Come anticipato in un vecchio editoriale, pare che la richiesta per uno speciale dedicato ai più costosi titoli in circolazione sia piuttosto concreta. Il che un po’ mi stupisce: eBay lo sapete usare tutti, e in giro per la rete è pieno di liste più o meno deliranti. Desideroso di farmi quattro chiacchiere in vostra compagnia, ma assolutamente allergico agli sterili numeri, ho pensato che affronteremo l’argomento in questo modo: buttiamo giù una bella lista di piattaforme, e per ognuno preleviamo due giochi tra i più costosi e significativi. Non devono essere per forza i più cari o i più belli; quello che ci importa è che abbiano una storia da raccontare, un motivo che vada oltre il cratere che lascerebbero nel vostro portafogli, qualora decideste di farli vostri. E ricordate: due e solamente due, la regola non si infrange.
SEGA Saturn
Final Fight Revenge – Capcom USA, 2000
Prezzo indicativo: 400 euro
Oh my god (citazione colta), che disastro! Final Fight Revenge è realizzato dalla divisione americana di Capcom, ma viene pubblicato solo in Giappone su hardware SEGA ST-V, una scelta che rese la sua conversione per il 32 bit SEGA del tutto naturale. Assai meno naturale è l’obbligo di abbinargli l’espansione di memoria da 4 MB debuttata con la conversione di X-Men vs. Street Fighter, dato che i caricamenti restano letargici e lo spettacolo che si palesa al termine degli stessi è qualcosa di tragico. Final Fight Revenge è un gioco di combattimento competitivo che pesca i personaggi dal primissimo capitolo della serie, ignorando i due seguiti pubblicati su Super Famicom. Già che c’è, ignora anche l’ABC del game design, qualificandosi immediatamente come un gioco orribile, assai più sgradevole alla vista del precedente Shiritsu Justice Gakuen e nettamente meno giocabile e divertente. Il suo punto di forza (sono ironico) e il fattore kitsch offerto dal variegato cast, qui nettamente fuori scala e difficile da digerire anche per i palati più indomiti. Preparatevi a vedere Edi E. investire l’avversario con una volante della polizia durante una delle super mosse, oppure a combattere con un redivivo Belger – cattivissimo avversario finale nell’originale Final Fight – qui riproposto sotto forma di zombie con tanto di arti separabili, combustione spontanea e balletto in stile Thriller durante i titoli di coda. Dopotutto, se vieni violentemente defenestrato da un nerboruto sindaco baffone, devi mettere in conto la vaga possibilità di tirare le cuoia. Se poi sei stato davvero cattivo e al karma gira male, può capitarti anche di resuscitare in un gioco bruttissimo.
Panzer Dragoon Saga – Team Andromeda, 1999
Prezzo indicativo: 500 euro
Ovviamente parliamo del prezzo della versione occidentale. Essendo uno degli ultimi titoli Saturn prodotti in America e Europa, Panzer Dragoon Saga fu vittima di una risicatissima tiratura, non riuscendo a raggiungere tutti i fedelissimi della console SEGA, oramai rassegnati a non ricevere un meritevole gioco di ruolo con cui controbattere lo strapotere dell’offerta su PlayStation. È un peccato, perché il gioco concretizza la visione originale di Yukio Futatsugi, liberando i nobili rettili di Team Andromeda dalle catene che li avevano imprigionati fino a quel momento nella dimensione dei rail shooter. In quattro sontuosi CD, l’epopea del protagonista Edge prende vita in un mondo fantastico, visionario ed esplorabile in completa libertà, sia a piedi che sul dorso di un drago sputa laser. Un sistema di combattimento particolarmente coinvolgente unisce meccaniche a turni con quelle in tempo reale, reimmaginando i punti di forza dei due capitoli precedenti (o quasi: lo sviluppo di Saga iniziò in contemporanea con quello di Zwei, quest’ultimo uscito però due anni prima), in un contesto ruolistico fresco e mai macchinoso. Si potrebbe obiettare che lo spettacolo audiovisivo non è sempre costante, mozzafiato quando si solcano i cieli ma sicuramente meno incisivo durante l’esplorazione dei centri abitati, oppure puntare il dito contro la relativa brevità dell’avventura. Quisquilie, dato che ogni critica è destinata a sparire come neve al sole davanti a quell’incredibile finale che abbatte la quarta parete quando meno te lo aspetti, solo per metterti davanti a una responsabilità destinata a farti piangere come una fontana e farti arrivare al 2018 con il magone ancora al suo posto. Futatsugi ha più volte confermato che il codice di Panzer Dragoon Saga è andato perduto, stroncando sul nascere ogni speranza di una riedizione digitale. Integralisti della PlayStation, mi dispiace davvero per voi: questo è probabilmente il più bel gioco che non avete mai giocato.
SEGA Master System
Masters of Combat – SIMS Co., Ltd., 1993
Prezzo indicativo: 200 euro
È il 1993 e il reame incantato dei videogiochi è rapito da un fervore marziale inarrestabile; ogni macchina ha bisogno di un gioco dove ci si possa pestare come fabbri, ma le vecchie console non sono proprio la destinazione ideale per i nuovi giochi di combattimento, quindi che si fa? Si crea un gioco nuovo, sviluppato da zero per Master System dall’unione tra SEGA e Sanritsu, ecco cosa! Quattro personaggi selezionabili potrebbero sembrare pochi, ma sono dotati di forte personalità e si muovono fluidamente senza problemi di flickering (un problema piuttosto diffuso su questa macchina, vedi Double Dragon) davanti a splendidi fondali. Il sistema di controllo è quantomeno originale (un pulsante è adibito alla totalità degli attacchi, mentre il secondo si occupa di scatti e altre tecniche evasive), ma una volta presa la mano il divertimento è garantito. Se sommiamo anche un’IA particolarmente rognosa e la possibilità di sfidare un avversario umano selezionando lo stesso lottatore (un’opzione affatto scontata all’epoca), il risultato è uno dei migliori giochi di combattimento in un panorama a otto bit privo di meritevoli rappresentanti del genere. No, il PC Engine non si qualifica come otto bit “puro” e no, Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters per NES non allaccia neppure le scarpe a Masters of Combat, non scherziamo.
Power Strike II – Compile, 1993
Prezzo indicativo: 300 euro
A partire dal difficilissimo ma tecnicamente miracoloso Gulkave, Compile ha sempre dimostrato di saperci fare sulle console SEGA. Il fondatore Masamitsu Niitani è il producer di questo vero e proprio miracolo di programmazione, scritto su misura per l’hardware del Master System. Concettualmente Power Strike II (nulla a che vedere con l’omonimo titolo per Game Gear) è un episodio di Aleste in tutto e per tutto, tranne che nel titolo: abbandonando i tratti tipici della serie come perniciosi vegetali alieni e enormi muraglie di fine livello cariche di cannoni, il gioco è ambientato in una versione alternativa degli anni Trenta dove i criminali vengono sbattuti in gattabuia (o riempiti di piombo, c’est plus facile) sulle ali di velivoli che renderebbero felice Joules Verne. Ogni livello è preceduto da un ritratto del ricercato di turno con tanto di taglia prima di dar vita a uno sparatutto a scorrimento verticale tecnicamente inattaccabile, privo di flickering e, soprattutto, veloce e appagante. Orfano di una versione nipponica, ché da quelle parti il Mark III era morto e sepolto già da parecchio, Power Strike II è diffuso come qualsiasi altro gioco per Master System pubblicato nel 1993 in Europa, ovvero assai poco. Ottimizzato al massimo per le console del vecchio continente, faticherete parecchio a controllare il vostro caccia su una macchina NTSC a causa dell’eccessiva (nonché indesiderata) velocità di esecuzione.
Nintendo 64
ClayFighter: Sculptor’s Cut – Inteplay, 1998
Prezzo indicativo: 2500 euro
Oh, questa è una vera celebrità! Ricordate quando Blockbuster dominava la terra? Ti recavi il sabato pomeriggio per noleggiare un gioco, l’omino dietro al bancone te lo consegnava in un’anonima custodia per videocassette e ci davi dentro tutto il week-end per riportarlo puntualmente il lunedì ed evitare di pagare un sovrapprezzo. Il noleggio (a volte abbinato alla ben più carismatica permuta) era una vera e propria istituzione negli anni Novanta, visto il prezzo delle cartucce: pensate che alla Westwood resero il secondo livello di The Lion King nettamente più arduo del primo, proprio per scoraggiare gli speedrunner della domenica (letteralmente!) e spingere all’acquisto del gioco. Ma confezioni, poster e manuali che fine facevano? Esposti sugli scaffali, lacerati o stropicciati con il passare del tempo e, nel peggiore dei casi, buttati via per far spazio ai nuovi titoli, magari conservando nell’inventario le sole cartucce. Sculptor’s Cut è un aggiornamento di ClayFighter 63⅓, terzo capitolo del gioco di combattimenti uno contro uno a base di claymation e stop motion, inizialmente realizzato sulle piattaforme a sedici bit a opera di Interplay e disponibile in quest’incarnazione solo ed esclusivamente a noleggio presso Blockbuster Video in America. Trovate una copia immacolata e sarete sulla strada giusta per sbancare a Las Vegas.
The Legend of Zelda Majora’s Mask Limited Edition Adventure Set – Nintendo, 2000
Prezzo indicativo: 2500 euro
Questa edizione limitata è degna di un re! Al modico prezzo di un rene vi portate a casa uno dei più iconici episodi dell’amata serie Nintendo assieme a una t-shirt, un paio di spille, un certificato di autenticità, poster e orologio da polso, ché con la luna assassina in cielo essere puntuali è imperativo. Il tutto racchiuso in un cofanetto fichissimo. Mille esemplari sparsi per il mondo aspettano solo che tiriate fuori i soldi per riscattarli dalle grinfie degli attuali, sicuramente indegni proprietari. Lead on adventurer, your quest awaits!
NEC PC ENGINE
Renny Blaster – NEC, 1995
Prezzo indicativo: 350 euro
Renny Blaster è un gioco con problemi di personalità: inizialmente parte come clone di Kung-Fu Master, solo per ritrovarsi nel reame di Castlevania strada facendo, portando avanti la sua crociata contro le forze delle tenebre attraverso l’impegno di una coppia di protagonisti, tanto per ribadire il dualismo di fondo. Fujiro Yarai è un investigatore privato abile nel corpo a corpo, mentre Seishiro Shinogake veste i panni di un moderno mago, provetto negli attacchi a distanza. Anche unendo le forze, i due non riescono comunque a sollevare Renny Blaster dalla mediocrità, a causa del level design dozzinale e della ripetitività di un sistema di combattimento banale, privo di armi extra e con tecniche speciali dipendenti dalla pressione prolungata del pulsante di attacco, una scocciatura che diminuisce il già placido dinamismo degli scontri. Per servire la frittata, aggiungiamo pure un livello di sfida praticamente inesistente che vi permetterà di terminare il gioco alla prima partita se avete dimestichezza col genere, conquistando il rispetto degli astanti e l’odio incondizionato del vostro portafogli. Non si tratta di un disastro, ma neppure di un titolo imprescindibile, incapace di giustificare il pazzesco prezzo che riesce a raggiungere nel mercato collezionistico. Senza contare che Akumajo Dracula X Chi no Rondo se lo mangia a colazione e (almeno per il momento) ve lo portate a casa sganciando meno soldi.
Magical Chase – Quest, 1991
Prezzo indicativo: 600 euro
Affrontate la realtà: quasi tutti gli sparatutto meritevoli per PC Engine hanno iniziato da tempo a costare un botto, mannaggia! Nella lista, Magical Chase spicca per l’eccellente realizzazione; sviluppato dalla stessa Quest che avrebbe in seguito conquistato una meritata fama grazie alla serie Ogre Battle, questo sparatutto a scorrimento orizzontale ci mette al comando della strega Ripple alla ricerca dei demoni che ha inavvertitamente liberato dalla loro prigionia. Un po’ come Cotton, insomma, ma addirittura più zuccheroso, per quanto possibile. Magical Chase è un gioco famoso anche per le modifiche grafiche avvenute in occasione del suo debutto in America, con il primo livello (una sorta di “terra di Tetris”) sostituito da un paesaggio fantasy o il negozio di turno, assai più definito nella versione a stelle e strisce, nonché aviotrasportato da un pallone a forma di zucca rispetto al ben più stilizzato modello originale. Visto che nella terra di Trump il TurboGrafx-16 non se l’è filato praticamente nessuno, preparatevi a tirare fuori i big money nel caso voleste portarvi a casa questa particolare incarnazione.
Neo Geo AES
Kizuna Encounter PAL – SNK, 1996
Prezzo indicativo: non vi piacerebbe saperlo
La Rolls Royce delle console è abituata a chiedere somme abnormi per i suoi giochi, ma la versione PAL del seguito di Savage Reign è un caso un po’ particolare. Ci addentriamo nella leggenda: solo quattro copie pare esistano al mondo, mentre il resto della distribuzione iniziale non si sa che fine abbia fatto. Ci sono mille speculazioni che mettono in ballo incendi, inondazioni e cavallette varie, ma il grosso dello stock potrebbe essere stato rispedito in Giappone per essere convertito nella versione NTSC, decisamente più commercializzabile sul suolo natio. Anche solo tracciare i pochissimi punti vendita che hanno effettivamente esposto in vetrina Kizuna Encounter in Austria e Germania è oggi un’impresa impossibile, quindi non aspettatevi di trovarlo su eBay. Nel caso affiorasse e si rivelasse una versione genuina (le repro sono la kriptonite dei collezionisti SNK), probabilmente vedrete tremare le colonne stesse del creato direttamente dalla vostra finestra: Kizuna Encounter PAL è praticamente l’equivalente del Santo Graal nel già eccessivamente dispendioso universo Neo Geo.
Metal Slug – Nazca, 1996
Prezzo indicativo: 6000 euro
Basta con le cifre inenarrabili, un po’ di positività, dai! Coi soldi che investireste in una futile utilitaria potete far vostro il capolavoro di Kazuma Kujo, ex impiegato Irem responsabile di Kaitei Daisensou (In the Hunt) e della formazione di Nazca. Ovviamente parliamo di un esemplare tenuto in condizioni perfette e pronto per assumere una posizione di rilievo nella vostra collezione, possibilmente al riparo dai raggi del sole o dagli artigli del gatto. L’ironia della sorte: un prezzo così alto per un gioco presente praticamente in ogni bar o sala giochi nella seconda metà degli anni Novanta. Volendo sfuggire al fascino del silicio ma restando comunque fedeli all’ottica retro, scartando le successive raccolte per Wii e compagni, potreste optare per la versione Saturn: relativamente fedele (Metal Slug resta comunque un mostro bidimensionale da non sottovalutare) e comunque elegante nella sua confezione in cartone, con tanto di ram pack a seguito. Addirittura vi beccate come extra la Combat School già presente su Neo Geo CD, ovvero un mix di modalità secondarie come sopravvivenza e time attack. La cattiva notizia? Comincia a essere costosa anche quella, con il prezzo che si aggira attorno ai 150 euro, ahi!
Super Famicom
Rendering Ranger R2 – Virgin Interactive Japan, 1995
Prezzo indicativo: 2500 euro
Non sono mai stato un fan di Donkey Kong Country, ma bisogna ammettere che all’epoca rappresentava un potentissima arma nelle mani di Nintendo durante la guerra contro SEGA. Talmente mirabile da spingere Softgold a ossessionare Manfred Trenz durante lo sviluppo di Targa, il suo primo gioco per Super Famicom. Il più grande eroe che la nostra storia abbia mai conosciuto aveva in cantiere un titolo a metà tra Turrican e R-Type, caratterizzato da uno stile bidimensionale classico in stile Amiga, ma Softgold era così ossessionata dal successo del blockbuster Rare da spingerlo a rivedere l’estetica del suo ultimo lavoro usando grafica pre-renderizzata, arrivando così a influenzare addirittura il titolo. Rendering Ranger D2 è un monumento in silicio alle capacità fuori da questo mondo di Trenz, un gioco capace di muovere sprite più grandi della vita senza rallentamenti su una console dotata di un processore a carbone, il tutto realizzato da un solo uomo. Il titolo ideale per tutti gli orfani di Turrican, purtroppo pubblicato solo in Giappone.
M.A.C.S. Multipurpose Arcade Combat Simulator – Sculptured Software, 1993
Prezzo indicativo: davvero non ne avrei idea!
Durante l’era dei sedici bit, la disputa su chi aveva la light gun più grossa aveva raggiunto livelli preoccupanti. Fortunatamente l’esercito americano pose fine alla corsa agli armamenti, commissionando lo sviluppo di un simulatore per migliorare la precisione dei propri fucilieri, con tanto di inquietante periferica dedicata. E che periferica! M.A.C.S. è praticamente Duck Hunt, con la fedele replica di uno Jäger AP 74 al posto della Zapper! Ci sono nove test di difficoltà crescente, pronti a elargire preziosi consigli con cui diventare perfetti assassini con una console Nintendo. M.A.C.S. è ovviamente un titolo parecchio raro, essendo stato usato come strumento d’addestramento all’interno di aree militari; con questi presupposti, la sua reperibilità è soggetta a tutte le difficoltà del caso. Anzi, vista la forma del controller, non è improbabile che molti esemplari del “gioco” siano stati archiviati dentro qualche deposito, assieme ad armi vere!
Nintendo NES
Stadium Events – HumanEntertainment, 1986
Prezzo indicativo: buona fortuna
Il gioco su licenza più raro nella ludoteca del NES, la console capace di resuscitare da sola il mercato dei videogiochi in America, apparentemente morto e sepolto dopo il crash del 1983. Anche ammettendo la formidabile dedizione dei collezionisti NES, lasciano di stucco i 42.000 dollari necessari affinché una copia sigillata di questa bellezza passasse di mano un paio di anni or sono. La storia è semplice: il gioco viene inizialmente pubblicato da Bandai in America nel settembre 1987, solo per essere richiamato da Nintendo che ne acquista i diritti per commercializzarlo sotto il suo stendardo. Viene quindi successivamente rispedito sugli scaffali con il nome World Class Track Meet, ma non è certo questa la versione che fa gola ai collezionisti. Anche qui il mito si intreccia con la realtà, ma pare che appena 200 copie dell’iniziale versione targata Bandai vennero spedite ai negozi, prima che Nintendo provvedesse repentinamente a ritirarle assieme alle altre 1800 prodotte. Di quelle arrivate sugli scaffali, pochissime vennero vendute nel breve lasso di tempo, e ottenere oggi una versione con tanto di confezione e tappetino a pressione Family Fun Fitness (rinominato Power Pad nella successiva edizione) è un mezzo miracolo. Eppure ci sono solo quattro eventi (100 metri, 110 metri a ostacoli, salto in lungo e salto triplo) contro gli otto del mio Summer Games per Commodore 64: mica qualcuno vuole fare a cambio?
Little Samson – Takeru, 1992
Prezzo indicativo: 500 euro
Tralasciando sua maestà Stadium Events, bisogna ammettere che i giochi pubblicati da Taito occupano dei posti di rilievo nel gotha dei più richiesti per NES. The Flintstones: Surprise at Dinosaur Peak è indubbiamente più costoso, ma ritengo che Little Samson (Seirei Densetsu Lickle in Giappone) sia di gran lunga il gioco migliore tra i due. Little Samson è un platform à la Mega Man dove il giocatore può scegliere in qualunque momento quale dei quattro protagonisti utilizzare: Samson è un ragazzino umano dotato di abilità generiche, affiancato dopo dei brevi livelli introduttivi dal versatile drago Kikira, dal robusto golem Gamm e dal minuto topo K.O. Al timone Shinichi Yoshimoto, un veterano del settore che ha lavorato anche sul classico Capcom The Speed Rumbler (1986) e che ora milita presso Dimps. Little Samson è una sorta di punto di arrivo nella storia dei giochi di piattaforme per NES, e mostra nel suo DNA elementi prelevati da campioni d’incasso del passato come il già citato Mega Man, Teenage Mutant Ninja Turtles o Ninja Gaiden. Vanta un ottimo level design capace di valorizzare le abilità dei quattro protagonisti e trasmette un’appagante sensazione di progresso grazie anche ai duelli contro i giganteschi avversari di fine livello, ma è penalizzato da una longevità non all’altezza del suo altissimo valore di produzione.
SEGA Mega Drive
Eliminate Down – Aprinet, 1993
Prezzo indicativo: 1500 euro
Il performante processore del Mega Drive era il lasciapassare per sparatutto di ottima qualità, ma non solo di Thunderforce vive l’uomo virtuoso. Eliminate Down è un esponente del genere a scorrimento orizzontale veramente massiccio per quel che riguarda la realizzazione tecnica sin dalla stilosissima introduzione, e presenta otto livelli dove il quantitativo di sprite su schermo farebbe fondere al pensiero un Super Famicom o due. Eliminate Down è veloce e fluido, ha un sistema di armamento che permette di alternare a volo la tipologia di fuoco e vanta una pixel art di qualità, enfatizzata nella realizzazione dei gargantueschi boss di fine livello. Venne pubblicato da Soft Vision International solo in Giappone e Corea del Sud, fattore che giustifica l’attuale prezzo di mercato. Nel caso foste delle schiappe con un portafogli capace di contenere pianeti, spendete pure la vostra fortuna altrove: la creatura di Aprinet è senza dubbio uno dei più difficili giochi per Mega Drive, e non riuscirete a domarlo con il vile denaro. Anche perché ne avrete speso più che a sufficienza per portarvi a casa la cartuccia.
Tetris – SEGA, 1989
Prezzo indicativo: un milione di dollari, ma in realtà scherzo
La storia è famosa: SEGA realizza una versione casalinga del gettonatissimo puzzle game di Alexey Pajitnov parallelamente alla versione arcade su scheda System 16, quest’ultima sviluppata per il mercato a gettone giapponese, mentre la diffusissima versione Atari spopola in Occidente. Se in sala giochi SEGA fa centro alla grande sul suolo natio, incontra invece un destino analogo a quello sperimentato da Tengen (la divisione home console di Atari) quando aveva provato a trasportare il gioco dalle sale giochi al NES. Prima della fondazione di The Tetris Company, i diritti del gioco venivano concessi all’estero tramite un’azienda di stato chiamata Elorg (abbreviazione per Elektronorgtechnica) sotto il diretto controllo del Ministero degli affari esteri dell’Unione Sovietica, con risultati a dir poco fumosi. Nel massiccio caos che permise a noi utenti di home computer di giocare il capolavoro di Pajitnov tramite Mirrorsoft, Elorg concesse a Nintendo i diritti per il mercato home statunitense, e a Bullet-Proof Software quelli per il suolo nipponico. Se in America Atari venne dunque fermata in partenza dalla casa di Super Mario, quella del riccio blu non fu sufficientemente rapida da dribblare Bullet-Proof Software. Come risultato, venne prodotta una decina di cartucce, e una in particolare si è concessa una capatina su eBay nel 2011 con un prezzo di partenza di appena un milione di dollari, “giustificato” dal fatto che la copertina era autografata da Alexey Pajitnov in persona: più una trollata per generare attenzione che una vera e propria asta, alla fine. In realtà, se proprio volete aggiungere un simile cimelio alla vostra collezione, un modo ci sarebbe: vi recate al Mandarake di Nakano (dove un esemplare è orgogliosamente esposto sotto vetro assieme ad altri pezzi da novanta) e cercate di sfondare la vetrina con un mattone, prima di darvela a gambe. Io però non vi ho suggerito nulla.
SONY PlayStation
Elemental Gearbolt Assassin’s Case – Alfa System, 1997
Prezzo indicativo: 1500 euro
All’inizio della rivoluzione CD-ROM, Alpha System c’era. Sono suoi Fighting Street e NO.RI.KO, ovvero i primissimi due giochi pubblicati da Hudson Soft all’alba del PC Engine CD-ROM. Elemental Gearbolt è il bizzarro incrocio tra gioco di ruolo e sparatutto con pistola ottica, che sfrutta l’ottima GunCon di Namco (solo nella versione americana, però, localizzata da Working Designs) per dare vita a una storia fantasy profonda e a tratti deprimente, durante il crepuscolo di un regno oramai privo di redenzione e salvezza. Alla fine della fiera si tratta di un gioco poco più che onesto, e il suo prezzo supera agilmente i cento euro sul mercato collezionistico. Niente ovviamente a confronto dell’Assassin’s Case, un set composto da valigia, gioco e sobrissimi GunCon e Memory Card dorati, donato come premio in un torneo avvenuto durante l’E3 del 1998. Ce ne sono 40 al mondo, e quelli che non sono stati vinti restano a oggi stretti nelle mani di ex dipendenti di Working Designs.
Suikoden II – Konami, 1998
Prezzo indicativo: 250 euro
Ecce gioco! Nell’eventualità che non l’abbiate mai giocato, dovreste seriamente spegnere il computer e perdervi nell’immenso capolavoro che è Suikoden II in questo stesso momento, non prima di scontare la colpa facendovi fustigare dalla Montagna di Game of Thrones con un mazzafrusto cosparso di sale in pubblica piazza. In un mondo dominato da poligoni e filmati in FMV, Suikoden II non vendette benissimo per via della sua veste bidimensionale, comunque stupenda e ricca di dettagli. Un errore madornale, dato che al giorno d’oggi viene oggettivamente considerato uno dei migliori JRPG di tutti i tempi, nonché immortale testamento di una Konami che probabilmente non vedremo mai più. Ripresi dalle fustigate, potete risolvere la situazione in due modi: comprando il gioco in digitale sul PSN e godervelo addirittura su Vita, oppure spendendo un botto di soldi su eBay, sganciando un quantitativo che varia a seconda della versione (quella PAL è la più costosa, e comprende un trascurabile adattamento italiano) e delle condizioni. Soldi comunque ben spesi.
Degni di nota
Ultima: Escape from Mt. Drash – Sierra Online, 1983
Piattaforma: Commodore Vic-20
Prezzo indicativo: nel 2004 un certo Peter Olafson lo pagò 3.605 dollari su eBay, poi fate voi
Keith Zabalaoui era a capo di Atomic Games prima che questa venisse fagocitata da Destineer Games nel 2005. Nonostante abbia prodotto serie come World at War o Close Combat, particolarmente apprezzate dagli appassionati di wargame, verrà ricordato nella storia del nostro hobby per un gioco di oltre venti anni fa per Vic-20. Irraggiungibile chimera per ogni retrogamer che si rispetti, Ultima: Escape from Mount Drash è stato considerato per anni un vero e proprio mito, in bilico tra la leggenda metropolitana e il vaporware. Sierra Online (che aveva pubblicato Ultima II) propose a Mr. Zabalaoui la creazione di un videogioco fantasy per Vic-20 nel 1983. La software house fondata da Ken Williams volle andare però sul sicuro, legando il nuovo titolo a un nome conosciuto: il destino volle che i diritti del brand Ultima erano ancora in mano all’azienda, e da li in poi il passo fu breve. A quei tempi Garriott si era messo in proprio e Origin era divenuta finalmente publisher dei propri titoli; quando però il marchio Ultima tornò tra le mani del suo creatore fu troppo tardi. Il titolo fu comunque prodotto in un numero ristretto di copie, supportate da una singola pubblicità sulla rivista COMPUTE!: si parla di 3000 esemplari pubblicati, ma solo un sesto furono effettivamente venduti. Zitto zitto, Ultima: Escape from Mt. Drash non è un cattivo titolo e – anzi – sfrutta addirittura la memoria espansa a 8 kb per proporre un’esperienza discretamente immersiva, considerando la macchina su cui gira. La visuale è in prima persona e vanta alcune caratteristiche interessanti come la mappa automatica dove è possibile scorgere la posizione dei mostri in modo da non incappare in incontri indesiderati. Tre incantesimi possono inoltre essere usati una volta per livello durante l’esplorazione: blast distrugge sezioni di muro per creare scorciatoie, sleep mette a nanna i mostri per alcuni preziosi turni e teleport ci spedisce in un punto qualsiasi della mappa in corso. Il combattimento è visualizzato di lato come in un rudimentale picchiaduro: il nostro alter ego e il mostro di turno si fronteggiano, e possiamo attaccare e parare, approfittando dei punti deboli del nemico evitando di perdere una delle tre vite che, una volta esaurite, sanciscono il game over.
Mercenary : Targ Survival Kit – Novagen, 1985
Piattaforma: Commodore 64
Prezzo indicativo: a trovarlo…
Qualche settimana fa un tweet ci ha comunicato la triste morte di Paul Woakes, visionario programmatore e game designer responsabile – tra le altre cose – per quel capolavoro che è Mercenary. Si tratta di un vero e proprio gioco open world con tanto di missioni, veicoli ed enigmi pubblicato nel 1985 (rileggete una decina di volte la precedente frase, che è meglio), realizzato in wire frame su computer decisamente insospettabili come la famiglia a otto bit Atari o il Commodore 64, un risultato a dir poco pionieristico. Mercenary fu un enorme successo ma, allo stesso tempo, si rivelò un gioco decisamente complesso per gli smanettoni dell’epoca, con delle striminzite istruzioni che descrivevano sommariamente i comandi e una trama che vede il nostro mercenario compiere un atterraggio di fortuna sul pianeta Targ e sfruttare la guerra civile in corso per compiere missioni e trovare una via di fuga. Approfittando della pubblicazione dell’espansione The Second City, Novagen ovviò a questo problema con stile, pubblicando il succosissimo Targ Survival Kit, una confezione contenente il gioco originale e la sua espansione, assieme alla novella Interlude on Targ scritta dal compianto Bruce Jordan (business manager di Novagen), a una mappa di Targ Central City e dei progetti segreti ricchi di indizi per lasciare il pericoloso pianeta. Paul era un uomo estremamente riservato, tanto che la sua morte risale addirittura alla scorsa estate; è rimasto per anni lontano dalla fama che il rampante fenomeno del retrogaming gli avrebbe giustamente conferito, ciononostante la sua eredità resta incancellabile. Mercenary, Damocles e il resto della sua produzione restano fondamentali tasselli nella storia dei videogiochi, rappresentando a tutti gli effetti le pietre angolari su cui titoli come GTA o Midwinter sono stati creati: semplicemente leggendario.
Chase HQ II: Special Criminal Investigation – Ocean, 1990
Piattaforma: Amstrad GX4000, 464 Plus
Prezzo indicativo: non puoi averlo, e neppure giocarlo su emulazione
L’Amstrad GX4000 è una console di nicchia, e Chase HQ II: Special Criminal Investigation rappresenta il suo Santo Graal, con sole due copie effettivamente documentate. Il gioco venne realizzato da ICE (ugh!) per conto di Ocean, contrariamente al primo capitolo che invece fu programmato internamente. Doveva presentarsi sugli scaffali per la stagione natalizia 1990, ma il programmatore Ian Morrison ricorda che la versione Spectrum fu la sola ad essere terminata in tempo. Quella CPC seguì subito dopo, e venne messa da parte per numerosi motivi, che vanno dalla letargica lentezza con cui Amstrad realizzava le cartucce al fatto che il gioco era decisamente ignobile, una conversione diretta da Spectrum con un po’ di colore per quieto vivere. Se il primo Chase HQ era un prodotto di prim’ordine sulla macchina di Sir Sinclair, il seguito si era rivelato estremamente deludente, e la versione Amstrad si qualificò quindi come un affare poco redditizio. Tuttavia qualche esemplare venne realizzato, e commercializzato tramite il distributore per corrispondenza Wave, sulle pagine della rivista Amstrad Action. Oh, almeno un paio di copie sono riuscite a piazzarle, dai.