Crucial Ballistix Max 16GB DDR4-4400 – Recensione

Oltre a un buon processore e a una buona scheda video… serve anche una buona memoria, come il kit BLM2K8G44C19U4BL della serie Crucial Ballistix.

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Crucial ha recentemente “riorganizzato” la propria offerta di memorie DDR4 destinate al pubblico dei gamers sotto il brand Ballistix. La serie Max Gaming è destinata a chi non indugia nell’overclock, non vuole compromessi e, per questo, è disposto anche a spendere di più. Questo kit è composto da due moduli UDIMM (senza buffer) da 8 GB e costa circa 250 euro, ma offre la garanzia a vita e notevoli margini di overclock. Può quindi funzionare anche a frequenze maggiori, o con timing diversi.

COME SI PRESENTANO

I moduli sono basati sui migliori chip di memoria RAM prodotti da Micron, ricoperti da un sottile dissipatore in alluminio su cui è riposta anche una striscia di 16 LED RGB. Ogni modulo è dotato di un sensore per misurare la temperatura e l’illuminazione si può gestire in due modi: tramite il software Ballistix MOD oppure, se la scheda madre dispone di un sistema di controllo compatibile (Aura, Mystic Light o RGB Fusion), anche attraverso le impostazioni di quest’ultima.

Crucial ha voluto tentare il pubblico dei modder, offrendo la possibilità di smontare il coperchio della striscia a LED superiore e installarne altri di forme diverse, dopo averli realizzati con una stampante 3D. Le dimensioni predefinite dei due moduli, in ogni caso, sono piuttosto contenute e non dovrebbero dare problemi con la maggior parte dei dissipatori per le CPU in commercio. Il nostro setup di prova prevedeva una scheda madre Gigabyte Aorus X570, un processore AMD Ryzen 5600X e un dissipatore a liquido Corsair H100i con il suo waterblock di dimensioni contenute, per cui non ci sono stati problemi di spazio.

IL PROFILO XMP E LE FREQUENZE SPINTE

Una volta acceso il computer, i moduli sono stati correttamente rilevati con il loro profilo standard, quello conservativo a 2666 Mhz impostato di default, per garantire la compatibilità con tutte le schede madri. Per usare le memorie alla loro velocità nominale, è stato dunque necessario accedere al BIOS e attivare il profilo XMP. A quel punto, la frequenza di lavoro è passata a 4400 Mhz e i timing a 19-19-19-46, con una tensione operativa di 1,4 Volt.

A queste condizioni, le performance sono chiaramente superiori a quelle che si potrebbero ottenere alle frequenze conservative di 2666 Mhz, ma il ‘delta’ cambia notevolmente a seconda della piattaforma utilizzata. I processori Intel sono infatti meno dipendenti dalla frequenza di lavoro e della RAM e, per tanto, possono mostrare aumenti di prestazioni lineari nei benchmark, col salire delle frequenze. Le CPU Ryzen, invece, instaurano uno stretto legame tra la velocità della RAM, quella del controller unificato e quella del bus Infinity Fabric, che permette ai core di dialogare tra loro. Nei processori Ryzen della serie 3000 e 5000 il bus in questione può spingersi senza problemi fino a 1800 Mhz, lasciando ulteriori margini variabili in base all’esemplare di CPU e alla scheda madre e, finché le RAM restano entro il limite dei 3600 Mhz, il bus può operare al massimo della sua velocità.

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