RIDE 3 - Recensione

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All’ombra della madunina, tra l’ora della sveglia e quella dello sbagliato di fine giornata, c’è un gruppo di ragazzi che, come tanti, va in ufficio per fatturare portando però avanti una passione travolgente. Milestone e i motori, gioie e pochi dolori, soprattutto ultimamente, dopo il periodo di ambientamento e test intensivi con l’Unreal Engine 4, ora messo giù da gara per dare sfogo – soprattutto – all’amore per le due ruote. MXGP Pro e MotoGP 18 avevano già fatto vedere, quest’anno, grandi passi in avanti per quanto riguarda il modello di guida e la fisica, portando avanti licenze forti e lasciando al team spazio e tranquillità creativa per dare un secondo fratellino a uno dei brand cui tengono di più. Perché RIDE è puro sentimento motociclistico tricolore, una dichiarazione d’amore “alla Yamauchi” che vive delle stesse pulsioni e feticismi, ergendosi un po’ a erede spirituale del suo stesso divertissement extra-Gran Turismo, Tourist Trophy. E se, per esperienza videoludica personale, MXGP Pro è ancora la loro Monna Lisa sporca di fango, RIDE 3 riesce agevolmente a stargli in scia, pur su un tracciato parallelo, speculare, asfaltato.

GRILLETTI SPALANCATI E ANALOGICO A TERRA

La cosa più bella tra le molte che RIDE 3 riesce a trasmettere è la sua totale libertà di espressione, libero dalle dorate catene delle competizioni ufficiali, un po’ come l’arrivo del weekend per un centauro amatoriale. Lo si vede anche nella presentazione, con dei menu finalmente degni di una mecca del design come Milano, puliti, carichi di stile, con una campagna presentata come se i suoi eventi fossero numeri di riviste specializzate, ognuno con un tema portante da approfondire e un’introduzione scritta ad hoc, con gusto stilistico e grande cultura di fondo. Delizioso. Pezzi di storia anni ’70, sensuali naked, rozze supermoto, futuristiche elettriche, ringhianti 1000cc d’arte contemporanea e 500cc dai codoni squadrati splendidamente anni ’80, segno di un’epoca, come i capelli cotonati e gli Wham. Ce n’è per tutti i gusti e ogni volume è diviso in gare, campionati, prove a tempo e drag race (praticamente un minigioco), andando a premiare il giocatore vorace con un sistema a stelle splendidamente ludico, con una motocicletta esclusiva, non acquistabile in concessionario, lucidata a cera e col serbatoio pieno pronta ad attendere il completista. Curva di difficoltà azzerata, regolabile comodamente dal menu, in percentuale, e si scende in pista a godersi i piaceri del motociclismo virtuale.

Togliamoci subito il pensiero però; la competizione, intesa come gomito a gomito, staccate al limite e gusto per la sfida tra piloti è brutalmente attenuata da un’intelligenza artificiale carente, scolastica e perfino fastidiosa. Avversari incuranti di ciò che li circondano, distratti e pronti a buttarsi brutalmente in traiettoria senza rispetto del giocatore danno la sensazione di un prodotto vecchio a livello di sfida, con il tasto del rewind sempre caldo per cercare di riscrivere qualche entrata assassina dell’IA. C’est la vie, c’è ancora molto da fare sotto questo punto di vista, e la carriera, così sapientemente studiata, diventa più un piacere enciclopedico in cui perdersi nella storia del motociclismo, guadagnare crediti e comprare nuove moto, per poi tirarle al limite nelle prove a tempo in beata solitudine. Niente di ingiocabile o rotto, per carità, solo eccessivamente rozzo per quello che siamo abituati a vedere ultimamente, un passo indietro anche rispetto ai già citati MXGP Pro e MotoGP 18.

Ride 3 dà il meglio di sé quando la strada è libera e ci si sente un po’ pittori su asfalto, pennellando traiettorie

Ma poi si torna alla guida e ci si riconcilia con l’opera di Milestone, perché RIDE 3 dà il meglio di sé quando la strada è libera e ci si sente un po’ pittori su asfalto, pennellando traiettorie appesi a un missile su ruote chiamato Panigale. Ogni bolide dei circa 230 disponibili ha le sue caratteristiche, una sua personalità, capace di trasmettersi via pad alla pelle del giocatore che, avvinghiato a esso come un centauro alla sua moto, viene sedotto e illuso da un sistema di controllo precisissimo, simulativo e divertente. Esattamente come dovrebbe essere. Soprattutto con la fisica settata su Pro il lavoro degli sviluppatori milanesi si scopre in tutta la sua bellezza, dandoci non i controlli del mezzo, ma del nostro io-virtuale. L’analogico gestisce il peso con un’inerzia credibile, esaltante nei cambi di direzione, sartoriale lungo i cordoli, studiato per restituire un feedback eccitante grazie a un lag controllato (dettato dai frame di animazione del pilota) che costringe a proiettarsi mentalmente sempre una curva più avanti, per essere nell’angolazione giusta al momento giusto. Nel mentre i grilletti diventano manopole e leve dei freni (anteriori, mentre il posteriore può essere gestito separatamente con un tasto frontale), modellandone apertura e pressione come dei pianisti, attenti a non bloccare l’anteriore come a essere dolci in uscita di curva. Diventa tutto un gioco di sensazioni quasi telepatico, più che glacialmente telemetrico, piccole vibrazioni del controller come monito e posteriori che scodinzolano in staccata per cercare disperatamente aderenza. Si percepisce in maniera limpida se le cose stanno andando bene o male, e il tutto può essere accentuato sia guidando sotto la pioggia, sia con la fantastica visuale in soggettiva, che dimostra in maniera schiacciante quanto le mie parole siano degne di fiducia, trasformando la simulazione in un enigma a 300km/h totalmente basato sugli scossoni del manubrio e le sollecitazioni sulla vista del pilota.

Diventa tutto un gioco di sensazioni quasi telepatico, più che glacialmente telemetrico

Un po’ più arcade e meno rifinita, a sensazione, la guida delle supermoto, che sembrano quasi inserite per puro divertimento, con i loro infiniti traversi e accelerazioni fulminanti, comunque godibilissime e perfette per parentesi alternative. Tutto questo su alcuni dei tracciati più santificati dell’iconografia motoristica. Da Laguna Seca e il suo cavatappi che ha fatto sgranare più di un rosario, alle nostrane Imola e Vallelunga, passando per la notte al neon, quasi cyberpunk, di Macau e alcuni splendidi paesaggi stradali, tra i tornanti che sovrastano il Lago di Garda e le colline californiane perennemente baciate dal tramonto. Splendidi a livello suggestivo, perché poi, osservando gli ambienti in modo più clinico, è impossibile non prendere atto di una certa inferiorità rispetto ad altri competitor. Sembra sempre che le produzioni Milestone abbiano ancora un piede nella scorsa generazione, con circuiti spogli impreziositi da elementi vecchi, texture slavate e in generale un colpo d’occhio appannato, che non rende giustizia alla bellezza delle moto. Lì si vede amore puro che spinge il giocatore al collezionismo, presentate come fossero (e lo sono) opere d’arte, ognuna con la sua descrizione, importante come tutte le altre. Modelli bellissimi, dai più famosi pezzi d’epoca ai più iconici, dalle regine del mercato contemporaneo alle più artigianali e modaiole. Kawasaki Ninja, Triumph Bonneville, Suzuki RG500, Ducati 999R, Moto Guzzi V7 II Speciale. Una lista infinita, la miglior selezione motociclistica virtuale di sempre che soddisferà ogni palato. C’è infine una grande attenzione alla personalizzazione, delle moto, a livello estetico (piccolezze) e meccanico, con pezzi su misura da settare secondo le nostre preferenze prima delle gare, come del proprio avatar. Un’importante selezione di capi totalmente su licenza, tute, pantaloni, stivali, caschi, perché il motociclismo è anche una questione di stile e spavalderia, che torna utilissima nelle gare online.

RIDE 3 è il più bel racing su due ruote e asfalto di sempre (si, c’è Super Hang On, ma li si va sulle scuole di pensiero), coronamento di un lavoro sulla fisica eccellente e di una passione che Milestone coltiva da anni. Non è ancora perfetto, l’Unreal Engine non riesce ancora ad essere spremuto a dovere e l’intelligenza artificiale sembra messa lì più per dovere che per generare una sfida davvero godibile a livello agonistico, ma la guida è un burro. Fluida, divertente, con una bellissima inerzia e un senso di peso tangibile, che fa pensare sempre alla prossima curva, riuscendo a condensare tutte le sensazioni del motociclismo in un pad e restituendo una simulazione credibile ma soprattutto godibile. Una dichiarazione d’amore a un mondo che si nutre di passione, velocità e sana incoscienza, il nuovo metro di paragone per il motociclismo videoludico.

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Pro

  • Modello di guida splendido.
  • Tantissimi bolidi ricreati con amore.
  • Campagna stimolante e ben presentata.

Contro

  • IA deficitaria e lunatica.
  • Esteticamente è ancora opaco.
8.3

Più che buono

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