Shadows of the Damned: Hella Remastered – Recensione

PC PS4 PS5 Switch Xbox One Xbox Series X

A distanza di tredici anni dall’avventura originale su console, Garcia Hotspur si ripresenta ai suoi fan ringiovanito come solo il 4K e 60 fps sanno farti sembrare in Shadows of the Damned: Hella Remastered.

Sviluppatore / Publisher: Grasshopper Manufacture / NetEase Entertainment Interactive Prezzo: 24.99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data di Lancio: 31 ottobre

Ci sono giorni in cui non c’è niente di meglio di un action-adventure pulp, perennemente molte spanne sopra le righe, infarcito di violenza, rock e riferimenti sessuali. Se poi dietro un simile guazzabuglio videoludico ci sono autori del calibro di Shinji Mikami, be’ pancia mia fatti capanna.

Non avendo giocato l’originale Shadows of the Damned su PS3/Xbox 360 nel 2011, la curiosità mi ha divorato appena s’è palesata in redazione la remastered. Del resto era proprio uno di quei giorni lì, quelli in cui tutto ciò che serve è un’arma bella grossa e orde di demoni da sbudellare con stile.

SHADOWS OF THE DAMNED: HELLA REMASTERED FOR LIFE

Stile che sicuramente non mancava all’originale né fa difetto a Shadows of the Damned: Hella Remastered, la versione rimasterizzata del peculiare action-adventure in terza persona pubblicato da Electronic Arts nel 2011 su PS3 e Xbox 360 dopo uno sviluppo assai travagliato. Nato dalla seconda collaborazione tra il guru giapponese Shinji Mikami (il padre di Resident Evil, per citarne il successo più clamoroso) e il suo connazionale Gōichi Suda aka Suda51 (cui dobbiamo la serie No More Heroes e altro tra cui spicca Killer7), a suo tempo il gioco non venne accolto con particolare ardore dalla critica (su Metacritic sono indicati 77/PS3 e 76/Xbox 360) né dal grande pubblico, reo di aver acquistato una manciata di copie o poco più. Nonostante ciò e contro qualsivoglia logica di mercato, a distanza di tredici anni, Grasshopper Manufacture ci offre nuovamente la possibilità di sterminare quantità industriali di demoni ma stavolta su old e next gen, Switch (niente 4K sulla piccola di Nintendo, ndr) e PC.

Shadows of the Damned: Hella Remastered

Questa è l’espressione che ho fatto appena ho messo piede nell’Inferno.

Siamo in zona remastered dunque niente grandi cambiamenti al gameplay, rifacimenti grafici o ristrutturazioni delle fondamenta. I ritocchi a cui è affidata l’opera di ammodernamento di Shadows of the Damned si limitano a quattro costumi, al supporto al 4K@60 fps e alla tanto agognata modalità New Game Plus, una chicca per chi fino a ora ha convissuto con un rimpianto: l’impossibilità di potenziare al massimo tutte le armi in una singola run.

I ritocchi a cui è affidata l’opera di ammodernamento si limitano a quattro costumi, al supporto al 4K@60 fps e al New Game Plus

Il protagonista di una storia d’amore perennemente in bilico fra parodia e dramma è sempre Garcia Hotspur, una rockstar e un cacciatore di demoni a cui Fleming, il Signore dell’Inferno, rapisce la ragazza proprio sotto il naso per vendicarsi delle legioni di demoni sterminate. Dopo un confronto nella camera da letto su chi ce l’ha più grosso (il potere, parlo del potere) concluso con la fuga del Demon Lord all’Inferno e le grida disperate di Paula, il rocker fa in tempo a prendere il giubbotto da duro prima di gettarsi dalla finestra al loro inseguimento.

LA VITA È LUCI E OMBRE, AMIGOS

Nel suo viaggio all’Inferno il coraggioso giovane dal viso deturpato non è solo: al suo fianco c’è il teschio Johnson, l’inseparabile ex-demone dotato dell’abilità di trasformarsi in diversi oggetti. La torcia è ottima per illuminare i dintorni e per colpire i demoni troppo affettuosi allontanandoli di qualche passo, ma quando le cose si fanno eccessivamente calienti – cioè sempre – è meglio sfoderare la pistola, lo shotgun o il fucile automatico, tre strumenti a modo loro eccellenti per donare dolore e sofferenza a chi, in teoria, considerando dove è condannato a restare per l’eternità, dovrebbe esserci abituato. Il potenziamento delle armi grazie alle gemme ottenute dai boss o trovate esplorando l’ambiente è una delle chiavi del successo per avere ragione dei demoni comuni, delle anime VIP e degli abomini più immondi, ma non è l’unica.

Per sbloccare quel cancello bisogna prima trovare la sorgente che fornisce energia a quel globo di oscurità.

L’Inferno in cui è ambientato il gioco è un luogo deviato, grottesco e violento ben oltre il limite di sopportazione umano, ma è anche una dimensione in cui luce e ombra svolgono un ruolo assai attivo, socialmente parlando. Gli orrendi abitanti del posto, infatti, quando sono avvolti nell’ombra si rivelano temibili e arcigni, mentre quando vengono esposti alla luce diventano più deboli.

il segreto del gameplay è il rapporto tra luce e ombra, sfruttato in modi differenti allo scopo di impedire a Garcia di raggiungere l’apice della sua odissea infernale

Questo è il segreto del gameplay, sfruttato dai dev in modi differenti allo scopo di impedire al furioso Garcia di raggiungere l’apice della sua odissea infernale, lo scontro con Fleming. Grazie al Colpo di Luce di Johnson bisogna trovare ogni volta il modo per attivare una o più fonti di luce, indebolire i nemici e massacrarli prima che Paula diventi ufficialmente single. La meccanica luce & ombra funziona anche con alcuni boss, i quali lasciano emergere i loro punti deboli soltanto per brevi istanti. L’oscurità è un elemento fondamentale anche per la risoluzione dei puzzle e per lo sblocco di passaggi altrimenti invalicabili, tutte idee di game design che contribuiscono ad aumentare la coerenza tra gameplay, ambientazione e storia.

UNO STILE IMMORTALE

Shadows of the Damned: Hella Remastered non è un lavoro di restauro particolarmente minuzioso o ambizioso. Non ci sono contenuti extra ad arricchire di materiale un pacchetto tecnicamente abbellito dal 4K e rinvigorito dai 60fps, ma in cui la novità più eclatante è la modalità New Game+. Si poteva aggiungere qualche chicca per i fan a mo’ di festeggiamento per l’occasione, è vero, ma vediamo il lato positivo: chi non ha avuto il piacere di giocare a un gioco indubbiamente sui generis ora può farlo. Io per primo ne gioisco giacché mi ero perso un contesto, un immaginario e un gioco più unico che raro non tanto per le dinamiche del gameplay o la profondità del racconto, quanto per una personalità eccentrica, decisa e spiazzante come solo le opere dei geni e dei visionari sanno essere.

Sesso, droga e rock ‘n’ roll: se questo è l’Inferno, mi sa che ci faccio un pensierino.

A pensarci bene però forse è giusto così: un gioco con uno stile tanto esagerato e pulp fino al midollo merita di restare come mamma Mikami e papà Suda51 l’hanno creato perché è proprio questa, fra tutti i pregi e qualche difetto, la caratteristica che lo rende un cult senza tempo, il che non ne fa automaticamente un action-adventure perfetto ma un’esperienza impossibile da dimenticare sì.

un gioco così pulp fino al midollo merita di restare pressoché come mamma Mikami e papà Suda51 l’hanno creato

Effettivamente è stato saggio evitare interventi invasivi in nome del progresso e delle mode contemporanee, il rischio di rovinare un’atmosfera pregna all’inverosimile di follia creativa era troppo alto. Meglio gustarselo tirato a lucido in 4K e 60fps ma “rozzo” com’era praticamente in principio, con il suo cipiglio ca**uto, l’atteggiamento sfrontato e anticonvenzionale, l’animo ribelle e il rock dei dannati nelle vene: lunga vita a Garcia Hotspur!

In Breve: Qualche contenuto extra non avrebbe fatto schifo oltre al 4K, ai 60fps e al New Game+, feature comunque benvenute. Giocando a Shadows of the Damned: Hella Remastered però si ha l’impressione che la leggera spolverata tecnica non sia questione di pigrizia, bensì di necessità tramutata in virtù. Dietro a una rinfrescata che comunque male non fa, infatti, può darsi si nasconda la consapevolezza che ritoccare più in profondità le fondamenta tecniche di un action-adventure dalla direzione artistica potente e dallo stile folle, visionario, volutamente esagerato e grottesco, si sarebbe rivelato un autogol imperdonabile. E ora, grazie a questa remastered, sappiamo tutti cosa è in grado di combinare Garcia Hotspur per uno sbaglio di troppo.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: con il PC di prova sia in 1440p che in 2160p il frame rate è rimasto ancorato ai 60, il che aiuta ad apprezzare maggiormente gli scontri e le fasi action. Non ci sono impostazioni grafiche con cui smanettare, ma almeno con tastiera e mouse il gioco è godibilissimo. Tra qualche ruga segno di vecchiaia e alcune asperità figlie della sua epoca, tecnicamente non è un progetto da mezze misure: o lo si ama o lo si odia. Artisticamente c’è poco di cui discutere e molto da godere, come dimostrano il design dei nemici a cura della mangaka Q Hayashida (Dorohedoro) e la colonna sonora composta da Akira Yamaoka (Silent Hill).

 

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Pro

  • Aveva stile da vendere e ne ha ancora / Chi non lo ha giocato può rimediare con la migliore versione possibile

Contro

  • Una remastered prudente / Niente opzioni grafiche né contenuti extra
8

Più che buono

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