Credo di aver scritto e cancellato l’introduzione di questa recensione almeno una decina di volte, e da come potete immaginare leggendo queste righe ho scelto la via più facile e codarda per rompere il ghiaccio: l’ultima opera Firaxis è talmente mastodontica che è veramente dura decidere da che punto cominciare a parlarne. Potrei partire evidenziando qualche differenza col capitolo precedente, ma sarebbe una mancanza di rispetto verso chi si avvicina al genere per la prima volta. Potrei elencare la lunga serie di regole e meccaniche interessanti, ma renderebbero quest’articolo più simile a un libretto di istruzioni che a una recensione. Potrei addirittura raccontare le mie avventure nei panni dell’Imperatore Traiano o di Cleopatra, ma ogni storiella finirebbe nel dramma e nella vergogna. Così, mentre una parte di me sta ancora rosicando per l’ultima umiliante sconfitta, ho deciso dedicare questa pagina ai motivi per cui, secondo il sottoscritto, Civilization VI sia il miglior 4X uscito sui nostri schermi in questi ultimi anni.
LA SCOPERTA DEL FUOCO
Prima di tutto le dovute presentazioni: nato nel lontano 1991, Civilization fondò le basi del genere offrendo ai giocatori una specie di gioco da tavolo digitale in cui accompagnare una civiltà dalla preistoria al futuro, dando enorme importanza sia alla componente militare sia a quella scientifica, passando per la microgestione delle città costruite. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e con essa le importanti modifiche che hanno subito le regole, come l’avvento delle caselle esagonali e – meccanica fondamentale – l’impossibilità di poter ammucchiare le unità militari una sopra l’altra, rendendo gli scontri decisamente più tattici e smettendo di garantire la vittoria a chi, semplicemente, si limitava a produrre decine di truppe.
Civilization VI è il connubio di anni e anni di esperienza, e proprio per questo sembra non sbagliare nemmeno un colpo
Un enorme plauso va alla gestione delle città, che oltre a spingere il giocatore a scegliere i migliori lavori da attuare sulle caselle adiacenti al proprio avamposto per avere un guadagno più o meno immediato, lo costringe anche a effettuare importanti sacrifici a lungo termine, lasciando particolari zone a disposizione di futuri distretti scientifici, economici o minerari. Forse è proprio questa una delle caratteristiche che mi hanno più colpito di Civilization VI: non c’è spazio per la casualità e, come in una brutale partita a scacchi, solo chi ragiona tenendo in considerazione le mosse future riesce ad avere la meglio sugli avversari. Quando un gioco, che sia da tavolo o digitale, riesce a offrire così tante variabili da tenere a mente e da sfruttare al meglio, possiamo tranquillamente affermare di essere davanti a un titolo vincente, e l’ultimo lavoro di Sid Meier lo è in tutto e per tutto.
ETÀ DEL BRONZO
Le sviolinate non sono affatto finite, perché se da un lato le “piccole” ma importanti meccaniche sopra riportate sarebbero in grado di garantire ore e ore di divertimento, dall’altro Firaxis non sa accontentarsi. Ho trovato semplicemente meravigliosa la gestione delle scoperte scientifiche e civili, ora separate in due alberi indipendenti tra loro, che offrono ai novelli regnanti la piena libertà di focalizzare le proprie energie a piacimento. È possibile, per fare un esempio, trascurare i “noiosi” concetti politici e legislativi a favore di unità militari tecnicamente più avanzate, ma così facendo gli avversari potranno comunque contare su alleanze difensive, ambasciate e strategie politiche vantaggiose che favoriscono la costruzione di strutture difensive per la metà del prezzo. Oppure si possono concentrare gli sforzi sulla ricerca scientifica e culturale, come ho fatto io, tanto da essermi ritrovato a un passo dal fondare una colonia su Marte mentre i miei avversari ancora combattevano con spade e balestre, salvo perdere rovinosamente a causa dell’arretrato popolo della Scizia che, con i suoi missionari scalzi armati di bastone, ha portato a termine una vittoria religiosa lasciandomi con un pugno di mosche in mano.
La meccanica che più mi ha stupito, però, riguarda i momenti “Eureka”: veri e propri boost alle ricerche scientifiche e civili dettati dalle azioni da noi compiute. Con questo piccolo espediente l’avanzamento tecnologico non è solamente qualcosa di astratto, ma è strettamente legato al comportamento della nostra civiltà. Abbiamo appena costruito un pascolo? Impiegheremo meno tempo a ricercare l’equitazione! Abbiamo fondato una religione? Avremo un bel vantaggio nel ricercare la teologia, e così via. Sembra davvero una piccola modifica alle meccaniche di ricerca, ma se sfruttata a dovere fa la differenza tra un vincitore e un perdente.
Come in una brutale partita a scacchi, solo chi ragiona tenendo in considerazione le mosse future riesce ad avere la meglio sugli avversari
È comunque impossibile esultare prematuramente per una vittoria, e niente viene mai dato per scontato, a partire dall’intelligenza artificiale delle civiltà limitrofe, ora guidata da due “agende”, una pubblica e una segreta casuale, che caratterizzano il modo in cui esse si compoartano in seguito alle nostre azioni, arrivando alle tante variabili che possono comparire durante la partita, come la scoperta di nuove risorse strategiche tristemente lontane dai nostri possedimenti e che potrebbero spingere i nostri pacifici villaggi a dichiarare guerra ai vicini di casa. Ciò che risulta quasi assurdo, al giorno d’oggi, è come Civilization VI ci offra tutte queste meraviglie in un colpo solo, tanto da risultare già più corposo del capitolo precedente insieme a tutti i suoi DLC: non riesco davvero a immaginare come potrebbe diventare il titolo Firaxis tra un annetto, con l’uscita di nuove espansioni, senza parlare del futuro supporto a Steam Workshop, che donerà l’immortalità a questo splendido pezzo di software.
INDUSTRIALIZZAZIONE
Purtroppo Civilization VI non è esente da difetti, ma fortunatamente nessuno di essi riguarda le meccaniche vere e proprie. Attualmente c’è qualche problema nel selezionare le notifiche che appaiono sulla destra dello schermo a ogni turno, costringendoci a qualche click di troppo che risulta fastidioso già dopo poche ore. Inoltre il titolo di Firaxis costringe il giocatore a seguire un ordine ben preciso quando si tratta di muovere le unità, e selezionando a mano le truppe da attivare si rischia di incappare in qualche rappresaglia anarchica della telecamera, con annesso miss-click e bestemmie correlate. Infine, nelle fasi finali della partita il PC arranca un pochino nella gestione dei turni avversari, confermando l’antipatia di Firaxis verso i caricamenti. Piccole sviste che, però, non incidono minimamente sull’altissima qualità offerta da Civilization VI.
Giocatelo, rigiocatelo e giocatelo nuovamente
Civilization VI è la somma di anni e anni di esperienza da parte di Firaxis, che ci offre un gioco ormai diventato immortale, rinfrescato da meccaniche innovative e intelligenti. Ora come non mai, difatti, è necessario ponderare ogni minima scelta durante la creazione del proprio impero, e solo quando saremo in grado di sacrificare senza troppi rimpianti una tecnologia o un’importante risorsa per lasciare spazio a un distretto o per velocizzare una Meraviglia, saremo veramente in grado di affrontare a testa alta le grandi sfide che ci offre l’ultimo titolo griffato Firaxis. Sid Meier ha prodotto il miglior 4X uscito negli ultimi anni, e già senza alcun DLC risulta un videogioco immenso, in grado di tenerci incollati allo schermo per interi mesi. Acquistatelo ad occhi chiusi, non ve ne pentirete.