LO PERDE

Nonostante quanto scritto finora, ammetto di aver faticato in alcuni frangenti a portare avanti l’avventura, soprattutto nei momenti in cui si faceva più vivido e intenso il mio ricordo dell’esperienza vissuta con l’originale. Okami non è solo figlio di un modo profondamente orientale di gestire i tempi dell’avventura e dell’azione, ma è anche il prodotto di una serie di convenzioni di design che ancora dovevano definirsi, vuoi per limiti tecnici, vuoi per abitudine. Se non avete mai incontrato prima d’ora il nobile lupo bianco, da giocatori contemporanei potreste sentire il peso degli anni di alcuni aspetti della produzione. Mi riferisco soprattutto ai caricamenti frequenti a causa del passaggio da una location all’altra (e a un certo punto c’è da fare un po’ da spoletta), alla lunghezza delle scene di intermezzo e dei dialoghi, spesso fin troppo didascalici e verbosi, nonché ad alcuni difetti presenti anche nella versione originale, ma che all’epoca pesavano di meno per un discorso di contestualizzazione storica. Per esempio, durante i combattimenti la telecamera non segue sempre ottimamente l’azione, e il passaggio non “seamless” tra esplorazione e battaglie è francamente qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle con estremo piacere.

sarebbe ingiusto affrontare Okami senza avere in mente il fatto che si tratta di un prodotto concepito in un’epoca oramai passata

Il combat system fa il suo dovere e accompagna la progressione con la giusta eleganza, soprattutto per ciò che concerne le boss battle, ma è innegabile che le sequenze sulla mappa siano afflitte da arene un po’ troppo asfissianti che, sulla lunga, possano risultare ripetitive. Allo stesso modo, se dieci anni fa il doppiaggio attraverso voci campionate che parlano una lingua incomprensibile era una soluzione intelligente e affascinante – a metà strada tra scelta artistica e aggiramento di un limite – oggi il risultato può venire un po’ a noia. Detto ciò, sarebbe ingiusto affrontare Okami senza avere in mente il fatto che si tratta di un prodotto concepito in un’epoca oramai passata: il gioco è innegabilmente invecchiato, ma il suo essere in grado di intrattenere in maniera più che dignitosa ancora oggi è sintomo di grandezza, non il contrario. Venduto a un prezzo assolutamente accessibile rispetto all’offerta, Okami HD è un’avventura unica e particolare, che non può mancare nella collezione di chi apprezza gli action adventure di natura profondamente orientale e vuole un titolo da gustarsi con pazienza e perseveranza. Chi lo ha già giocato potrebbe incappare in qualche momento di scontro tra la capacità della nostalgia di rendere il passato più bello di quanto non sia in realtà; tuttavia, Okami resta innegabilmente un titolo spettacolare, il cui valore storico va riconosciuto, ammirato e ricordato.

Okami HD è una riedizione dovuta di un capolavoro che, sebbene invecchiato un filo, resta affascinante come dieci anni fa. Il suo essere disponibile su tutte le maggiori piattaforme (peccato non ci sia su Switch) a un prezzo interessante rende l’operazione di Capcom intelligente e apprezzabile sotto qualsiasi profilo. La fedeltà dell’esperienza, esaltata dalle risoluzioni contemporanee che regalano ulteriore potenza a una direzione artistica meravigliosa, garantisce quaranta ore di totale immersione nell’immaginario folkloristico tradizionale giapponese. Okami resta uno degli action adventure più originali mai realizzati, e se gli perdonate il suo essere eccessivamente didascalico e prolisso, è un titolo che ancora oggi teme pochissimi rivali, tanto che giocarlo è quasi un atto dovuto.

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Pro

  • Esteticamente ancora straordinario.
  • Originale, intenso, sempre bellissimo.
  • Prezzo di vendita giustissimo.
  • Riedizione curata e fedele.

Contro

  • Piccoli difetti di invecchiamento riguardo telecamera e gestione del mondo.
  • A tratti eccessivamente verboso.
8.5

Più che buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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