Sinner: Sacrifice for Redemption - Recensione

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In uno scenario videoludico come quello attuale, così votato all’accessibilità e alla fruibilità dei contenuti, la necessità di una narrazione scorrevole e limpida ha spinto il nostro caro medium a evolversi in funzione del messaggio. Tra i tratti vestigiali noti, le dinamiche trial and error – per esempio – sono state progressivamente diluite a beneficio di una continuità che assicurasse immersione e tutelasse i tempi del racconto. Non c’è da stupirsene: fa parte della maturazione del videogioco e della sua nobilitazione come strumento di comunicazione. Questo fenomeno ha comportato due conseguenze facilmente intuibili. La prima è la rivalutazione degli standard di difficoltà degli elementi di sfida, in conflitto con la volontà di raccontare senza troppe interruzioni. La seconda, indiretta, è che tutto ciò che va in controtendenza rappresenta un unicum, una singolarità.

Ciò che ha fatto Hidetaka Miyazaki coi suoi Souls ne è un esempio lampante, soprattutto perché quelle meccaniche trial and error, quel ciclico incorrere in un game over dopo molteplici tentativi, le ha fatte proprie e le ha rese una colonna portante di questa era narrativa, mettendole al centro del suo modo di raccontare. Un’intuizione, quella di Miyazaki, che ha fatto scuola, che a ha creato una gravità tutta sua e, sotto il nome di souls-like, un sottogenere che a gomiti alti mantiene il suo spazio nel mercato. A subìre le influenze di questa categoria c’è l’oggetto di questa recensione, l’indie cinese Sinner: Sacrifice for Redemption, un boss battler sviluppato da DarkStar Games e distribuito da Another Indie Studios.

DISCESA NEGLI INFERI… SENZA RITORNO

Dopo un rapido sguardo ai settaggi, impostata la risoluzione ideale e scelto tra la possibilità di una telecamera fissa o mobile, il gioco si rivela. Come il nome stesso lascia intuire, in Sinner: Sacrifice for Redemption vestiremo i panni di un guerriero in cerca di redenzione. Sul regno di Cavanis è discesa la punizione divina, una pioggia di meteore lo cancella dalla faccia della terra.

Sul regno di Cavanis è discesa la punizione divina

Soltanto il Nostro si ridesta dopo il giudizio, venendo marchiato come Peccatore. Qualcosa del suo essere è in sospeso e gli viene concesso di espiare i suoi peccati. Sette nemici, personificazione dei peccati capitali, ci separano dal nostro obiettivo. Il racconto si interrompe qui, aggiungendo solo delle brevi introduzioni dei boss prima della battaglia, ma rimanendo sul vago in modo pericoloso, al punto da incrinare gli equilibri della narrazione implicita e dando inatteso risalto alla poca profondità degli elementi presenti. Per esempio, il protagonista è un anonimo guerriero in armatura, senza caratterizzazione alcuna, esclusivamente contraddistinto da iridi luminescenti e una pelle color tenebra. Questa povertà di informazione si infiltra anche a livello visivo, dove solo i boss risultano apprezzabili. Su di loro è evidente un particolare investimento di energie, cosa che sottolinea ulteriormente le disparità e accresce la sensazione di trovarsi di fronte a una produzione monca.

LAME E PENITENZA

Singolare è invece l’offerta ludica del titolo. Sinner: Sacrifice for Redemption mantiene il battle system tipico degli altri esponenti del genere di appartenenza, con attacchi rapidi o potenti, rotolamenti e parate, tutti dipendenti da una barra di stamina, conserva l’uso di oggetti curativi e di consumabili offensivi speciali, preserva l’impossibilità di mettere in pausa il gioco durante lo scontro, ma ribalta le logiche dei souls-like rimuovendo le fasi di grinding tra uno scontro e l’altro, aggiungendo altresì un processo di involuzione del personaggio. Prima di ogni scontro ci verrà richiesto infatti un sacrificio specifico, che varia dalla diminuzione della forza offensiva alla resistenza agli attacchi del nostro scudo. Col proseguire del nostro percorso di penitenza, questi deficit si sommeranno l’uno sull’altro portando il nostro guerriero a distruggersi letteralmente in un lento cammino di espiazione. Tale dinamica porta con sé un’inaspettata dose di tattica pre-scontro, momento nel quale saremo continuamente colti dal dubbio. Possiamo scegliere liberamente l’ordine col quale affrontare i nemici, al termine di ogni scontro possiamo anche recuperare il sacrificio e correggere la nostra strategia in funzione del prossimo scontro, ma facendolo ripristineremo il peccato, generando così un loop di flagellazione che terminerà soltanto quando sconfiggeremo in sequenza tutte e sette le personificazioni dei grandi peccati.

Possiamo scegliere liberamente l’ordine col quale affrontare i nemici

Come accennato prima, i boss sono il vero pezzo forte del titolo. Ben caratterizzati, con un ventaglio di attacchi devastanti, godono di una direzione artistica ispirata, incastonati in location che riflettono la loro identità. Estremamente punitivo, Sinner: Sacrifice for Redemption mostra la sua natura implicita proprio durante le boss fight, che nascondono tra i fendenti e il sangue elementi utili per sconfiggere il nemico. I campi di battaglia si raccontano, sebbene manchi l’occasione di poter concorrere alla varietà degli scontri offrendo ad esempio un’architettura differente da boss a boss. Si presentano invece tutti e sette con una struttura ad arena, il più delle volte circondata da baratri senza fondo o letali zone velenose. Ciononostante portano a termine il loro lavoro fino ai titoli di coda, dopo i quali ci attendono alcuni bonus. Tra questi, menzione speciale per la modalità Incubo, opzione folle per i più coraggiosi, che vi getterà in una sfida a tempo contro tutti e sette i boss contemporaneamente.

Dentro il suo guscio un po’ anonimo, Sinner: Sacrifice for Redemption nasconde un cuore geniale che meritava ancora qualche rifinitura in più. Una serie di boss fight interessanti, stonano con il trattamento generale riservato all’indie cinese, che ne abbassa la qualità al punto da non rendergli la dovuta giustizia. Ciononostante, la sfida offerta è curiosa e porta con sé delle ottime intuizioni cosicché sia possibile consigliarlo senza riserve a tutti gli appassionati del genere.

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Pro

  • Caratterizzazione dei boss ispiratissima.
  • Progressione e gestione delle sfide geniale.
  • Inaspettata dose di strategia.

Contro

  • Prodotto complessivamente anonimo.
  • Level design poco valorizzato.
  • Impianto narrativo debole.
6.8

Sufficiente

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