Qualcuno stabilisca dei limiti per i nomi delle schede video, perché ormai la loro lunghezza è pari soltanto alle code necessarie per comprarne una…
Procurarsi una scheda video nuova è ancora un problema, principalmente a causa della perdurante crisi dell’approvvigionamento dei componenti elettrici, delle restrizioni locali al commercio e alla produzione industriale dovute al Covid e, per noi gamer, anche della “concorrenza” dovuta ai miner, che trovano l’uso delle “nostre” schede video estremamente lucrativo e non sembrano mai averne a sufficienza. Essere finalmente riuscito (non senza difficoltà) a comprarne una, tuttavia, mi dà modo di tornare a parlare di una GeForce RTX 3060 Ti a quasi un anno di distanza dalla loro introduzione. Questo modello, classificato LHR (low hash rate), esce sul mercato a un prezzo di listino di 469 euro IVA inclusa, ma al di fuori di alcune occasioni speciali di vendita – come gli scorsi RTX Day organizzati da Nvidia e da alcune catene di negozi – sarà molto difficile trovarla a quel prezzo.
UN MODELLO COMPATTO
La RTX 3060 Ti che recensiamo oggi è un modello custom di Zotac già overcloccato di fabbrica, in grado di raggiungere 30 MHz in più rispetto alle frequenze standard di Nvidia alla velocità boost (in questo caso, 1695 MHz). Il primo aspetto che appare evidente è la compattezza del dissipatore Icestorm 2.0 che, con il suo blocco in alluminio e due generose ventole da 90 mm, permette alla scheda di raggiungere frequenze ancora più elevate, ma anche di raffreddare la scheda passivamente, in totale silenzio quando il carico di lavoro è basso.
Il retro della scheda è rinforzato da una placca metallica rigida con alcune feritoie per far passare l’aria. L’alimentazione prevede un singolo connettore da otto pin e richiede un alimentatore da almeno 650 Watt. Per il resto, la scheda punta all’essenziale: non ci sono feature avanzate come il doppio BIOS o connettori aggiuntivi per dare maggiore corrente in caso di overclock, né troviamo pin destinati all’illuminazione RGB o ad altre aggiunte vistose. Questa scheda, grande solo 224x117x42 mm, è molto sobria e si concede, come unico vezzo, il logo Zotac Gaming illuminato sul dorso.
UNA 3060 TI PIÙ VELOCE DELLA MEDIA
La GPU impiegata è la GA104-200, vale a dire una versione depotenziata di quella presente nelle sorelle maggiori RTX 3070 e, per tanto, ne condivide l’architettura Ampere e le tecnologie salienti. Qui potete andare a rileggere la nostra disamina. Le specifiche di Nvidia per le GPU RTX 3060 Ti prevedono l’attivazione di 4864 core e una frequenza di clock di 1.410 Mhz, oltre all’uso di memorie GDDR6 al posto delle più nobili GDDR6X, con un bus da 256 bit capace di fornire una banda di trasmissione di 448 GB/s. Inoltre, le RTX 3060 Ti hanno 80 ROP e 156 TMU, 152 tensor core di terza generazione e 38 RT core. In pratica, sono capaci di porsi allo stesso livello di una RTX 2080 Super nel rendering tradizionale e di superarla quando si attivano gli effetti in ray tracing. La RTX 3060 Ti OC LHR di Zotac Gaming fa un piccolo passo in più, portando la frequenza di boost a 1995 Mhz, e lasciando all’utente altri 90 Mhz di margine per l’overclock, arrivando in quest’ultimo caso a prestazioni più vicine a quelle della sorella maggiore. Va tuttavia rammentato che l’overclock resta pur sempre una variabile non “assicurata” e a totale discrezione – e responsabilità – dell’utente, per cui nei nostri test non ne terremo conto.
PERFETTA PER I 2K
Abbiamo montato la RTX 3060 Ti di Zotac sul nostro testbed, composto da una scheda madre Gigabyte Aorus X570 e da un processore Ryzen 5 5600x, con sistema operativo Windows 10 installato su drive SSD Sabrent NVMe e RAM Crucial Ballistix 4400 Mhz. Abbiamo testato la scheda con diversi giochi alle risoluzioni di riferimento Full HD (1920×1080), 2K (o QHD, 2560×1440) e 4K (3840×2160). Inoltre, visto che avevamo ancora a disposizione uno Xiaomi Mi Curved Gaming Monitor da 34”, abbiamo aggiunto anche i test alla risoluzione 21:9 UWQHD, 3440×1440 pixel, circa il 30% più larga della 2K. I risultati con alcuni di essi sono stati i seguenti:
Come si può dedurre dalla tabella qui sopra, la maggior parte dei videogiochi attuali gira ad almeno 60 frame per secondo fino alla risoluzione 2K, compresa la sua estensione ultra-wide. Sono, però, valori ottenuti chiedendo il massimo a ciascun gioco, impostando cioè le opzioni avanzate in modo che il dettaglio grafico fosse il più elevato possibile. Se osserviamo la riga relativa al framerate a 4K, notiamo che il valore più basso è 45, ottenuto con Red Dead Redemption 2. Il titolo di Rockstar ha un motore grafico estremamente scalabile e bastano pochissime rinunce, per altro difficilmente percettibili, per raggiungere l’agognata soglia dei 60. In altre parole: a 4K, con questa scheda video, ci si gioca eccome. Semplicemente, non sarà possibile farlo al massimo del dettaglio e col ray tracing attivato.
BASTERANNO 8 GIGA?
Un caso un po’ particolare è il nuovo sparatutto di Ubisoft Far Cry 6, che dispone di texture opzionali ad altissima qualità, per sfruttare le quali gli 8 GB di VRAM presenti sulla Zotac non dovrebbero essere sufficienti.
Come possiamo osservare, il calo vistoso dovuto alla carenza di memoria si verifica solo a 4K, mentre alle risoluzioni inferiori la scheda “regge botta” tranquillamente. Tra l’altro, anche l’attivazione del ray tracing non comporta grosse rinunce in termini di framerate.
Aver provato e recensito Far Cry 6 ci ha permesso anche di verificare l’andamento dei frame attivando la tecnologia FSR, “concorrente” open source (e quindi non limitata alle schede Radeon) del DLSS proprietario di Nvidia. Anche in questo caso, la RTX 3060 Ti si è comportata in modo eccellente. La risposta alla domanda iniziale, chiaramente, non può essere altro che positiva, almeno per il momento.
PARLIAMO UN PO’ DI LARA CROFT
Shadow of the Tomb Raider è un buon titolo con cui è possibile vedere come cambiano le prestazioni delle GPU, quando si attivano gli effetti di ray tracing. Non solo: supporta sia Fidelity FX, sia DLSS, due tecnologie che i produttori di GPU spingono come fiori all’occhiello. Fidelity FX, tuttavia, è open source e supportato anche dalle schede Nvidia. Per questo, preferiamo tenerlo attivato ovunque sia possibile: con Tomb Raider, così come con gli altri giochi della nostra suite (composta, lo ricordiamo, da Serious Sam 4, GRID 2019, Red Dead Redempion 2, Dirt 5, Shadow of the Tomb Raider, Horizon Zero Dawn e Borderlands 3). L’avventura di Lara Croft, in più, ci permette di usarlo insieme agli effetti di ray tracing ma, purtroppo, non se il DLSS è attivato. Così possiamo proporvi i frame ottenuti in diversi casi d’utilizzo, in modo che possiate decidere cosa sia meglio:
Nella prima colonna, “Ultra – no ray tracing” abbiamo spinto tutte le opzioni grafiche del gioco al massimo, senza DLSS e senza ombreggiature in ray tracing. In questo modo abbiamo ottenuto il massimo possibile senza ricorrere ai core RT, approfittando anche del lavoro di sharpening effettuato dal tool Fidelity FX. In questo caso, le risoluzioni migliori per giocare sono sempre la 2K la sua versione wide. Per raggiungere i 60 fps a 4K occorre invece scendere di una tacca con la qualità visiva, o rinunciare a Fidelity FX e usare il DLSS.
IL DLSS SI RIVELA ANCORA UNA VOLTA UN’ARMA EFFICACE PER AFFRONTARE LE RISOLUZIONI PIÙ ELEVATE