Una delle vergogne che mi sono portato sul groppone per diversi anni è quella di non aver mai visto Wall-E fino a poche settimane fa. Ovviamente, mi sono pentito amaramente di aver aspettato tutto questo tempo, ma se vi parlo di questa mia grave mancanza è solamente perché Ion, il protagonista di Phoning Home (opera prima dei tedeschi ION LANDS), somiglia tantissimo al protagonista del lungometraggio Pixar. Tra le due produzioni è possibile scorgere un altro paio di punti in comune, come il rapporto tra i due piccoli robottini (ci torneremo sopra tra poco) e una filosofia di fondo che, ammetto, va ricercata con attenzione. Comunque sia, non bisogna affatto farsi imbrogliare da queste piccolezze, perché Phoning Home vanta un’anima tutta sua, in grado di incantarci e, nello stesso tempo, di demoralizzarci profondamente.
JOHNNY FIVE
Nei panni di un piccolo robottino esploratore finiamo bloccati su un pianeta alieno dopo che l’astronave su cui viaggiavamo subisce il più classico dei malfunzionamenti al sistema di navigazione. Come unico membro dell’equipaggio in grado di “camminare” ci viene affidato il difficile compito sia di riparare in qualche modo i motori del mezzo spaziale, sia di chiedere aiuto al nostro pianeta natio tramite la fatidica “chiamata a casa” che dona il titolo all’opera.
Nei panni di un piccolo robottino esploratore finiamo bloccati su un pianeta alieno
BIGAMIA ROBOTICA
ION LANDS è riuscita a rendere interessante uno stile di gioco altrimenti fin troppo ripetitivo, grazie al rapporto tra Ion, il protagonista, e Ani, piccolo droide lontano parente di BB8; quest’ultima, data la sua natura da ricercatrice scientifica, è perennemente esposta alle intemperie del pianeta alieno e impossibilitata nel superare diversi ostacoli. Così, nel ruolo di amico e protettore, scortiamo la compagna a zonzo per il pianeta, cercando di preservare il suo debole scafo da tempeste di sabbia e agenti fisici corrosivi. Qui, perdonate la battuta, Phoning Home diventa un perfetto simulatore di vita di coppia: Ani è lenta, logorroica e a tratti stressante, eppure lasciarla indietro ci spezza il cuore, e non averla accanto è qualcosa di orribile.
Dietro a un titolo che non inventa nulla si nasconde una storia cupa e affascinante
Phoning Home prova a unire il genere dei survival/crafting a un titolo narrativo e abbastanza guidato. Se, da un lato, riesce perfettamente a offrire al giocatore uno scopo per continuare la propria avventura, dall’altro fallisce parzialmente nel garantire meccaniche di gioco interessanti: lunghi e frequenti spostamenti lenti e noiosi, sezioni platform mal riuscite e la necessità di ricominciare il titolo da un salvataggio vecchio qualora finissimo energia o carburante sono solo alcuni esempi degli eventi che mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. Rimane comunque innegabile che il rapporto tra Ion e Ani possiede qualcosa di magico, e solo per quello il titolo ION LANDS merita una chance.